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Apprendere lentamente, agire velocemente

Un vecchio film di Claude Lelouch era intolato “Vivere per vivere”, con la protagonista francese, Annie Girardot, che ancora ricordiamo. Perchè citiamo questo film? Perchè vogliamo fare un parallelo col sapere: come vivere per vivere non serve a nulla, sapere per il sapere non serve a nulla.
Si deve vivere per fare (anche entro certi limiti l’ozio intelligente è un fare), si deve sapere per fare. Fare, ovviamente, non una cosa qualunque, ma qualcosa che serva agli altri e a se stesso.
I saperi sono la fonte del progresso; l’innovazione alimenta i saperi. Si dice che chi più sa, più vale: oggi è ancora più ovvia questa affermazione perchè la valorizzazione avviene anche in termini economici.
La questione che vi proponiamo non è di lana caprina, bensì di importanza fondamentale, sia per vivere che per esercitare il sapere strumento di crescita e di benessere per tutti, non di egoismi. Ed è proprio l’alternanza tra egoismi ed altruismi che deve fare riflettere.

Il nostro cervello, è comunemente noto, ha un tasso di apprendimento molto lento. Quando studiavamo dovevamo leggere le pagine da apprendere, capoverso per capoverso, e ripetere ad alta voce una o più volte per memorizzare quanto avevamo letto.
Andando all’Università, alcuni bravi professori, ci hanno insegnato che l’apprendimento non deve essere assorbito in forma chilometrica, bensì per concetti e mi ricordo che uno di essi ci raccontò una metafora. Le questioni da apprendere sono indefinite, ma ognuno di esse deve essere come una rete da pesca: non si deve apprendere tutta, ma attraverso i nodi che rappresentano appunto i concetti.
Ficcare nella nostra mente dieci concetti equivale ad assorbire cento pagine di un libro. Ricordare i concetti, tutti fra essi collegati, consente di avere una cognizione generale di quanto si è studiato e ricordarsene nel tempo.
Dunque, il nostro cervello apprende lentamente, ma se la tecnica è stata efficiente la memorizzazione è duratura. Diversamente, pescando nel serbatoio mnemonico, quanto inserito dopo un certo tempo si dimentica.

 
L’apprendimento è continuo, direi diuturno, perché spesso si apprende anche di notte e non avviene solo attraverso i libri, ma deriva dalla nostra curiosità: ecco la parola magica che dovrebbe guidare la nostra attività cerebrale, appunto la curiosità.
La prima parola che pronunzia un bambino dopo mamma è: perchè?
I bambini sono dotati di profonda curiosità anche perchè per loro è tutto nuovo, ma vogliono sapere, un istinto naturale di ogni esserino che comincia a crescere.
Ecco, noi dovremmo essere costantemente curiosi, beninteso non dei fatti altrui, perchè questo deriverebbe nel pettegolezzo e nell’intrusione, ma domandarci costantemente i perché della vita e della morte, i perchè della conoscenza e dell’ignoranza, i perchè dei comportamenti onesti e corretti e di quelli delinquenziali.
Insomma dobbiamo farci un’opinione chiara di tutti i meccanismi della vita, della natura e dei rapporti fra le persone: acquisire saperi per fare e non per galleggiare.

Dopodiché, avere la capacità di elaborare le informazioni che assumiamo, di valutarle, in modo da prendere decisioni che costituiscono il momento più alto delle nostre capacità. Una volta deciso, la nostra azione deve conseguire senza alcuna esitazione, fermo restando che vanno controllati, passo per passo, tutti i tratti di un percorso fino al raggiungimento del traguardo.
Apprendere lentamente, riflettere costantemente e agire velocemente sono tre comportamenti essenziali di chi vuole essere concludente e indipendente, in modo da liberarsi dai bisogni materiali e immateriali e conquistare la libertà, quella libertà che è forse uno dei più alti valori delle persone umane.
È ovvio che la libertà non è un valore assoluto, ma che trova un preciso limite nella libertà altrui ed uno ancora più grande nell’interesse generale. Non pensiamo alla vita descritta dal santo inglese, Thomas More (1779-1852), nella sua operetta L’Utòpia. Tuttavia si deve tendere al benessere collettivo per giustificare la ragione della nostra vita.