A pagare un prezzo spesso troppo alto, sono coloro che, alla fine del tortuoso percorso giudiziario, riescono a dimostrare la propria innocenza senza alcuna possibilità di riscatto “mediatico”.
Da questo punto di vista, la malagiustizia è costata alla collettività dal 1992 ad oggi, qualcosa come 648 milioni di euro e il dibattito su come fare affinché le ingiustizie non si ripetano più è sempre aperto ed infuocato.
I sospetti che pendevano su Gemelli erano quelli di aver approfittato della carica della Guidi per interessi economici personali legati al progetto di un centro di estrazione petrolifera in Basilicata.
Dopo essere stato sbattuto su tutte le prime pagine dei giornali, il Gip del Tribunale capitolino ha deciso l’archiviazione. Tutto è bene quel che finisce bene, si penserà, ma le ferite lasciate dalla bufera mediatica sono dure a guarire. Soprattutto quando si è costretti a spiegare al proprio figlio di dieci anni che non è vero quello che i compagnetti hanno detto del suo “vecchio”: papà non ha rubato il petrolio.
“Ricettazione aggravata” assolto consigliere comunale
I due coniugi sono stati, loro malgrado, indagati e processati per il reato di ricettazione aggravata ai danni di un parente, nell’ambito dell’indagine relativa ai furti commessi da un dipendente della filiale della Banca Carige della città ai danni di una novantina di correntisti.
Accusati dalla Procura di Patti di essersi appropriati di ingenti somme di denaro di uno zio, i due sono stati assolti dal giudice monocratico del Tribunale di Patti con formula piena: “il fatto non sussiste”.
“Solo finalità politiche”, archiviazione per 45 deputati
A confermarlo è stato il Gip di Palermo, che ha accolto la richiesta dei sostituti procuratori Maurizio Agnello, Sergio Demontis e Luca Battinieri e ha disposto l’archiviazione, ritenendo fondate le diverse spiegazione fornite dagli indagati. I deputati hanno infatti dichiarato di aver speso i soldi dei gruppi parlamentari per finalità politiche e istituzionali; anche se in alcuni casi ciò non è stato dimostrato, non è stato riscontrato alcun dolo.
Escono così dall’inchiesta l’attuale presidente dell’Assemblea Giovanni Ardizzone, l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo e l’assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici.
Concessioni edilizie illegittime: assolti, “il fatto non sussiste”
I tre furono coinvolti nell’indagine condotta del Nucleo di tutela dei beni culturali dei Carabinieri di Siracusa in merito alla costruzione di cinque fabbricati realizzati in contrada Massolivieri, realizzati, secondo le ipotesi dell’accusa, grazie a concessioni edilizie ritenute illegittime.
Il Gup Giuseppe Tripi del Tribunale siracusano ha stabilito che le licenze rilasciate fossero in linea con le norme previste dalla Regione siciliana.
Revoca del commissario Idonea, nessuna irregolarità
CATANIA – Il sindaco della Città metropolitana etnea, Enzo Bianco, e l’ex assessore comunale al bilancio, Giuseppe Girlando, agirono correttamente e nell’interesse della collettività quando decisero di sollevare dall’incarico di commissario dell’Azienda Municipale Trasporti in liquidazione, Giuseppe Idonea.
Il Gip Giancarlo Cascino ha archiviato l’indagine nei confronti dei due amministratori catanesi, nata dalla denuncia dell’ex commissario dell’Amt. Indaco riteneva infatti che l’incarico gli fosse stato revocato per motivi diversi da quelli dichiarati ufficialmente (vale a dire i compensi, pagati ai liberi professionisti, considerati spropositati).
Secondo il Gip, però, la revoca dipese proprio dalle consulenze affidate dall’ex commissario ad alcuni professionisti, per un importo totale di oltre un milione e mezzo di euro.
Archiviata l’accusa di corruzione elettorale
L’indagine a suo carico, durata dieci mesi, si è conclusa infatti con l’archiviazione dall’accusa di reato di corruzione elettorale.
L’altra accusa, quella ancora più pesante, contestatagli – concorso esterno in associazione mafiosa – era già caduta nel luglio del 2016 per decisione della Dda di Napoli.
Si chiude così una parentesi che ha avuto forti ripercussioni sulla vita personale del politico campano: al di là del polverone sollevato dai media sul caso, a pagare lo scotto più alto della vicenda è stata la figlia di cinque mesi, poiché la moglie, a causa del forte shock, non ebbe più la possibilità di allattarla.
Due inchieste, due assoluzioni: “Mi hanno rovinato”
NAPOLI – Per ben due volte il suo nome è risultato nel registro degli indagati ed entrambe le volte le accuse mosse a suo carico sono state considerate prive di fondamento, tanto che i procedimenti sono stati archiviati.
Il generale (ormai in pensione) della Guardia di Finanza, Vito Baldi, si è visto infatti coinvolto in due scandali, a distanza di tre anni l’uno dall’altro: quello sulla presunta loggia P4, per il quale fu accusato di rivelazioni di segreto d’ufficio e favoreggiamento (era il 2011), e quello su un’altra presunta storia di corruzione (nel 2014).
Per entrambi i casi è stata disposta l’archiviazione su richiesta dello stesso Pm.di Napoli che l’avevano messo sotto inchiesta.
Assolto con formula piena: non fu bancarotta fraudolenta
L’accusa, bancarotta fraudomenta, si è rivelata destituita di fondamento.
“Dopo aver affrontato le lungaggini che un procedimento di tale mole comporta – spiega il legale di fiducia, Donato Murano – il Tribunale ha assolto Donato Macchia con la formula pinea (perché il fatto non sussite) per le contestazioni di bancarotta fraudomenta documentale e per ben tre condotte distrattive contestate”.
Calunnia a Pm: assolto dopo calvario durato 16 anni
Accusato di calunnia ai danni dell’ex Pm Matteo Di Giorgio e di violenza privata nei confronti dell’imprenditore Francesco Maiorino, il politico pugliese ha trascorso 15 giorni in custodia cautelare: quattro in carcere, 11 agli arresti domiciliari.
La misura restrittiva fu poco dopo annullata dal Tribunale di Potenza per carenza di gravità indiziaria ma il verdetto finale è arrivato dopo sedici anni: assolto da ogni accusa perché il fatto non costituisce reato.
Meglio tardi che mai.