Priolo, l'amianto non ha risparmiato nessuno. Tutta la città si "stringe" in una class action - QdS

Priolo, l’amianto non ha risparmiato nessuno. Tutta la città si “stringe” in una class action

redazione

Priolo, l’amianto non ha risparmiato nessuno. Tutta la città si “stringe” in una class action

giovedì 08 Giugno 2017

Corte d’appello Roma: “L’esposizione non riguarda solo i lavoratori del petrolchimico, ma anche gli abitanti della zona”. Le reazioni dopo la sentenza che ha riconosciuto una rendita agli eredi di una vittima

PRIOLO (SR) – A Priolo Gargallo si prepara una class action a difesa dei diritti dei lavoratori della zona industriale che nel corso degli ultimi 30 anni sono stati esposti all’amianto. Non solo degli operai che sono stati a diretto contatto con la fibra mortale ma anche di tutti i lavoratori del polo petrolchimico e degli abitanti del centro a venti chilometri da Siracusa.
È la conseguenza di una sentenza della Corte di Appello di Roma, depositata l’1 giugno scorso, che ha motivato la decisione di riconoscere la rendita per malattia professionale agli eredi di un dipendente di un’azienda priolese che era stato a contatto con l’amianto.
“La Suprema Corte – si legge – ha ritenuto la natura monofattoriale e il nesso di causalità con l’esposizione all’amianto del mesotelioma pleurico. Si tratta d’altra parte di malattia tabellata in rapporto all’esposizione amianto e quindi sussiste la presunzione propria del regime tabellare. Quanto alle mansioni svolte va rilevato che dalla documentazione prodotta (indagine epidemiologica del 1997 a cura dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e Registro Tumori della Provincia di Siracusa) emerge come l’esposizione all’amianto riguardasse tutti i lavoratori del polo petrolchimico di Priolo e, addirittura, gli abitanti della zona”.

Per i giudici “l’esposizione è dimostrata indipendentemente dalle mansioni svolte
, come d’altra parte ritenuto dal Ctu di primo grado immotivatamente disattesi dal primo giudice”.
“La sentenza della Corte di Appello di Roma ha sancito un principio chiaro – spiega l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto -. L’intera popolazione è coinvolta. Consideriamo che sono circa 25 mila le domande presentate all’Inail da coloro che sono stati esposti nella zona industriale siracusana e l’Inail ne ha riconosciute poche”.
I numeri delle morti sono drammatici: 100 l’anno per mesotelioma e 200 per carcinoma. Decine le telefonate e le mail ricevute dall’Ona in questi giorni: “Mi stanno contattando perché tanti lavoratori non hanno ottenuto i benefici contributivi: chi si ammala può ottenere la rendita, e il prepensionamento. Chi non si ammala ha diritto comunque al prepensionamento”, avverte Bonanni. Che parla di “carneficina” e “strage nascosta”.
“Non dimentichiamo che l’amianto agisce in sinergia con altri cancerogeni – prosegue – Gli abitanti potranno richiedere il risarcimento. E poi ci sono i tanti familiari deceduti: le mogli solo perché lavavano le tute dei mariti si sono ammalate”.
In Sicilia la legge regionale 10 del 2014 prevede la bonifica dell’amianto residuo, controlli a chi è stato esposto, una mappatura, un censimento, la sorveglianza sanitaria dei lavoratori e la creazione del polo di riferimento medico nell’ospedale Muscatello di Augusta.
“La politica non può fare più finta di nulla. Sono anni che denunciamo quello che accade nell’area di Augusta Priolo e Gargallo – denuncia Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – Sono anni che chiediamo la bonifica del territorio. Anni in cui la popolazione si ammala e continua ad ammalarsi. Non si può continuare a giocare sulla pelle delle persone”.

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