Dalla ricerca alla prevenzione. Le priorità dell'ospedale Garibaldi - QdS

Dalla ricerca alla prevenzione. Le priorità dell’ospedale Garibaldi

Desiree Miranda

Dalla ricerca alla prevenzione. Le priorità dell’ospedale Garibaldi

sabato 21 Ottobre 2017

Il nostro vice direttore Raffaella Tregua intervista il commissario Giorgio Santonocito che racconta come l’Azienda si stia avvicinando ai cittadini a partire dal Centro di diagnostica molecolare, dove “la terapia si adatta al paziente”

CATANIA – Direttore generale dell’azienda ospedaliera Garibaldi di Catania dal 2014 allo scorso luglio, quando è stato nominato commissario fino al compimento delle procedure per l’albo nazionale dei dg, Giorgio Santonocito ha illustrato al vice direttore del Quotidiano di Sicilia, Raffaella Tregua, le tante iniziative dell’azienda che dirige, a partire dal centro di diagnostica molecolare inaugurato pochi mesi fa e che rappresenta un esempio di quanto si stia investendo nella ricerca.
“È un centro a servizio dell’oncologia medica ed ha la funzione di adattare la terapia al paziente e non solo alla patologia. Si hanno così risultati migliori in tempi più rapidi, si evitano terapie solo parzialmente utili o inutili e non si sprecano risorse. Il tumore al seno, per esempio, non ha lo stesso tipo di risposta terapeutica per tutti i soggetti”, afferma Santonocito.

Se a livello oncologico si segue sempre più la strada legata alla persona e non ai protocolli
, caso opposto è invece quello relativo alla sfera della prevenzione che appare sempre più importante alla luce degli ultimi dati del Rapporto “Airtum-Aiom”: circa 70 nuove diagnosi di cancro al giorno in Sicilia, la maggior parte alla mammella o alla prostata. Anche se si tratta di “un secondo livello di intervento e quindi di competenza dell’Asp”, come spiega Santonocito, l’ospedale non ne è del tutto estraneo mettendosi a disposizione per chi, come molte donne, preferisce recarsi dove è fidelizzato.
“La prevenzione è fondamentale e non seguire la tabella di marcia del protocollo di screening è superfluo e rischioso perché espone a radiazioni inutili”, afferma ancora Santonocito.
Perché il cittadino si sappia comportare però, è necessaria la giusta comunicazione, settore in cui l’azienda ospedaliera Garibaldi punta molto. È il caso della penuria di sangue per le trasfusioni, soprattutto nel periodo estivo, per cui è stata lanciata un campagna informativa “che ha avuto molto successo – dichiara il commissario Giorgio Santonocito -. La città ha risposto e abbiamo superato la criticità. È la prova che se si sensibilizza alla raccolta del sangue così come alla vaccinazione – aggiunge – la popolazione risponde in modo positivo. Il disinteresse provoca disaffezione”.
E se sangue e vaccinazioni sono argomenti sensibili per i catanesi, un po’ diverso è il caso della donazione degli organi in caso di decesso.
“Noi non facciamo i trapianti ma quando le caratteristiche lo consentono, con la nostra psicologa parliamo con i parenti che abbiano i titoli per rispondere ma, purtroppo, in molti casi la risposta è negativa. Certo è che se ci sono preconcetti culturali, non cambi il tuo modo di pensare nel momento in cui stai perdendo un tuo caro”.
L’ospedale Garibaldi, inoltre, ha inaugurato a Nesima l’ospedale oncologico pediatrico per i bambini malati terminali e per quelli con malattie incurabili. Un centro all’avanguardia e ospitale in cui si può contare anche sulle cartelle mediche digitalizzate con tutta la storia clinica del paziente.
I locali dell’azienda sono un posto sicuro dal punto di vista medico, ma anche fisico grazie al sistema di vigilanza e di videosorgeglianza di ultima tecnologia con immagini molto nitide. Lo pensano anche i numerosi clochard che frequentano i locali del pronto soccorso e per cui, in collaborazione con la Questura, si sta cercando una soluzione. Infine, abbiamo chiesto al commissario Santonocito un commento sulla vicenda della dottoressa di Trecastagni violentata durante il suo turno di lavoro. “Conosco le dinamiche dai giornali, ma di certo le aggressioni ai medici sono un problema diffuso. Probabilmente una soluzione potrebbe essere di accorpare le guardie mediche a strutture operative vicine”, conclude.

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