I numeri confermano la tendenza degli ultimi anni: l’e-commerce della moda è in crescita. Crescita in Sicilia, anche se c’è da recuperare un netto divario col resto d’Italia
PALERMO – Le startup della moda e dell’abbigliamento prendono il volo. A febbraio il Sole 24 Ore ha censito oltre 10 mila iniziative specializzate tra dotcom (le società di servizi che basano la maggior parte del proprio business su un sito web) e operatori multicanale che comprendono la variegata composizione dei siti del settore abbigliamento (boutique, vetrine, artigiani, grandi griffe). L’e-commerce del settore vale oltre 1,5 miliardi di euro in Italia e anche per la Sicilia, al di là delle ormai note attività nate negli anni passati, sembrano esserci prospettive di sviluppo.
L’e-commerce siciliano è cresciuto, tra il 2009 e il 2015, passando da 335 a 876 imprese registrate per effettuare commercio via internet. Una crescita diffusa pari al 161% (dati Infocamere), anche se in questo progressivo avanzamento la Sicilia resta ancora dietro le migliori d’Italia (in tutto il Paese sono 15 mila le imprese che effettuano commercio online). All’interno di questo blocco in torrenziale sviluppo ce ne sono diverse che operano nel settore dell’abbigliamento e il fenomeno sembra destinato a crescere anche nei prossimi anni.
E la strada è quella giusta. Una recente ricerca dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano ha stimato che entro quest’anno il valore degli acquisti online degli italiani risulterà ancora in crescita (19,3 miliardi, +17% rispetto allo scorso anno), e sul podio dei settori trainanti, subito dopo turismo, informatica ed elettrica, troviamo proprio l’abbigliamento che pesa complessivamente meno di un decimo del totale, ma ha fatto registrare la tendenza positiva più elevata tra i settori di punta (+25%).
Per le siciliane è, quindi, tempo di crescere ancora. Al di là dei ben noti nomi che hanno riempito le pagine dei quotidiani economici e generalisti degli ultimi anni – Scocca Papillon e Orange Fiber, tanto per citare due dei casi più noti – adesso c’è la necessità di fare sistema e di sviluppare un comparto della moda e dell’abbigliamento in grado di produrre numeri e qualità nell’ambito dell’online.
A tal proposito potrebbero dare una mano le innumerevoli occasioni di finanziamento e agevolazione. Tra i più recenti citiamo un appuntamento che si è chiuso da qualche giorno e ha coinvolto 16 start-up provenienti da Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Si è trattato del percorso di accelerazione, dopo la selezione seguita al bando lanciato lo scorso maggio da Office Formative e Banco di Napoli (Gruppo Intesa Sanpaolo), per tutte le startup che operano nei settori tipici del made in Italy: food, moda, design, turismo. Durante le lezioni le startup hanno affrontato “i temi della protezione della proprietà intellettuale – si legge nella nota di presentazione dell’evento –, elaborazione del business model, fundraising, aspetti legali e contrattuali e impareranno a presentare la propria azienda ad investitori e partner industriali”.
Puntare sul web potrebbe rivelare sorprese inaspettate. A livello globale, secondo una ricerca pubblicata da Bem Research, i migliori marchi online restano quelli che lavorano esclusivamente nell’e-commerce. A giugno 2016, ad esempio, c’era ancora Zalando, persino davanti ad Adidas, a guidare la classifica dei 29 marchi di abbigliamento analizzati dall’azienda di consulenza.