Progetto pilota dell’assessorato regionale all’Agricoltura, in collaborazione con il Consorzio “Ballatore”. Nella filiera soltanto grano duro coltivato nell’Isola, per creare valore aggiunto
PALERMO – Creare un marchio made in Sicily del pane e della pasta di grano duro e sviluppare un sistema di tracciabilità dei prodotti siciliani. Questo l’obiettivo di un progetto pilota “Implementazione del sistema di certificazione per pasta e pane di grano duro siciliano”, che porta la firma dell’assessore all’Agricoltura e foreste Michele Cimino e del dirigente generale agli interventi infrastrutturali Cosimo Gioia, realizzato in collaborazione con il consorzio di ricerca “Gian Pietro Ballatore”. L’iniziativa è stata presentata ieri a Villa Malfitano, nel corso di una conferenza stampa alla quale ha preso parte il presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Il progetto prevede anche un modello di accordo di filiera che consenta a produttori e trasformatori di partecipare ai processi di certificazione e di ripartire il valore aggiunto ottenuto.
“La novità è che nella filiera che abbiamo immaginato – spiega Gioia – finalmente ci sarà anche l’agricoltore.
Nel senso che si faranno contratti di produzione per una certa tipologia di grano ed il beneficio di quell’aumento in più, che ci può essere come utile di impresa, verrà suddiviso per tutta la filiera: agricoltore, pastificio e commerciante”.
Tutte le componenti del sistema produttivo, granicoltori, stoccatori, mulino e pastificio, coinvolte alla certificazione “pasta di grano duro siciliano” lavoreranno attraverso un accordo che consentirà, successivamente, l’accesso ad altre imprese. Il sistema, così ideato, dovrebbe portare alla creazione di un prodotto che sia in grado di coniugare la qualità della pasta e del pane (tenuta alla cottura, collosità, nervo e ammassamento) con i valori nutrizionali, di conservazione e di sicurezza alimentare (assenza di contaminanti come le micotossine).
Nel ciclo produttivo della filiera grano duro, sia in fase di produzione che di raccolta, si punta quindi ad un’offerta di alta qualità in relazione ai prodotti, pane, pasta e quant’altro. Per la produzione di pasta di alta qualità, è stato individuato a Valledolmo un impianto- pilota caratterizzato da un sistema di stoccaggio differenziato per qualità merceologica di frumento duro, dal controllo e dalla tracciabilità del grano stoccato, dall’adesione ai sistemi di certificazione Iso e dalla potenzialità minima di produzione non inferiore a 10 mila quintali l’anno.
In generale, per quanto riguarda la sicurezza alimentare, il problema delle micotossine coinvolge tutta la filiera, dal campo alla tavola. E sono molte le variabili che influiscono sull’inquinamento degli alimenti, dalla cattiva gestione della campagna, ai centri di raccolta e stoccaggio, alla trasformazione, al trasporto. Un esempio per tutti: più tardiva è la semina più elevato è il rischio di contaminazione (soprattutto per il mais). La certificazione a marchio “pasta di grano duro siciliano” dovrà garantire la qualità anche sotto il profilo igienico sanitario, attraverso le analisi effettuate nel laboratorio della rete Asca “Città del grano” di Raddusa (Catania).
“Il marchio regionale – ha detto Lombardo – avvia un processo virtuoso che può dare i suoi frutti nell’immediato futuro perché pensato per coinvolgere tutta la filiera, dalla produzione alla trasformazione e in quanto tale può mettere a sistema un intero settore sotto un unico cappello: pasta e pane di qualità certificata”.
E Cimino da parte sua ha puntualizzato che “sosterremo la cerealicoltura con questo progetto che applicheremo a tutta la filiera del grano duro, che oltre a vantare il maggior numero di mulini di tutto il Paese, può contare ancora oggi, nonostante la perdita, su una superficie di 258 mila ettari, contro i 339 mila del 2008”.