Giornate convulse per il futuro del nosocomio di Cefalù, messo in discussione con la paventata chiusura di alcuni reparti e il licenziamento di 391 lavoratori. Esclusi tagli in altri ospedali.
PALERMO – Sono state giornate convulse per il futuro dell’Ospedale Giglio di Cefalù, messo in discussione con la paventata chiusura di alcuni reparti (fra cui oncologia e il pronto soccorso) e il licenziamento di 391 unità lavorative (con in totale 700 posti di lavoro a rischio).
Un pericolo che sembra essere stato definitivamente scongiurato dopo una lunga serie di incontri fra le parti in causa, ovvero dirigenti, rappresentanti dei lavoratori e sindaci del comprensorio delle Madonie e dei Nebrodi.
Al termine dell’ultimo confronto con i sindaci, l’assessore alla Sanità Baldo Gucciardi ha voluto mettere la parola fine all’insana ridda di voci che aveva procurato un serio allarme fra la cittadinanza, ansiosa di dover percorrere centinaia di chilometri per potersi curare, e gli operatori del settore, preoccupati per la salvaguardia del proprio posto di lavoro. “Il Giglio – ha dichiarato Gucciardi al QdS – sarà salvaguardato nella sua interezza. Tutti i reparti e le strutture non saranno toccate, così come saranno tutelati tutti i posti di lavoro. La chiusura del reparto di oncologia non è mai stata oggetto di discussione. Stesso discorso per quel che riguarda il pronto soccorso. Quella di oggi (giovedì, nda) è stata una giornata impegnativa, non complicata, ma tutt’altro”. Del resto anche la delegazione dei sindaci si era espressa sugli stessi toni.
“Cefalù non si tocca – hanno affermato i sindaci in una nota – Non salteranno né reparti, né posti di lavoro. Da questo incontro abbiamo avuto rassicurazioni sul fatto che l’Ospedale di Cefalù non sarà depotenziato. Ne consegue automaticamente la salvaguardia dei posti di lavoro”.
Poche ore prima Gucciardi e il presidente della Regione Rosario Crocetta, tramite una nota congiunta avevano chiarito qual è la situazione dei presidi ospedalieri pubblici dell’Isola. “La Regione siciliana – hanno chiarito Crocetta e Gucciardi – è l’unica in Italia che ha operato la scelta, condivisa dal ministero della Salute, degli ospedali riuniti che di fatto ha impedito la chiusura di tanti piccole strutture. I posti letto in Sicilia ad oggi sono 18.051; erano circa 16.600 quelli attivi all’1 gennaio 2015. Su questo vogliamo essere chiari, se i tanti piccoli ospedali, alcuni in zone di forte disagio, non hanno chiuso è perché noi ci siamo opposti. I siciliani però non hanno bisogno di una sanità di Serie B ma di eccellenza, ed è in questa logica che una Regione che si trovava al penultimo posto per i livelli essenziali di assistenza, ora è al 9° posto. Uno sforzo che deve continuare”. Presidente e assessore hanno inoltre rivelato di voler studiare un piano di rafforzamento dell’offerta sanitaria che sarà concordato da un incontro che si terrà martedì alla presenza dei manager di tutti i presidi siciliani, dell’intera Giunta e delle forze di maggioranza dell’Assemblea regionale.
“L’ipotesi – hanno aggiunto – non è quella delle chiusure, ma di un rafforzamento dei presidi, con la specializzazione dei medesimi e la realizzazione di una rete che possa offrire, in un territorio, tutti i servizi diversificati e di alta qualità indispensabili alla salute dei cittadini. Smentiamo categoricamente – hanno ribadito – che sia stato approvato da governo e assessorato un piano di dettaglio sulla rete ospedaliera. Riteniamo che la sanità non si possa gestire con i soli tecnicismi, ma serve una nuova rete frutto del confronto con i manager, gli operatori sanitari, i sindaci, il parlamento, le organizzazioni sindacali e il ministero. Si ponga fine alle polemiche e si avvii un confronto necessario che – hanno concluso – porterà a una razionalizzazione e condivisione delle scelte”.