Sarà necessario raggiungere ventisette voti favorevoli per approvare la mozione in Consiglio. I firmatari lamentano i pochi obiettivi raggiunti dall’esecutivo durante il mandato
MESSINA – Entro febbraio il Consiglio comunale si dovrà pronunciare sulla mozione di sfiducia al sindaco Renato Accorinti. Un quadro politico incerto rende difficile qualsiasi previsione sull’esito del voto che potrebbe mandare a casa anticipatamente non solo il primo cittadino con tutta la sua Giunta ma anche il Civico consesso e spianare la strada ad elezioni anticipate a giugno.
Per essere esitata la mozione, che ha superato le 16 firme necessarie per la discussione, deve avere 27 voti favorevoli ma vale la pena ricordare che raramente in questi tre anni e mezzo l’Aula ha visto tanti consiglieri presenti durante i lavori. La mozione era stata depositata a luglio da Centristi ed Ncd . “Alla fine il buon senso ha prevalso, affermano i capigruppo Mario Rizzo e Daniela Faranda. Ringraziamo i colleghi che hanno condiviso lo spirito e le motivazioni del nostro documento.”
In realtà in molti avrebbero preferito che la mozione avesse già all’atto della presentazione una larga condivisione. Per i firmatari l’esecutivo non è riuscito ad attuare quel cambiamento tanto conclamato raggiungendo pochissimi obiettivi. Viene evidenziata l’assenza di programmazione e visione d’insieme nell’azione amministrativa, “dalla decisione incomprensibile di smantellare l’ufficio programmi complessi, al clamoroso mancato avvio dei Cantieri di Servizio, al fallimento delle Politiche sociali ed alla mancata presentazione della Variante al Prg.”
Le critiche maggiori piovono sul fallimento delle politiche finanziarie e sulla gestione dei rifiuti, dell’emergenza idrica e del risanamento. Ma da luglio ad oggi lo scenario è cambiato, secondo il sindaco e gli assessori che in un documento raccontano un altro film, quello in cui si è risanata la disastrosa situazione finanziaria, in cui si è passati da una decina di bus in circolazione a circa un centinaio, si sono stabilizzate oltre 250 persone, in cui si attende l’arrivo di ingenti finanziamenti scaturiti da Masterplan, Pon Metro, Bando periferie, porto di Tremestieri, via don Blasco, riqualificazione del torrente Bisconte – Cataratti. Si parla di un bottino di oltre 300 milioni di euro che non può non suscitare interesse in chi rivuole riprendere il controllo pieno di Palazzo Zanca e assicurarsi anche la città Metropolitana; “c’è chi pensa che il tempo che resta vada bruciato, – si legge nel documento,- e seguendo indicazioni di burattinai distratti da giudici e avvocati, vogliono che la città resti senza guida, senza che si possa vigilare sull’arrivo degli investimenti”.
Adesso che si possono raccogliere i frutti del lavoro fatto, dicono gli accorintiani, c’è un Consiglio, tra l’altro delegittimato dalle inchieste di Gettonopoli e dove si è assistito in massa a vari cambi di casacca, che pensa di guadagnare credibilità politica annunciando la sfiducia, lo stesso che in questi anni ha approvato gli atti più importanti presentati dalla Giunta, dal riequilibrio al Piano triennale ai Bilanci e sempre lo stesso che nei prossimi giorni voterà la delibera per la costituzione della Messinaservizi bene comune così come promesso ai lavoratori di Messinambiente che hanno invaso l’aula consiliare.
Oltre ai Centristi ed Ncd non vi è alcun altro gruppo con un riferimento partitico, favorevole alla sfiducia in modo compatto. Diversità di vedute ci sono nel Pd e tra i Drs mentre Beppe Picciolo auspica le primarie uniche del centro sinistra per scegliere un candidato a sindaco credibile. Al momento sarebbero una ventina i si ed una decina i contrari ma la decisione finale dipenderà molto dagli accordi che si faranno a livello regionale e nazionale in un quadro non più scontato, con un M5s in crescita.
Per i contrari, come Burrascano, Abate, Parisi e de Leo, senza un progetto alternativo credibile, la sfiducia potrebbe avere un effetto bumerang e spianare la strada ad una rielezione di Accorinti. La città in questo momento, dicono, non ha bisogno di un commissario ma di una continuità amministrativa.