Quali sono le potenzialità del Parco dei Nebrodi?
“Il Parco dei Nebrodi, con i suoi 86 mila ettari di area protetta, è il più esteso polmone verde dell’isola, pari al 25% dell’intero patrimonio forestale dell’Isola, custode di laghi, boschi e massicci rocciosi che si estendono sino alla costa, spingendo poi viaggiatori ad abbracciare le Isole Eolie che sembrano toccarsi con mano nelle giornate in cui l’aria è tersa e frizzante. Un autentico scrigno di pura suggestione, che coniuga alle leggende mitologiche dei monti Nebros, i tesori del mare. Il Parco dei Nebrodi, rientra nel novero dei Parchi più importanti d’Italia per la straordinaria posizione geografica che riveste e soprattutto per il suo variegato patrimonio di biodiversità non solo ambientale, vegetale e faunistica, ma soprattutto sociale. Un vero e proprio “laboratorio ambientale di interesse scientifico”, orientato non solo alla tutela e valorizzazione dell’ambiente, ma anche del patrimonio architettonico, arricchito dalla localizzazione di prodotti tipici a marchio di qualità: “Strade dei sapori dei Nebrodi”.
Quanti sono i comuni che fanno parte del parco?
“I Comuni il cui territorio ricade all’interno dell’area protetta sono attualmente: 18 in provincia di Messina (Acquedolci, Alcara Li Fusi, Capizzi, Caronia, Cesarò, Floresta, Galati Mamertino, Longi, Militello Rosmarino, Mistretta, Sant’Agata Militello, Santa Domenica Vittoria, San Fratello, San Marco d’Alunzio, Santo Stefano di Camastra, San Teodoro, Tortorici, Ucria), 3 in provincia di Catania (Bronte, Maniace, Randazzo), e 2 in provincia di Enna (Cerami, Troina). Fra qualche giorno entrerà a far parte del Parco anche il Comune di Raccuja, quindi in tutto saranno 24”. Ci sono attualmente, altre richieste di adesione da parte dei Comuni? “Si. Attualmente sono 6, oltre come ripeto, il Comune di Raccuja, le richieste di adesioni ufficiali all’area del Parco sono: Roccella Valdemone, Montalbano Elicona, Mirto, Frazzanò, Caprileone e Castel di Lucio”.
Quali sono le aspettative che ruotano intorno al Parco?
“Le aspettative sono buone, anche perché nei suoi quasi 16 anni di attività è cambiato il modo di percepire il Parco, risvegliando nelle popolazioni dei Nebrodi una nuova sensibilità collettiva, strettamente legata a un’identità territoriale e sociale di appartenenza, rivelando una perfetta simbiosi tra l’uomo del Parco e la natura, frutto dei Nebrodi. Oggi si regista un’inversione di tendenza. Sinonimo che l’Ente è divenuto un bene collettivo attorno al quale convergono amministratori pubblici, forze sociali, istituzioni e cittadini. Il Parco, dunque, non è concepito come un perimetro da difendere, ma come un paradigma per coniugare tutti i processi di sviluppo e di crescita sociale proiettata ad incentivare la crescita del turismo sui Nebrodi. Il Parco è l’unica area protetta della Sicilia ad avere un proprio corpo di vigilanza che monitorerà l’intero territorio dei Nebrodi. Da dicembre scorso sono stati assunti in servizio 28 guardia Parco e 3 ispettori di vigilanza, i quali stanno seguendo un corso di formazione propedeutico. L’Ente grazie ad una rete di eccellenza qual è “Nebrodi Outdoor” propone servizi escursionistici, visite culturali e fruizione sostenibile nel rispetto dell’ambiente del Parco ed un’accoglienza diffusa nei luoghi più evocativi della tradizione popolare nebrodense”.
Quale situazione ha trovato all’ Ente Parco al momento del suo insediamento?
“Ho trovato una situazione interna in cui ci sono risorse umane che vanno meglio valorizzate, e ottimizzate. Così come bisogna ottimizzare la spesa, e non solo in termini di quantità, ma di qualità; perché il Parco non può diventare né stazione appaltante, né soggetto che elargisce contributi a pioggia. Il Parco deve trovare una sua espressione di coerenza con gli obiettivi che si pone, puntando alla valorizzazione e al recupero di tutte le sue aree, anche quelle archeologiche, e valorizzando anche il patrimonio religioso. E bisogna soprattutto promuovere i circuiti una volta realizzati”.
Crescita e tutela del territorio. Può farci qualche considerazione?
“Il Parco dei Nebrodi, con il Piano di Gestione Rete Europea Natura 2000, il Piano Territoriale e il Piano Triennale, rappresenta il volano di sviluppo economico, proponendosi come Agenzia di Sviluppo Locale per la crescita e la tutela del territorio. La “legge sulla montagna” è uno dei migliori indicatori per promuovere un progetto per lo sviluppo delle aree montane. Inoltre, il Parco dei Nebrodi è il primo Parco dell’isola che si dota di un proprio Piano di Gestione “Natura 2000”.
Di cosa si tratta, più nello specifico?
“Il Parco dei Nebrodi coordinerà i piani di gestione della rete ecologica europea con un proprio Piano di management, per preservare non solo la biodiversità, ma tutelare soprattutto gli habitat naturali della flora e della fauna selvatica. Si tratta di uno strumento utile a sviluppare progetti attraverso la programmazione dei fondi strutturali 2007 – 2013 in territori ricadenti in aree denominate (Sic) Siti di Importanza Comunitaria e in (Zps) Zone di Protezione Speciale.Ma il Piano punta anche ad un’organizzazione e ad una valorizzazione della fruizione del Parco aperta al territorio, allo sviluppo della ricerca, della conoscenza e del monitoraggio e alla costruzione di legami ecologici, paesaggistici, fruitivi ed economici tra il Parco e le aree circostanti e soprattutto con gli altri tre parchi, quello dell’ Alcantara, delle Madonie, e dell’ Etna”.