è quanto emerge dalla relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione e sull’impatto della policy a sostegno delle startup e delle Pmi innovative.
Online la Relazione annuale 2016 al Parlamento sullo stato di attuazione e sull’impatto della normativa in favore delle startup e delle Pmi innovative.
Alla relazione hanno contributo 20 diverse istituzioni e organizzazioni dell’ecosistema.
In flessione il tasso di sopravvivenza delle startup innovative a due anni (dal 98% al 94,9%). Il tasso a tre anni è anch’esso in calo, anche se si mantiene superiore al 95% (dal 98,3% nel 2014 al 95,1%).
Il numero di startup cessate è molto basso: appena 160 nell’ultimo anno e mezzo (il 5% delle imprese iscritte alla sezione speciale a inizio periodo), 208 da gennaio 2014 a fine giugno 2016.
● a metà 2016 numerose imprese figuravano in liquidazione o in fallimento (102): è quindi probabile che parte di esse possa dichiarare la cessazione delle proprie attività nel prossimo futuro;
● molte imprese potrebbero non essere ancora entrate nella fase di commercializzazione del prodotto o del servizio sviluppato. È infatti lecito assumere che i tempi di accesso sul mercato siano più dilatati per le nuove imprese innovative rispetto a quelle basate sull’offerta di prodotti o servizi tradizionali. Molte di esse, insomma, potrebbero non aver ricevuto il primo riscontro dal mercato, trovandosi ancora in una fase di ricerca, prototipazione o produzione. D’altronde, una quota non trascurabile delle startup innovative non ha ancora depositato un bilancio (2.089 su 5.942). Anche tra quelle già in possesso del primo bilancio, la quota di imprese con valore della produzione pari a zero è molto elevato (728), così come lo è quella delle imprese con valore della produzione inferiore a 1.000 euro (962);
● le misure agevolative di cui si compone la policy sulle startup innovative, tra cui l’esonero dai costi camerali, la dilazione dei termini per il ripianamento del capitale sociale in caso di perdite, la disapplicazione della fiscalità sulle società di comodo o in perdita sistematica, potrebbero aver favorito la sopravvivenza di alcune imprese anche in assenza di fatturato. Questo effetto sarebbe del tutto coerente con le finalità della policy, che si propone di favorire la creazione e lo sviluppo di nuove imprese innovative ad alto valore tecnologico;
● rispetto ai Paesi anglosassoni cui si riferiscono molte delle più note statistiche riguardanti il tasso di fallimento delle startup, le “barriere all’entrata”, sia in termini regolamentari (oneri d’avvio, almeno fino al varo della nuova modalità di costituzione online) che culturali (percezione del fallimento), potrebbero essere più elevate.
Al 30 giugno 2016, l’area meridionale ospita il 22,9% delle startup innovative del Paese, le regioni del Centro il 21,9%, quelle del Nord il 55,2% (30,1% Nord-ovest, 25,1% Nord-est).