Anche gli Stati Uniti crescono più del 3% l’anno. Per capire meglio in dati assoluti è necessario indicare alcune cifre: la Cina ha un Pil di circa 11 mila miliardi di dollari, che al 7% significa un incremento di 770 miliardi di dollari. L’India ha un Pil di circa 2 mila miliardi di dollari, che al 7% significa un incremento di 140 miliardi di dollari. Gli Usa hanno un Pil di circa 18 mila miliardi di dollari, che al 3% significa un incremento di 540 miliardi di dollari. La forbice tra Usa e Cina si stringe, tanto che è previsto il sorpasso intorno al 2030, ovviamente nelle attuali condizioni.
Di fronte a questa crescita rimarchevole, i 28 Paesi dell’Unione europea hanno complessivamente un Pil di 14 mila miliardi di euro, che sarà incrementato nel 2017 dell’1,7%, cioè di 238 miliardi di euro.
Perchè Cina e Usa crescono tanto? La risposta è nei fatti: in Cina, vi è un organo supremo fatto di 3 mila persone, il quale è governato da 10 persone e, sopra tutti, dall’attuale presidente Xi Jinping che ha l’ultima parola.
In Usa, il presidente detiene forti poteri esecutivi bilanciati dal Congresso. Ma molte sue decisioni possono essere prese con provvedimenti amministrativi che non devono essere approvati legislativamente come è stato per esempio l’Obamacare, cioè l’estensione dell’assistenza sanitaria a milioni di cittadini statunitensi.
I fatti dicono che quando c’è un uomo solo al comando, ovviamente né despota né tiranno ma eletto democraticamente, come è anche il caso della Francia, le cose vanno meglio perché vi è rapidità di valutazioni, di fatti e circostanze, rapidità di decisioni e di attuazione.
In altri termini, tutte le azioni muovono contro la lentezza, quel tremendo virus che ha fatto crollare il nostro Paese per ricchezza prodotta, disoccupazione, deinfrastrutturazione, senza contare l’incapacità di affrontare in modo energico il rischio terremoti e la riparazione dei territori che crollano qua e là.
Anche in Italia ci vorrebbe un uomo solo al comando seppure per un periodo transitorio (una legislatura) perché solo quando il potere è concentrato possono essere prese decisioni impopolari.
Vi è anche l’India fra i Paesi emergenti che sta crescendo ad un ritmo del 7% l’anno. In quell’enorme Paese, forse più arretrato socialmente della Cina, vi è una forma di democrazia, ma essa è condizionata dalla religione, molto osservata dai cittadini diversamente da quello che accade in Italia.
Per cui, le regole etiche impediscono tanti comportamenti asociali e concentrano gli sforzi verso la crescita. Inoltre, quel Paese risente di una educazione istituzionale di tipo britannico, essendo stata per molto tempo una colonia del Regno Unito.
La stessa circostanza che vi è in Sudafrica, Nuova Zelanda e Australia (tutti Paesi che fanno capo al Commonwealth, al cui vertice c’è ancora formalmente la regina Elisabetta).
Il neo presidente Usa, Donald J. Trump, ha proclamato una nuova era di protezionismo, ma siamo convinti che egli non la attuerà perché da imprenditore conosce bene gli effetti perversi. Infatti, più aumentano gli scambi, più cresce l’economia delle parti che vi partecipano.
Trump ha anche proposto in campagna elottorale la prosecuzione del muro per dividere fisicamente Usa e Messico; ha anche minacciato di recedere dal Nafta, cioé l’accordo commerciale tra Canada, Usa e Messico: anche in questo caso il suo realismo di imprenditore non gli farà attuare questi proponimenti.
Una prima dimostrazione si è avuta nella formulazione di nuovi accordi di scambio tra Usa e Cina. Nei due colossi è sufficiente l’accordo dei rispettivi presidenti perché tutti gli altri eseguano senza batter ciglio.
È vero che in Cina i diritti dei cittadini sono all’alba, ma non c’è un altro modo per far crescere così rapidamente quell’enorme Paese, senza un decisionismo forte e rapido.
In Usa, i diritti democratici sono invece estesi e forse eccessivi. Ma anche là alla fine c’è una persona che può dire l’ultima parola: il presidente degli Stati Uniti. In Italia, invece, comandano i cespugli!
