Stipendi dei lavoratori siciliani tra i più bassi d'Italia - QdS

Stipendi dei lavoratori siciliani tra i più bassi d’Italia

Giuseppe Di Martino

Stipendi dei lavoratori siciliani tra i più bassi d’Italia

martedì 24 Gennaio 2017

Presentata la prima indagine Istat sulla variabilità della retribuzione oraria lorda nel Belpaese. La regione in cui si guadagna di più è la Lombardia con 15,7 euro ogni ora

PALERMO – In Italia la media delle retribuzioni lorde orarie nel 2014 è stata pari a 14,1 euro, con una forbice tra le retribuzioni più elevate e quelle più basse pari a 12,7 euro circa. Questo è quanto emerge dalla prima indagine Istat sulla variabilità della retribuzione.
Permane la disparità eccessiva di retribuzione tra Nord e Sud, uomini e donne, impiegati e dirigenti, giovani e anziani.
E nonostante i dati si riferiscano a due anni fa, ad oggi non sembra essere cambiata di molto la situazione, specie se si confrontano tali dati elaborati dall’Istituto di Statistica con quelli forniti dall’Osservatorio Job Pricing e confluiti nel rapporto Geography Index 2016.
Infatti, la seconda edizione del Geography Index ha registrato una situazione secondo cui in Italia aumenta sempre di più il divario tra Nord e Sud dal punto di vista delle retribuzioni dei dipendenti privati, con la piramide degli stipendi che si fa sempre più ripida.
E anche l’Istat – così come l’Osservatorio Job Pricing – sembra confermare questo andamento: la regione che presenta la retribuzione oraria più elevata in media oraria per il 2014 è la Lombardia con 15,7 euro, seguono il Lazio con 14,8 euro e il Piemonte con 14,7 euro. Scorrendo la classifica, le retribuzioni orarie più basse – come spesso capita – si registrano nel Mezzogiorno, con la Puglia che si attesta in coda con 11,9 euro, preceduta dal Molise (12,2 euro), dalla Basilicata e dalla Calabria (12,1 euro).
 
Male anche la Sicilia (12,4 euro), leggermente sopra gli ultimi posti e con 9,4 euro di differenza tra il nono decile (17,4 euro) e il primo decile (8 euro).
Ma qual è il settore (tra le attività economiche) che presenta la retribuzione oraria media più elevata? A livello nazionale il settore più redditizio per i dipendenti è quello delle “Attività finanziarie ed assicurative” (25,4 euro), che rende circa l’80 per cento in più della media di tutte le altre attività. Tale settore presenta anche la maggiore variabilità al suo interno, con una differenza tra nono e primo decile di 26,3 euro l’ora. Il settore delle “Altre attività dei servizi” è invece quello che registra la retribuzione oraria più bassa (9,8 euro), con la differenza tra il nono decile e il primo decile di 6,6 euro.
Dai dati emerge anche una disparità retributiva tra gli uomini e le donne: il differenziale retributivo delle donne rispetto agli uomini è infatti negativo e si attesta al 12,2 per cento.
Tale disparità aumenta con il crescere delle retribuzioni orarie e – anche in questo caso – oltre alla differenza settoriale, è rilevante la differenza territoriale: qui vi è però una tendenza opposta, perché le regioni che presentano le retribuzioni medie più basse (Sicilia, ma anche Puglia e Calabria) presentano uno svantaggio retributivo per le donne che è inferiore rispetto alle regioni con retribuzioni medie più elevate. A livello settoriale fanno eccezione i settori delle Costruzioni, delle Estrazioni dei minerali e del Trasporto, dove è da sottolineare che le donne sono in numero ridotto rispetto agli uomini e inoltre sono prevalentemente occupate in posizioni impiegatizie che garantiscono una retribuzione più elevata rispetto a quella degli operai.
Differenze sostanziali di retribuzione emergono anche tra le categorie, e tra i giovani e gli anziani: i dirigenti hanno infatti una retribuzione oraria pari a circa cinque volte quella delle professioni non qualificate e oltre tre volte superiore alla media, mentre la retribuzione oraria aumenta all’aumentare dell’età e dell’anzianità di servizio.
Infine, anche le posizioni lavorative per cui si registrano delle retribuzioni orarie pari a circa 7,5 euro (tra le più basse, meno dei due terzi della media nazionale) si concentrano soprattutto al Sud.

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