Sicilia, meno beneficiari di borse e più studenti che lasciano la Sicilia - QdS

Sicilia, meno beneficiari di borse e più studenti che lasciano la Sicilia

Alessandro Accardo Palumbo

Sicilia, meno beneficiari di borse e più studenti che lasciano la Sicilia

sabato 27 Agosto 2016

Rapporto Anvur 2016: tra il 2007 e il 2016 dal 15% al 30% la quota di chi abbandona la regione. Nell’ultimo anno nessuna risorsa propria a sostegno degli studi universitari

PALERMO – Sono in aumento gli studenti siciliani che decidono di andare a studiare fuori dall’Isola e sono sempre di meno i beneficiari di borse di studio. Sono alcuni dei dati pubblicati dall’Anvur sull’ultimo Rapporto annuale 2016 sullo stato universitario. Molti i settori presi in considerazione. A partire dalla distribuzione geografica dell’offerta formativa che appare totalmente diversificata soprattutto quando si parla delle Accademie.
Nel Nord-ovest, a un limitato numero di istituzioni statali di grande tradizione storica (Accademia di Brera a Milano e Accademia Albertina a Torino) si associa una significativa presenza di offerta non statale, con un numero di iscritti superiore a quello delle accademie statali; nel Nord-est la situazione si inverte con una netta prevalenza del numero di iscritti nelle accademie statali. Al Centro troviamo sei istituzioni statali con una limitata presenza di offerta formativa non statale; al Sud ci sono sette istituzioni statali con 5.594 iscritti, di cui oltre la metà nella sola Accademia di Napoli, a fronte di una sola istituzione non statale. Nelle isole la situazione è diversa. Sono tre le istituzioni statali (due in Sicilia e una in Sardegna) e 3.728 iscritti e sette istituzioni non statali, tutte in Sicilia, aventi nel totale 102 iscritti.
Fa riflettere invece il dato sulla mobilità interregionale degli studenti.
Tra gli studenti del Sud, risulta in calo la quota di quanti si muovono verso gli atenei del Lazio e sono in aumento quelli che si orientano verso la Lombardia, il Piemonte e le Marche. Tra quelli delle Isole si osserva una rapida ascesa della quota degli studenti che si iscrivono in atenei piemontesi.
Analizzando la mobilità in uscita per singola regione, emerge un incremento del fenomeno anche in alcune aree del Centro e del Nord.
Nel complesso tra l’aa.aa. 2007/08 e il 2015/16, c’è stato un aumento di tre punti nella quota di studenti che frequentano un corso di studi al di fuori della propria regione di residenza. In Sicilia il fenomeno è raddoppiato (dal 15% al 30%). Incrementi si registrano anche molte regioni del Centro e del Nord: è il caso di Liguria, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, al Nord, di Toscana e Umbria al Centro. Tra le regioni del Mezzogiorno, oltre che in Sicilia, il peso dei flussi in uscita è aumentato anche in Sardegna, Abruzzo, Puglia, Basilicata, e Molise. In Campania, Piemonte e Lazio il fenomeno è invece stabile o in leggera flessione.
Anche la Sicilia si mostra critica per quanto riguarda la distribuzione e gli investimenti .
 
Due regioni (Piemonte e Campania) negli ultimi tre anni considerati (2013/14/15) non hanno investito nessuna risorsa propria per il sostegno agli studi universitari. A queste due regioni si è aggiunta la Sicilia nell’ultimo anno. Questa, insieme la  Sardegna, è l’unica regione che ha registrato un crollo nella percentuale di studenti beneficiari di borsa rispetto agli aventi diritto. La Calabria, pur migliorando rispetto al 2011/12, non riesce comunque a garantire la borsa neanche al 50% degli aventi diritto. La Campania e il Piemonte riescono a superare, seppur di poco, la soglia del 50%. Le regioni del centro, ad eccezione del Lazio, riescono ad assicurare la borsa di studio a tutti gli aventi diritto.
Altro dato è quello del personale stabile (a tempo determinate) nelle 66 università statali che alla fine del 2014 ammontava a quasi 50 mila unità, distribuite per il 40,7% nei 24 atenei del Settentrione (rispettivamente il 19,4% nei 12 atenei del Nord-est e il 21,3% negli altrettanti atenei del Nord-ovest), per il 26,3% al Centro (19 università) e per il restante 33,0% nel Mezzogiorno (rispettivamente 21,5% nelle 12 università del Sud continentale e 11,5% nelle 5 sarde e siciliane).

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