Davide Faraone: “Primarie per decidere candidato al Governo”. Il sottosegretario all’Istruzione vicino al premier Renzi sfida l’attuale presidente: “Inaccettabile il ruolo di secondo piano della Sicilia”. Il segretario regionale Raciti: “Ne discuteremo quando sarà il momento. Adesso dobbiamo camminare insieme”
PALERMO – Tre giorni per discutere e fare il punto sull’attuale situazione della Sicilia, secondo l’ottica della corrente renziana del Pd, coordinati da Davide Faraone, attuale sottosegretario all’Istruzione e viceré del premier Renzi nell’Isola. Questo il canovaccio di Siciliaduepuntozero, svoltosi a Palermo nelle ex fabbriche Sandron, fra venerdì 8 e domenica 10 aprile.
La cosiddetta Leopolda sicula, che, giunta alla sua seconda edizione, ha ricalcato la propria formula, con gli interventi dei relatori e i tavoli tecnici. Faraone non ha risparmiato stilettate contro l’attuale governo regionale di Crocetta, grande assente alla manifestazione, nonostante l’attuale presidente si giovi dell’appoggio del Pd e anche della corrente renziana. “È inaccettabile – ha detto Faraone – che in questo processo di cambiamento che abbiamo portato avanti in questi anni di governo, la Sicilia abbia un ruolo così di secondo piano. Crocetta si vuole ricandidare nel 2017? Se io vi dichiarassi il mio sostegno – ha affermato alla platea – mi considerereste da trattamento sanitario obbligatorio. Per il momento governiamo, si arriverà alla scadenza della legislatura, per costruire il futuro, lo stiamo facendo con gli assessori. Uno di noi sarà candidato, passando per le primarie, in alternativa a quello che finora è stato fatto”.
La discussione sul futuro e sul governo del Pd in Sicilia era stata aperta già dal segretario regionale Fausto Raciti, che ha però voluto rinviare ogni discorso alla scadenza naturale del mandato di Crocetta, non lesinando punzecchiature allo stesso Faraone, colpevole, a suo dire, di voler bruciare le tappe per aspirare alla poltrona del governatore. “Io penso che il compito del Pd – ha detto Raciti – sia quello di camminare insieme per provare ad arrivare il più lontano possibile. Ci sarà lo spazio di discussione quando sarà arrivato il momento. Abbiamo il dovere di continuare a impegnarci in questo anno e mezzo”.
Spazio anche alla discussione sul referendum costituzionale del prossimo ottobre. L’ex assessore all’agricoltura Nino Caleca, ha voluto ribadire le ragioni per cui sarebbe valido sostenere questo tipo di riforma, rilanciando anche la discussione sul futuro dell’Autonomia in Sicilia. “Il referendum di ottobre – ha detto – sarà un’occasione per decidere se si vuole un paese che vuole andare avanti con un sistema legislativo europeo o uno che resta fermo”.
Al di fuori del dibattito politico strettamente legato al presente al futuro prossimo della Sicilia, la tre giorni ha vissuto momenti di forte tensione nel momento in cui c’è stata l’irruzione di una rappresentanza dei lavoratori di Almaviva, e uno di altrettanta emozione quando sul palco è salito Santi Palazzolo, l’imprenditore e pasticcere di Cinisi, vittima di estorsione da parte dell’ex numero 1 di Confcommercio Roberto Helg. “Io – ha raccontato – ho ricevuto una richiesta di pizzo da un rappresentante dell’Antimafia, da una persona che alla Camera di Commercio ha istituito lo sportello alla legalità e che mi ha fatto firmare un codice etico. Il mio stato d’animo è stato di smarrimento: “A chi denuncio? Cos’è l’antimafia?” Per noi cittadini comuni, spettatori di questa società, cos’è antimafia? Fare le marce o alzarsi ogni mattina alle 4 e dare lavoro alle persone? È antimafia indossare una fascia? Io oggi sono qua perché si parla di cambiamento. Non accetto la definizione di eroe, perché sino a quando quello che ha fatto io, sarà considerato come un fatto eccezionale, l’Italia e la Sicilia non cambieranno mai. Io sono qui perché invece credo nel cambiamento”.