Le cittadine Rom erano state trasferite al Cie di Roma dopo essere state fermate dalle Forze dell’ordine. Il giudice di pace non ha convalidato il fermo, presto il ritorno nel capoluogo
PALERMO – Torneranno a Palermo le quattro donne arrestate da Carabinieri e Polizia durante un blitz al campo nomadi del capoluogo. Il Tribunale di Roma, infatti, non ha convalidato i decreti di espulsione. L’operazione condotta dalle Forze dell’ordine aveva portato, lo scorso 17 febbraio, al trasferimento delle quattro donne, risultate clandestine sul territorio nazionale, al Cie della capitale per l’avvio delle procedure di rimpatrio.
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando (sapendo che erano già in corso le procedure per il rinnovo dei permessi di soggiorno), era immediatamente intervenuto criticando l’intervento delle Forze dell’ordine e sottolineando la volontà dell’Amministrazione comunale di sostenere ogni iniziativa istituzionale volta a far tornare le quattro donne nella loro città. “Sono nate e cresciute a Palermo – aveva dichiarato – o vivono a Palermo da oltre venti anni, essendo fuggite dalla guerra nella ex Jugoslavia. Sono, quindi, vittime della assenza di una legge sullo Ius soli e di un’inadeguata protezione nazionale e internazionale. Quanto avvenuto al campo Rom di Palermo dimostra l’inadeguatezza della normativa italiana che, di fatto, autorizza, anzi incentiva, la deportazione di cittadini che non hanno compiuto alcun reato, ma sono soltanto ‘colpevoli’ di non avere diritti di cittadinanza”.
“Per quanto riguarda il campo Rom – aveva aggiunto – ricordiamo che da anni, grazie a un percorso di accompagnamento, di assegnazione di case agli aventi diritto e di sostegno a percorsi di inclusione, si è passati da oltre 500 a circa 130 persone, con l’obiettivo di giungere in pochi mesi alla fuoriuscita concordata di tutti gli abitanti del campo”.
A interrompere le procedure di quella che il sindaco aveva etichettato come una vera e propria “deportazione”, è intervenuto, ieri, il giudice di pace della capitale che sembra aver confermato le perplessità di Leoluca Orlando. “Ancora una volta – ha commentato – il richiamo fermo e risoluto all’articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani (‘Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti’), resta l’unico a cui ispirarsi per l’azione dello Stato in ogni sua articolazione e per l’agire di ciascuno di noi”.
Soddisfazione per la decisione è stata espressa anche dell’associazione nazione Rom. “Le donne – si legge in una nota dell’Anr – accusate di essere clandestine erano state trasferite a Roma per essere deportate nei Paesi di origine dei propri genitori. Strappate a mariti, figli e familiari dopo vent’anni vissuti in Italia. Due di loro erano scappate dalla guerra in ex Jugoslavia. Le altre due nate nel Comune di Palermo nel 1993 e nel 1996 non hanno ancora ricevuto la cittadinanza italiana come prevede invece la legge. Adesso le quattro donne Rom potranno tornare nelle loro abitazioni e riabbracciare i propri familiari”.
Nonostante la decisone presa ieri dal Tribunale di Roma, occorrerà lavorare ancora a lungo per colmare il vuoto legislativo che aleggia intorno alla regolarizzazione giuridica dei cittadini Rom, Sinti, Caminati. In tutta Italia sono circa 15.000 le persone che attualmente vivono in condizioni giuridiche analoghe alle quattro donne Rom fermate a Palermo nei giorni scorsi.