Il dato emerso durante la presentazione del dossier “Fiumi di Sicilia 2”, a cura di Legambiente e Protezione civile regionale. Il dg Cocina punta il dito contro i Comuni: “Consentono ai privati di trasformare il territorio”
PALERMO – “Operazione fiumi di Sicilia 2”: dopo il discreto successo dello scorso anno, che ha visto coinvolti 108 comuni, Legambiente Sicilia ha voluto ripetere l’iniziativa che riguarda la bonifica e la rimozione dei rifiuti ingombranti dai fiumi siciliani.
“Operazione fiumi” è una delle campagne nazionali di Legambiente, che da due anni è stata adottata anche in Sicilia grazie alla collaborazione del dipartimento regionale di Protezione civile. Il programma di quest’anno, prevede di raddoppiare il numero dei comuni ma anche delle province (nel 2008 erano solo quattro) che aderiranno al progetto sulla base della verifica dei piani di emergenza, indispensabili per prevenire i disastri naturali, evitando così di intervenire a tragedia compiuta, come nel caso di Giampilieri.
L’obiettivo, quindi, che Legambiente e Protezione civile si prefiggono, è quello di sensibilizzare i comuni dell’Isola sulla definizione dei piani di emergenza e sulla redazione di un dossier che metta in luce, non solo la quantità dei pericoli, ma anche l’entità dei problemi da fronteggiare. Si continuerà con le attività già messe a punto nella prima edizione e coordinate dal dipartimento, che si è avvalso del supporto dei volontari.
Ma c’è una novità, emersa ieri proprio durante la presentazione del progetto e che ha spiazzato, oltre ai giornalisti presenti, anche i rappresentanti dell’associazione ambientalista: inserire azioni di prevenzione sui fiumi sui quali vengono fatti gli interventi di pulizia, individuando le aree e gli edifici più esposti al rischio idrogeologico o esondazione e comunicarle ai comuni che dovranno intervenire. Autore dell’iniziativa, che ha ricevuto il bene placido del presidente di Legambiente Mimmo Fontana e del responsabile beni culturali dell’associazione Gianfranco Zanna, il dirigente generale del dipartimento di Protezione civile, Salvatore Cocina. Che senza mezzi termini dice: “In Sicilia ci sono dei siti naturalmente non edificabili, tremila secondo il Pai (Piano per l’assetto idrogeologico) sono a rischio, ma io alzerei la soglia aggiungendone altri mille. Ma la cosa ancor più grave- vedi il caso di Porto Empedocle, dove la concessione edilizia è stata rilasciata giusto il giorno prima che fosse apposto il vincolo- è che i Comuni sembra che stiano in attesa di acconsentire alle istanze dei privati che vogliono trasformare il territorio. Al contrario gli amministratori comunali devono adottare un’azione propositiva, che noi per altro suffraghiamo con apposite circolari, individuando quelle zone ad alto rischio e prendendo provvedimenti preventivi anche difficili ed, in alcuni casi, estremi quali l’ordinanza di sgombero o evacuazione se necessario. Se il problema rimarrà sottaciuto come è stato fino ad oggi, non si risolverà mai”.
Cocina ha anche affrontato il tasto dolente delle imperfezioni di agibilità delle scuole, per le quali la Protezione civile e gli Enti locali stanno assumendo posizioni poco tollerabili. “Oggi l’atteggiamento si sta invertendo- ha rimarcato il dirigente – l’azione del dipartimento, d’ora in poi, sarà rivolta a comunicare ai Comuni di adempiere all’individuazione dei fabbricati a rischio, a prescindere che siano stati fatti prima o dopo il Pai. Questo non può e non deve costituire un alibi”.