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Partecipate in house clientelismo e corruzione

La fragile politica cede ai favoritismi

L’assunzione dei pubblici dipendenti deve avvenire mediante concorso pubblico, ai sensi dell’art. 97 della Costituzione.
I cattivi politici degli ultimi decenni non sapevano come fare per aprire le maglie dell’assunzione senza concorso, ove le raccomandazioni sono modeste, e inventarono due forme per eludere la norma costituzionale: l’assunzione di dipendenti a tempo determinato, trasformatisi in precari che non si potevano mandare a casa; la costituzione di società per azioni come partecipate interamente dell’Ente, le quali, soggiacendo alle norme del Codice civile, potevano assumere chi volevano e nel numero corrispondente alla famelicità dei politici.
Cosicché, si sono formate schiere di decine di migliaia di precari nelle Pubbliche amministrazioni dei tre livelli (nazionale, regionale e locale) e sono state costituite ben ottomila società partecipate.
Per i precari, c’è una lamentazione continua secondo cui, prima o poi, essi dovranno entrare nella Pa a tempo indeterminato: questa manovra si chiama stabilizzazione.
Il danno è stato grave e irreparabile, perché è entrata negli organici pubblici una parte di persone senza qualificazione e una minoranza di persone adatte alla bisogna.
La riforma Madia (L. 124/2015), a distanza di due anni, ha partorito undici decreti legislativi, oltre a due che sono in corso di pubblicazione sulla Guri.
Ma gli effetti di questa enorme massa di leggi non si vedono: le Pubbliche amministrazioni continuano a essere inefficienti, i bilanci non vengono redatti in base a costi e fabbisogni standard, l’organico di ognuna di esse non deriva da un Piano aziendale, con la conseguenza che vi sono dipartimenti e servizi sovraffollati e altri carenti di personale.
Proprio in questi ultimi, i dirigenti lamentano che non possono assumere persone e quindi non possono far fronte ai servizi richiesti, dimenticando però le norme sulla mobilità secondo cui dipendenti e dirigenti possono essere trasferiti da un’amministrazione all’altra, a seconda dei fabbisogni.
Il caos burocratico è al massimo livello, anche perché l’instabilità e la debolezza della politica non danno punti di riferimento, con la conseguenza che ognuno segue la prudente espressione: “Chi non fa, non sbaglia”.
 
La riforma Madia prevedeva la riduzione delle partecipate da ottomila a mille. Via via, sono state elevate a cinquemila. Le partecipate in perdita dovevano essere chiuse subito, ma si sono date proroghe così come alle altre senza dipendenti.
La politica fragile ha ceduto le armi di fronte al becero clientelismo della Funzione pubblica e di tutti coloro che bazzicano l’ambiente e fondano il loro successo sulla cultura del favore, ignorando l’interesse generale e la sicurezza nazionale.
Si potrebbe obiettare che la sicurezza nazionale riguardi soltanto eventi terroristici. Non è così, perché quando si scardinano le strutture dello Stato, quando esse hanno una disfunzione cronica, quando non esistono più merito e responsabilità, possono succedere eventi consequenziali che mettono in pericolo, appunto, la sicurezza nazionale.

Nelle partecipate pubbliche, società costituite in house, vi è una stima molto concreta di un milione di dipendenti, che si sommano ai 3,2 milioni di quelli pubblici veri e propri a tempo determinato e indeterminato.
Tali partecipate non seguono le regole del mercato, né quelle di produttività, competitività e concorrenza. Hanno quasi tutte bilanci in rosso, fanno pagare tariffe esose, salvo quelle fissate per legge, assumono e licenziano (poco) a piacimento. Inoltre, le perdite dei loro bilanci debbono essere ripianate dalla Casa madre, con la conseguenza che bilanci di Regioni e Comuni, nonché quelli delle Province, pur sempre vive e vegete, devono mettere fra le uscite le spese conseguenti.
Ma allora, perché il proliferare di tante società per azioni pubbliche e non la creazione di dipartimenti interni, con le stesse funzioni? La risposta l’abbiamo scritta prima: perché le Spa pubbliche non hanno obbligo di assumere i dipendenti mediante concorso, non vi è limite numerico e si applicano i contratti nazionali privati. Insomma, possono fare quello che vogliono in base alle convenienze partitocratiche.
Infine, esse sono il tessuto adatto per la diffusione della corruzione, che ora è pervasa dalla criminalità organizzata.