Un segnale inequivocabile sotto l’ufficiale disinteresse apparente. Fatto sta che Schifani-Alfano con i loro proconsoli Castiglione e Nania da un canto e Miccichè-Lombardo, dall’altro, sono stati costretti a ricompattare la maggioranza trovando delle mediazioni sui diversi punti di contrasto. Il nuovo accordo è basato sul programma sottoposto agli elettori il 14 aprile 2008 sintetizzato nei dieci punti che il Presidente della Regione ha elencato nel suo intervento all’Ars di mercoledì 2 dicembre. L’accordo prevede l’esclusione dell’Udc e pertanto la maggioranza che sosterrà il Lombardo ter potrà contare solo su 48 deputati, Cascio compreso.
Gli equilibri così raggiunti si riverberano nella nuova Giunta che Lombardo nominerà dopo il primo gennaio e i cui assessori riceveranno le deleghe in immediata successione. Da indiscrezioni, sembra che del nuovo Governo entreranno l’attuale capogruppo Pdl Innocenzo Leontini, in rappresentanza della vecchia Forza Italia e Santi Formica in rappresentanza della vecchia An non Finiana. Non abbiamo la palla di vetro e per il momento ci fermiamo qua. Indipendentemente dalla soluzione, plaudiamo al ritorno in carreggiata di un governo che si era scompaginato, perché è indispensabile alla Sicilia bruciare i tempi per cominciare a risalire l’impervia strada dello sviluppo, tentando di fermare l’abisso che separa l’Isola dalla Lombardia e dalle altre regioni del Nord e dell’Europa.
Dispiace che nella crisi che attanaglia la Sicilia, non congiunturale ma strutturale, non partecipi anche il Partito democratico. Ma comprendiamo le ragioni politiche di ogni parte che si attesta sul consenso del proprio elettorato. Adesso al Pd si associerà nell’opposizione l’Udc. Insieme conteranno su 42 deputati.
All’attività interna va associata un’attività internazionale, come fa la Catalogna, che si collega direttamente con gruppi economici e imprenditoriali internazionali, cui offre la possibilità di investire in quella ricca regione. In questo senso i diversi uffici regionali nel mondo, se ben strutturati, potrebbero essere dei punti di catalizzazione di investitori internazionali.
Nell’attività internazionale, il governo della Regione dovrebbe creare stabili collegamenti con i Paesi del Nord Africa, primi fra i quali Marocco, Tunisia, Libia e Egitto, i quali hanno bisogno di attività che le imprese siciliane, almeno quelle competitive, sono in grado di effettuare. Non tutti sanno che vi sono risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione europea per i programmi di cooperazione euro-africana. Risorse che servono proprio per gli investimenti. Fino ad ora le imprese siciliane non ne hanno approfittato, ma è venuto il momento in cui si cominci a pensare di portare le proprie competenze nel Nord-Africa.
Auspichiamo la realizzazione del programma previsto, volto a costruire e non a distruggere.