Nel mondo della comunicazione, tutti devono dimostrare che sanno qualcosa, mentre l’ignoranza è dilagante ed aumenta giorno dopo giorno in uno con la diffusione e l’utilizzo dei social. Il linguaggio scritto si contrae, sostituendo vocali e consonanti con segni, le persone con i tablet si parlano mediante codici: insomma si sta diffondendo un linguaggio, non certo una lingua perché non ha regole, se non quelle basate su usi e consuetudini.
Poi c’è il disastro di Wikipedia, una cosiddetta enciclopedia, ma che non lo è affatto perché vi possono scrivere tutti e nessuno corregge le stupidaggini, le inesattezze e gli errori in essa contenuti.
Non si può pretendere che Wikipedia sia paragonabile al vocabolario della Crusca, che ha raggiunto la quarta edizione, ma certo un minimo di buon senso dovrebbe portare a valutare quello che si scrive.
Il saccente mostra, il sapiente cela: un recento articolo pubblicato su Science ha determinato in un coefficiente del 4 per cento la conoscenza umana rispetto allo scibile. Sono passati 4.000 anni dall’epoca degli assiro-babilonesi, 3.000 da Salomone, 2.000 dalla nascita di Cristo e ancora l’umanità, nonostante gli enormi progressi, è all’alba della conoscenza.
Nonostante ciò si sentono tanti parolai che si esprimono a ruota libera mettendo una parola dietro l’altra, anziché esprimersi per concetti, come i nodi di una rete.
Il risultato è che la gente fa fatica a capire chi parla, anche perché non possiede gli strumenti cognitivi necessari per regolarsi nel mondo dei blablatori. Eppure sulle parole, soprattutto i politicanti hanno costruito carriere e fortune, e percepiscono ricchi vitalizi, anche multipli. Tutti soldi che hanno pagato gli italiani che lavorano e che producono: una vera iniquità.
Infatti, una regola etica stabilisce tassativamente che ognuno deve percepire un compenso per quanto produce e non per le parole che danno fiato alla bocca. Ma questa regola nel mondo politico e burocratico non viene osservata.
Mostrare ciò che non si è, tentare di prevaricare gli altri con la forza e non con la ragione, spingere qualcuno verso il baratro, è un comportamento proprio di chi non ha rispetto per gli altri, dimostrando così di non avere rispetto per se stesso.
Nelle scuole primarie e secondarie dovrebbero insegnare le regole etiche prima di quelle che riguardano le diverse materie. E poi insegnare la Logica, che consente di raccapezzarsi in mezzo a tante menzogne, per appurare sempre la verità, che dovrebbe essere una compagna costante dell’esistenza di ciascuno di noi.
Il brutto della faccenda è che quando i saccenti non ottengono ciò che vogliono si mettono di malumore come se i loro desideri dovessero essere esauditi… a prescindere.
Diceva Ettore Petrolini: la madre dei cretini è sempre gravida e ne partorisce in numero rilevante, inquinando la società.
Altra materia obbligatoria di insegnamento, nelle scuole primarie e secondarie, dovrebbe essere la Musica perché è un linguaggio universale e funziona a tempo.
Non tutti sanno cosa sia il metronomo. Ma esso battendo (tic e tac) è inflessibile: chi sgarra viene immediatamente individuato. Solo perché tutti vanno a tempo e concertano vien fuori il suono di un’orchestra o di un coro, con cento o centoventi elementi, che sembra un tutt’uno. Ed emerge la bravura del direttore (d’orchestra o del coro) che amalgama tutti i professori in un insieme unitario.
Logica e musica dovrebbero essere le materie fondamentali da insegnare a scuola, ma certo ci vorrebbero insegnanti dotati di adeguati attributi mentali, mentre purtroppo la classe degli insegnanti, tolta una gran parte di molto bravi, è mediocre e trasferisce nozioni più che concetti.
Per questo i saccenti aumentano di numero, mentre i sapienti, consapevoli della loro ignoranza (sembra un ossimoro), continuano nel loro procedere silenzioso e rispettoso degli altri.
