Poi, ha cominciato a ragionarci concretamente e, mediante un’operazione finanziaria, che dovrebbe coinvolgere banche e assicurazioni, non ancora ben delineata, Matteo Renzi ha comunicato che nella legge Finanziaria 2017 sarà inserita una norma, denominata Ape (Anticipo pensionamento), con la quale i lavoratori nati in quegli anni potranno uscire dal posto di lavoro.
Appena verrà messo nero su bianco, vi informeremo delle modalità del ddl che verrà inserito nella legge di Stabilità 2017.
Non è automatico che i posti liberati dai pre-pensionati siano disponibili per nuove assunzioni, perché non è escluso che le imprese, razionalizzando l’organizzazione, possano tagliarli. Tuttavia, un certo beneficio per l’occupazione ci sarà. Ben venga, dunque, Ape.
Tito Boeri, giovedì 5 maggio, ha lanciato un’altra proposta moralizzatrice: riguarda i vitalizi di parlamentari e consiglieri regionali, che in atto percepiscono un assegno doppio rispetto ai contributi versati. Ha toccato un nervo scoperto, perché i privilegiati si sentono attaccati quando qualcuno mette in luce le loro malefatte.
Subito la presidente della Camera, Laura Boldrini, e il presidente del Senato, Piero Grasso, hanno detto che i vitalizi sono a carico dei bilanci interni alle due Camere. Bella scoperta! Ma chi finanzia i due bilanci, se non i contribuenti?
La Camera costa 1,2 miliardi, il Senato quasi 600 milioni. Ricalcolando i vitalizi equivalenti alle pensioni, si potrebbero risparmiare, dice Boeri, 760 milioni in dieci anni. Mica noccioline!
Un fatto non ha detto Boeri e che, invece, avrebbe dovuto denunciare: riguarda quei parlamentari che percepiscono due o tre vitalizi. Uno come consigliere regionale, un altro come parlamentare nazionale e un terzo come euro-deputato.
Si tratta di privilegi inauditi dei quali tv e giornali tacciono, salvo eccezioni, ma le cui denunce sono presenti nel nostro giornale da alcuni decenni, ripetute costantemente.
Ma quale dipendente o dirigente somma diverse pensioni per i segmenti lavorativi della propria attività? Molti hanno cambiato istituto previdenziale, in relazione a ciò che hanno svolto, ma poi hanno ricongiunto i tronconi, per cui alla data fatidica dell’uscita dal lavoro percepiscono una e una sola pensione.
Quella indicata è una triplice vergogna di cui i politici di professione, che non hanno fatto nulla nella propria vita, non arrossiscono.
La vergogna è ancora maggiore in Sicilia, ove non solo i privilegi descritti riguardano gli ex consiglieri-deputati regionali, ma anche dirigenti e dipendenti dell’Assemblea regionale, dirigenti e dipendenti della Regione e delle sue partecipate.
Anche in questo caso la Regione ha utilizzato lo Statuto autonomo per attuare privilegi a favore di tutti costoro che oggi costano alle esauste casse pubbliche assegni più che doppi.
Ma c’è un’ulteriore vergogna: la Regione ha consentito a propri dirigenti e dipendenti di andare in quiescenza molto prima della scadenza dei quarant’anni di lavoro fatidici. Cosicché percepiscono l’assegno già da trent’anni e, augurando loro lunga vita, lo percepiranno ancora per qualche decennio, così gravando ulteriormente sui siciliani che sono allo stremo.
Di fronte a questo sconcio, il gruppo all’Ars dei Grilletti non ha presentato un disegno di legge per moralizzare tutto ciò: applicare a dirigenti e dipendenti regionali e dell’Ars il contratto nazionale degli statali e il regime pensionistico dell’Inps.
Forse anche i Grilletti sono gelosi dei privilegi che per decenni hanno goduto i loro colleghi.
