Voucher, si cerca l'alternativa. Sul piatto contratti tracciabili - QdS

Voucher, si cerca l’alternativa. Sul piatto contratti tracciabili

Valeria Arena

Voucher, si cerca l’alternativa. Sul piatto contratti tracciabili

sabato 27 Maggio 2017

La proposta Pd nel Dl manovra: tetto unico di 5 mila euro per imprese con massimo 5 dipendenti. Gentiloni: “Buoni lavoro strumenti indispensabili per evitare lavoro in nero”

ROMA – Il nodo voucher sta per essere sbrogliato e lo sarà definitivamente quando l’emendamento alla manovrina presentato dal parlamentare del Pd Mario Guerra verrà discusso e votato alla commissione Bilancio della Camera, confronto che dovrà avvenire necessariamente prima di lunedì, giorno in cui il Dl manovra approderà finalmente in Aula per la fiducia.
Il dibattito dura da giorni e il futuro dei voucher sembra essere ancora incerto. Proprio giovedi, il capogruppo democratico, Ettore Rosato, si è detto disponibile al ritiro dell’emendamento nel caso in cui il governo fosse d’accordo: “Leggo ricostruzioni assurde sul Pd che vuole utilizzare la questione voucher per mettere in difficoltà Gentiloni. Noi difendiamo il nostro premier e abbiamo sempre concordato la linea da seguire. Siamo pronti tuttavia a ritirarlo se questo è il volere del governo. Non cerchiamo nessun incidente parlamentare avendo sempre parlato il linguaggio della chiarezza. Adesso aspettiamo indicazioni da Palazzo Chigi”.
 
La proposta di Guerra, che ha già visto mobilitare la Cgil, assolutamente contraria alla reintroduzione dei buoni lavoro, ha infatti già spaccato la maggioranza, facendo innervosire Articolo 1-Mdp, il partito dei fuoriusciti del Pd guidato da Pierluigi Bersani e Roberto Speranza, che alla vigilia di presentazione della proposta, ha definito incomprensibile il comportamento del governo: “Non si può fare il gioco delle tre carte. Non si può prima abolire la norma per evitare il referendum e poi ritirarla fuori magicamente prendendo in giro chi ha raccolto oltre 1 milione di firme. Così si mina la credibilità delle istituzioni. Noi non ci stiamo”. Nella giornata di ieri, inoltre, la Cgil ha organizzato presidi in tutta Italia contro la reintroduzione dei voucher.
Nello specifico, l’emendamento dem, che arriva proprio poche settimane dopo la decisione del governo di abolire lo strumento per evitare il referendum abrogativo della Cgil in programma per il 28 maggio, prevede il rispristino dei buoni lavoro con alcune modifiche, il che significa che i voucher si trasformano in contratti di lavoro da registrare e chiudere sul sito Internet dell’Inps, ad appannaggio esclusivo, però, di imprese con un numero di dipendenti non superiore a cinque. Questo significa che le piccole aziende potranno sottoscrivere dei contratti online e semplificati, rendendo tracciabile ogni movimento e specificando, con indicazione obbligatoria in fase di “prenotazione”, tutti gli estremi necessari per riconoscere l’azienda e il lavoratore, insieme a tempo e luogo di svolgimento della prestazione. Lo strumento non potrà essere utilizzato nel settore dell’edilizia e per attività pericolose come scavi, estrazioni e lavori in miniera.
L’aspetto più importante della proposta riguarda però l’introduzione di un tetto unico di 5 mila euro a singola impresa, eventualmente elevabile fino a 10 mila in caso di assunzione di particolari tipologie di lavoratori, come disoccupati, pensionati e disabili, mentre i compensi non potranno superare i 2.500 annui per il singolo lavoratore. In caso di superamento del limite di 280 ore annue di utilizzo scatta la trasformazione automatica in contratto a tempo pieno e indeterminato. Il contratto di prestazione occasione prevede inoltre una retribuzione oraria di 9 euro. Una volta utilizzato, il nuovo voucher dovrebbe avere una durata minima di quattro ore. Sarà vietato, infine, assumere con il contratto di prestazione occasionale persone che hanno lavorato nell’impresa nei sei mesi precdenti con contratto subordinato o di collaborazione.
Per le imprese con più di cinque dipendenti, invece, è previsto l’allargamento del cosiddetto lavoro a chiamata, per il quale rimane il limite delle 400 giornate di lavoro in tre anni, superate le quali scatta l’obbligo dell’assunzione stabile. Contemporaneamente, verranno cancellati i limiti di età che permettono di utilizzare lo strumento (chi ha meno di 25 anni e chi ne ha più di 65).
Novità anche sul fronte delle famiglie, per le quali dovrebbe essere introdotto una sorta di libretto digitale  con buoni da 10 euro in cui il committente e il lavoratore dovranno inserire nome, cognome, codice fiscale e Iban. Si tratta, in sintesi, di una carta prepagata attraverso la quale il datore di lavoro dovrà pagare le prestazioni, rendendo il tutto tracciale. Anche in questo caso, si vorrebbe introdurre un tetto di 2.500 l’anno per singolo lavoratore.
Il destino dei voucher si deciderà quindi  nel corso del fine settimana. A lasciare ben pochi dubbi è stato, però, il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che ieri, in una nota, ha confermato la volontà continuare per questa strada: “Si tratta -si legge – di strumenti (buoni lavoro, ndr) indispensabili per evitare che tali prestazioni si svolgano in nero. Non è certo la reintroduzione dei voucher che il governo aveva abrogato. è diverso lo strumento, è del tutto diversa la platea”.

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