Mattarella, arbitro dell'Accordo dei Quattro - QdS

Mattarella, arbitro dell’Accordo dei Quattro

Carlo Alberto Tregua

Mattarella, arbitro dell’Accordo dei Quattro

martedì 06 Giugno 2017

A Palazzo dei Papi tutti sorridono

L’aria che si respirava nei Giardini del Quirinale, giovedì 1 giugno pomeriggio, fra qualche centinaio di invitati dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, era distesa. Ormai tutti erano rassegnati ad accettare l’Accordo dei Quattro (Renzi, Grillo, Berlusconi e Salvini) sulla nuova legge elettorale quasi identica per Camera e Senato.
Vi sono, però, alcune differenze: la prima è che al Senato votano gli ultra venticinquenni rispetto agli elettori della Camera, diciottenni. Il che significa che nella Camera Alta mancheranno alcuni milioni di voti. La seconda differenza riguarda l’art. 57 della Costituzione che prevede per il Senato l’elezione su base regionale.
La riforma, così concordata, ha reso ancora più superfluo il Senato che diventa quasi copia conforme della Camera. Tuttavia, siccome il popolo ha respinto la riforma monocamerale, si dovrà sorbire questo inutile doppione forse per i prossimi venti anni.

Nei magnifici Giardini del Quirinale erano presenti i direttori dei quotidiani nazionali (solo chi scrive per i quotidiani siciliani), e delle testate televisive più importanti, nonché tanti giornalisti che puntualmente sono presenti nei diversi talk show.
Dal mormorio generale, ho desunto una sostanziale conferma all’Accordo dei Quattro perché, si vociferava, con questa legge vi sarà un chiarimento dello scenario politico italiano.
Ma essa ha un vulnus molto grande: una volta eletti, senatori e deputati possono abbandonare il loro gruppo di origine e formare nuovi gruppi, così come è accaduto in questa XVII Legislatura, ormai morente, nella quale i gruppi delle Camere si sono raddoppiati.
Per evitare questo sconcio, basterebbe una modifica dei Regolamenti interni, i quali non potrebbero vietare l’uscita da un gruppo per andare in quello misto, ma potrebbero vietare la formazione di nuovi gruppi.
Altra questione sentita da innumerevoli fonti presenti, era la data del 24 settembre prossimo, coincidente con quella delle elezioni tedesche, in modo da dar tempo al nuovo governo, presumibilmente presieduto da Matteo Renzi, di preparare la legge di Stabilità 2018, che dovrà essere inviata all’Ue il15 ottobre.
 

Nel corso dei rituali saluti, ho consegnato al Presidente Mattarella il mio ultimo libro dal titolo L’Italia fuori dalla palude con merito e responsabilità, ricevendo un commento positivo: “Si tratta di un titolo ben augurante per il Paese”.
Ho avuto modo di scambiare alcune battute con Matteo Renzi, arrivato in serata, e ho capito fra le parole che la sua indifferenza fra votare a settembre o a marzo non è reale. Quindi, ho avuto indiretta conferma della data indicata.
Ho avuto anche modo di rinverdire la vecchia conoscenza con Mario Monti, il quale è piuttosto critico sia su questa legge elettorale che sugli ultimi tre governi (Letta, Renzi, Gentiloni). Ma con la sua solita pacatezza, ha espresso le sue divergenze, argomentando senza infierire.
Erano presenti i vertici del M5s, Luigi Di Maio, Roberto Fico ed altri, seguiti da un codazzo ed ormai diventati primi attori dello scenario politico italiano.

Oggi, la riforma elettorale liquidata dalla Commissione affari costituzionali della Camera, è in Aula. Si prevede che essa vada approvata rapidamente, per passare al Senato. anche in quella sede l’approvazione dovrebbe essere veloce perché è previsto che tutti gli emendamenti eventualmente presentati, vengano respinti.
Intanto, registriamo il buon andamento della crescita del Pil e la diminuzione della disoccupazione, anche se i due dati sono abbastanza inferiori a quelli della media europea.
Sarebbe un peccato se la vicenda elettorale dovesse interrompere questo percorso virtuoso, lento, supportato da una legge di Stabilità che destini agli investimenti cospicue risorse. Così potrà accelerare.
Maria Elena Boschi, sempre sorridente, ha confermato il clima disteso, dando per scontato che i giochi siano fatti, a meno di sorprese imprevedibili.
Tutti contenti? Beh, non certo il povero Alfano ed altri politici cespugliosi, che stanno tentando di mettersi insieme per superare l’asticella del 5%. La vita è dura anche per loro, non solo per i disoccupati!

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