Lo dice una recente ricerca dell’Eurostat sui Neet, cioè i giovani tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non cercano lavoro. Perché è venuta meno la molla interiore che spinge una persona ad essere attiva e operativa? Probabilmente per la diffusione di un malsano mammismo che copre le magagne e la mancanza di voglia di lavorare di tanti.
Questo non è un bene né per la collettività e neanche per gli stessi fannulloni, che però chiedono diritti, diritti e diritti, compreso quello dello svago, per cui genitori, parenti e nonni sono oggetto di richiesta di denaro per le attività ludiche. Insomma, il dovere di educare ha perso il No.
Il nocciolo è proprio qui: genitori e parenti hanno smarrito la strada maestra che è quella di trasferire ai propri congiunti più giovani i valori morali che dovrebbero indurli a fare il proprio dovere prima ancora di reclamare i diritti.
Ai figli bisogna saper dire di No. No a pretese non meritate, No a richieste non supportate da precedenti atti o azioni utili, No a illusioni che la comunicazione mette nella testa dei giovani.
Si è persa la strada dei valori secondo i quali ognuno deve ricevere per ciò che merita; oppure deve essere sanzionato per quello che non fa o che fa male.
A scuola il clima è cambiato, gli insegnanti, la cui qualità è scesa molto negli ultimi decenni, vogliono fare spesso gli amici degli alunni. Ma insegnanti e alunni non possono essere amici. Come non possono essere amici genitori e figli. Ciò non toglie che non vi debba essere reciproco rispetto, secondo il quale ognuno ha un ruolo nell’ambito privato ed in quello pubblico.
Ecco un altro valore di cui si è persa notizia: il rispetto. Il che significa la perdita di un punto di riferimento fondamentale nella società.
Nessuno ha imposto ai figli di venire al mondo. Sono i genitori che li hanno procreati e che hanno il dovere di portarli ad un livello di autosufficienza che si raggiunge con l’acquisizione di competenze ed anche con una educazione completa che tenga conto dei valori etici.
Ribadiamo che fra i doveri dei genitori vi è quello di dire di No, un no mitigato e completato dalle opportune spiegazioni e dalle indicazioni degli obiettivi di crescita verso i quali un giovane deve andare.
Una crescita non solo materiale, ma soprattutto morale che indichi il raggiungimento di mete del proprio interesse, che deve essere compatibile con quello generale.
Ecco come si rispetta il prossimo, facendo sempre prevalere l’interesse di tutti su quello proprio. Oppure non c’è rispetto.
Il lavoro libera dai bisogni, l’abbiamo scritto più volte. Perciò bisogna imparare e imparare per trovare un lavoro idoneo, che non sempre è quello desiderato. Si deve trovare il lavoro nel luogo in cui c’è, anche se non piace. L’importante è che si capisca come assolvere la necessità di essere indipendenti prevalga sul gradimento del lavoro stesso.
Fin da piccoli bisogna spiegare ai figli i meccanismi della vita. Ma la spiegazione non basta: serve l’esempio perché i bambini, e poi i ragazzi, capiscano di più l’esempio dei genitori che non le loro parole.
Predicar bene e razzolar male non è un buon modo per educare i propri figli, che in potenza e in partenza sono bravi. Ma poi, spesso, strada facendo, si guastano non solo per il cattivo esempio dei genitori, ma anche per quello che vedono e sentono in giro senza gli opportuni filtri culturali che facciano capire la verità delle cose.
Dunque, genitori seri e capaci, che guidino i figli con mano ferma, dicendo Sì quando serve o No quando serve.
