L’Unità d’Italia ha rovinato il Sud - QdS

L’Unità d’Italia ha rovinato il Sud

Angela Carrubba

L’Unità d’Italia ha rovinato il Sud

giovedì 24 Dicembre 2009

Sud e divario. Da 150 anni si “vende” ciò che i dati negano.
I fallimenti dell’economia. Dagli anni della Cassa del Mezzogiorno ai Fas, ai non-investimenti in infrastrutture di base, allo sfruttamento selvaggio del territorio, alla P.A. superdimensionata.
La verità ritrovata. Finalmente storici ed economisti concordano sul fatto che nel 1861 le regioni non registravano grandi differenze tra Nord e Sud. Il Divario attuale inizia dopo il 1940.

La definizione “Questione meridionale” venne usata per la prima volta nel 1873 da un deputato al Parlamento italiano, intendendo la disastrosa situazione economica che si era venuta a creare nel Mezzogiorno italiano a seguito all’unificazione del Paese.
Se nel 1861 il Prodotto interno lordo pro-capite al Sud era pari a quello del Nord, nel tempo è andato riducendosi fino alla metà.
In particolare, guardando alla Sicilia, ha un Pil ai prezzi di mercato calcolato dall’Istat nel 2008 a 87,8 miliardi, a fronte dei 326 miliardi di quello della Lombardia. Pil Sicilia che è fermo da più di quarant’anni a ben quattro volte meno di quello della Lombardia. Questo perchè i tassi di sviluppo dell’economia si sono allontanati nel tempo sempre di più nelle due aree del Paese.
 
Lo studio dei divari tra le regioni italiane in rapporto con la crescita economica è un problema di non poco conto sul quale l’inchiostro è scorso a fiumi. La definizione Questione meridionale venne usata per la prima volta nel 1873 da un deputato al Parlamento italiano, intendendo la disastrosa situazione economica che si era venuta a creare nel Mezzogiorno italiano a seguito all’unificazione del Paese.
Per uscire dal labirinto di studi e definizioni conviene fare riferimento ai dati economici pubblicati nella Rivista di Politica Economica del Marzo-Aprile 2007, alcuni dei quali sono riportati nella tabella sotto. La Rivista è una delle più antiche pubblicazioni economiche italiane. Fondata nel 1911 come Rivista delle Società Commerciali, ha assunto l’attuale denominazione nel 1921 e da novant’anni ospita i contributi dei più accreditati economisti nazionali ed internazionali.
Nel numero di Marzo-Aprile 2007 ha pubblicato una serie di saggi di docenti delle Università di Bologna, Roma e Napoli riguardanti i diversi aspetti del divario Nord-Sud Italia sotto l’aspetto economico (dati aggiornati sul Pil dal 1861 al 2007) e sociale (indicatori di sviluppo demografico, indici di povertà, istruzione).
I dati del Pil dal 1861 al 2004 sono quelli contenuti nel saggio “Il prodotto delle regioni e il divario Nord-Sud in Italia (1861-2004)” di Vittorio Daniele Università “Magna Græcia” di Catanzaro e Paolo Malanima Istituto Issm-Cnr di Napoli e nel saggio “I due fallimenti della storia economica: il periodo post-unitario” di Stefano Fenoaltea Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.
Negli articoli sono ricostruite le serie annuali del prodotto delle regioni italiane a partire dal 1891 fino al 2004. Viene, inoltre, fornita una stima del prodotto del Nord e del Sud dell’Italia dal 1861 al 2004 individuando i periodi: 1861-1913, formazione di divari regionali con l’avvio dell’industrializzazione del paese; 1920-39, accentuazione dei divari regionali e delle disparità fra Nord e Sud; 1951-73, riduzione dei divari e delle differenze Nord-Sud nel prodotto pro capite; 1974-2004, aumento dei divari, con tendenza alla riduzione negli anni più recenti. Gli autori, dopo aver esaminato i valori delle diverse variabili, concludono che “Il processo della crescita moderna non interessa allo stesso tempo tutte le regioni di un paese. Esso coinvolge dapprima certe aree particolari e tende, poi, a diffondersi nello spazio aumentando i livelli di prodotto pro capite anche nelle aree più lontane dal centro d’irradiazione iniziale. Nel tempo, dunque, la geografia economica di un paese tende a modificarsi e le posizioni relative delle regioni in termini di reddito pro capite cambiano”.
Guardando i dati del valore del Pil pro-capite nei diversi decenni, gli autori del saggio traggono alcune conclusioni. La prima è che in Italia la crescita ineguale si è presentata dall’epoca dell’unità politica del paese; che divari rilevanti fra regioni, in termini di prodotto pro capite, non esistessero prima dell’Unità; che essi si siano manifestati sin dall’avvio della modernizzazione economica (più o meno fra il 1880 e la Grande Guerra); che si siano approfonditi nel ventennio fascista; che si siano poi ridotti considerevolmente nei due decenni fra il 1953 e il 1973; che si siano aggravati di nuovo in seguito alla riduzione dei tassi di sviluppo dell’economia dai primi anni ’70 in poi.

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