Formazione da "pensionare". Da Roma tutto è ancora fermo - QdS

Formazione da “pensionare”. Da Roma tutto è ancora fermo

Michele Giuliano

Formazione da “pensionare”. Da Roma tutto è ancora fermo

giovedì 16 Febbraio 2017

La crisi di governo ha frenato l’iter che prevedeva uno sfoltimento di 2.500 dipendenti degli enti. Intanto il senatore Campanella e Venturino presentano esposto contro l’Avviso 8

PALERMO – Non c’è pace per la Formazione professionale siciliana. Il senatore Francesco Campanella e il vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino, hanno predisposto un esposto che depositeranno alla Procura di Palermo e alla Procura della Corte dei Conti su presunte “anomalie e irregolarità” dell’Avviso 8 sulla formazione professionale. I due politici sono assistiti nell’azione giudiziaria dall’avvocato Francesco Menallo.
Per Venturino “l’Avviso 8 è la riproposizione peggiorativa dell’avviso 20, contiene numerose violazioni di legge che si ripercuoteranno anche sulla sostanza del servizio”.
“Sono stati ammessi, ancora una volta, in violazione delle norme sull’accreditamento, bypassate con una circolare assessoriale, soggetti imprenditori anche in forma associativa – dice Venturino in conferenza stampa assieme a Campanella e all’avv. Menallo – versando nelle loro casse veri e propri aiuti di Stato ed escludendo, quindi, non foss’altro che per l’inevitabile conseguente scivolamento in graduatoria, soggetti no-profit invece legittimati a svolgere i corsi, consentendo loro il recupero dell’Iva e dei costi vivi in genere, in quanto scaricabili dalle imprese e non dai soggetti no-profit”. Per il sen. Campanella ci sono i presupposti per investire della vicenda “la Procura e la Corte dei conti, saranno gli inquirenti a stabilire se i nostri sono solo sospetti oppure si tratta di effettive irregolarità”.
Intanto da Roma è tutto fermo. Il piano di prepensionamenti che la Regione aveva concordato nei mesi scorsi con il governo nazionale è in fase di stand-by. Un pò per le incertezze della stabilità di governo, un pò per il cambio dell’esecutivo dal momento che Renzi ha passato la mano. Un pericoloso stallo se si considera che spesso, in Italia così come in Sicilia, le cose finiscono per essere dimenticate.
Restano quindi appesi ad un filo i circa 1.500 lavoratori degli enti di formazione che aspiravano ad andare in pensione prima, uscendo quindi da un sistema che oggi come oggi non può più essere sorretto per i suoi enormi costi.
Erano stati due i percorsi individuati dalla Regione e che avevano trovato l’ok ufficioso da Roma: uno era per l’appunto quello del prepensionamento per i nati fra il 1951 e il 1953 a carico dello Stato; per i nati fra il ‘54 e il ‘56 invece il prepensionamento sarebbe stato a carico della Regione con 50 milioni stanziati.
L’altro era invece quello di promuovere forme di incentivo attraverso un bando per la fuoriuscita da questo bacino e la realizzazione di attività in proprio. Con questa operazione il governo siciliano aveva previsto complessivamente uno sfoltimento del settore di 2.500 dipendenti. Tanti quanti ne sarebbero bastati alla Regione per potere garantire a quasi tutti coloro i quali rimanevano (circa 5.500 unità, ndr) la prosecuzione del lavoro all’interno della formazione.
Ora però l’attuale situazione di stand-by può avere rimesso tutto in discussione. Il silenzio calato su questa operazione potrebbe valere più di mille parole. Ed effettivamente dallo Stato non è mai arrivato quel “sì” alla dichiarazione dello stato di crisi per la formazione professionale. E non può essere altrimenti dal momento che le casse della Regione sono vuote e non si può fare la minima manovra al di fuori dell’ordinario, di per sè già fortemente ridimensionato rispetto agli anni passati.
Proprio sullo stato di crisi c’è stato un chiarimento tra l’assessore regionale alla Formazione Bruno Marziano e l’allora sottosegretario alla Pubblica istruzione Davide Faraone: i due si erano pizzicati a distanza proprio su questa vicenda e le posizioni della Regione sembravano allontanarsi da quelle del governo nazionale. “C’è da recuperare effettivamente un ritardo storico, non legato a questo governo regionale, – afferma Marziano – e di riallineare la Sicilia alle altre Regioni. Questo è lo sforzo che stiamo facendo per rimettere in sesto questo settore e far sì che, dopo le note vicende giudiziarie, si possa ripartire. Servirà una cura dimagrante e un processo risanamento ma poi dobbiamo rafforzare e stabilizzare”.
Nonostante questo “lavoro” che viene sostenuto dal governo Crocetta l’intero mondo della formazione professionale siciliana è schierata decisamente contro palazzo d’Orleans. La tensione non è mai venuta meno ed ancora oggi è palpabile dal momento che degli 8 mila lavoratori degli enti qualche centinaio è ancora in servizio per i ritardi del nuovo piano contenuto nei vari Avvisi. Da un recente controllo della situazione generale è stato acclarato che il personale che orbita attorno alla formazione in Sicilia è passato dai 5 mila dipendenti assunti nei vari enti nel 2000 agli attuali 9 mila e 200, così come è stato appurato dal Dipartimento della Formazione professionale e anche dai sindacati. I costi inevitabilmente sono lievitati dal momento che si sono “ingrassati” gli enti in termini di forza lavoro.

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