Il 63% dei siciliani dai 18 ai 24 anni tentati dall’idea di avviare un’impresa - QdS

Il 63% dei siciliani dai 18 ai 24 anni tentati dall’idea di avviare un’impresa

Il 63% dei siciliani dai 18 ai 24 anni tentati dall’idea di avviare un’impresa

mercoledì 30 Dicembre 2009

I risultati di un sondaggio svolto da SwG-Legacoop, condotto su un campione di soggetti maggiorenni residenti nella nostra regione. Nonostante la crisi, il 69% dei giovani sostiene che negli ultimi 3 anni la sua fiducia è rimasta invariata

Da un recente sondaggio svolto da SwG-Legacoop, condotto su un campione di soggetti maggiorenni residenti in Italia, rappresentativi dell’universo di riferimento, in base ai parametri di sesso, età e zona di residenza, si è evidenziato come in Italia il 26,9% dei giovani sono disposti ad assumersi il rischio di impresa in prima persona.
In Sicilia, su 100 intervistati alla domanda : “Se avesse la possibilità in futuro le piacerebbe avviare una impresa?” su 100 ben 19 hanno risposto sicuramente sì, 44 forse sì, 32 no e 5 hanno dichiarato di essere già titolari di impresa. Il dato non si discosta molto da quella nazionale (in Italia il 17% sì, 46% forse, 34% no, 3% già titolari di impresa).
Il 63% dei siciliani fra i 18 e i 24 anni afferma che in futuro sarebbe tentato dall’idea di avviare un’impresa. Certo le aziende rappresentano un valore positivo, tanto è vero che il 56% dei giovani in Sicilia dice di avere fiducia nelle imprese di capitali (in Italia il 49%) ed il 73% dichiara di avere più fiducia nelle imprese cooperative (il dato italiano è quasi pari al 72%). E’ da notare che anche dopo la più lunga crisi del dopoguerra, il 69% dei giovani in Sicilia (73% in Italia) sostiene che negli ultimi tre anni la sua fiducia nelle imprese è rimasta invariata. Certo le preoccupazioni non mancano pensando al futuro del nostro Paese. In capo alla classifica di SwG-Legacoop, risulta per i siciliani – utilizzando una scala da 1 a 10 – al primo posto la bassa qualità dei servizi sociali e sanitari (8,7%; dato nazionale 7,8%), cui segue il caro vita (8,7%; dato nazionale 8,1%) e lo stesso dato per la perdita di qualità della scuola e dell’università. Seguono diffusione della corruzione, mancanza di opportunità per i giovani, la presenza di organizzazioni criminali, la sicurezza del posto di lavoro, la carenza di infrastrutture e via via la scarsa meritocrazia, l’inefficienza della giustizia, la diffusione di droghe, l’insoddisfazione per le condizioni di lavoro.
Tra le 30 opzioni elencate dai sondaggisti, sorprende come per i giovani siciliani l’aumento degli immigrati occupa l’ultimo posto rappresentando per essi il dato meno preoccupante. Il clima economico siciliano risulta in calo nel periodo luglio-settembre 2009, specie nel settore delle costruzioni (-1,6 punti), pressoché stabile la fiducia delle imprese manifatturiere. D’altra parte malgrado la voglia dei giovani “la situazione dell’industria siciliana si aggrava sempre di più – come ha detto la segretaria generale della Cgil Sicilia, Mariella Maggio- e si manterranno le previsioni sul Pil che parlano di sei punti in meno tra il 2008 ed il 2009, la nostra regione farà un balzo indietro di dieci anni”. Nonostante la crisi, è bene tenere a mente quanto affermato da Marina Noè, che nel 1991 è stato il primo presidente donna dei giovani imprenditori di Sicilia “bisogna avere una grande passione per quello che si fa. L’azienda è una passione, i problemi ogni giorno sono tanti, bisogna affrontare sfide diverse con sacrifici anche familiari.
L’imprenditore va valutato, oltre che dai numeri, anche dalla propria storia e dalle idee.”
Per assecondare la voglia di fare è bene che i giovani che intendono avviarsi alla costituzione di imprese sappiano qual è la struttura dell’economia regionale. Secondo i dati elaborati dalla Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, in Sicilia nel primo trimestre 2009 la situazione regionale per quanto riguarda i modelli di specializzazione va dal 22,1% per i beni strumentali e di trasporto, cui seguono i prodotti combustibili, prodotti chimici e farmaceutici (20,6%), alimentari, bevande e tabacco (19%), metallo e prodotti di metallo (11,9%), prodotti da minerali non metalliferi (10,7%), legno, gomma, plastica e oltre il 9% carta editoriale e stampa (4%) ed ultima sistema moda (2,7%). Tra i settori che presentano una maggior crescita, vi è quello delle industrie del riciclaggio (+2,72%), seguito dalle attività immobiliari, informatica e ricerca (+1,65%) e dagli alberghi e ristoranti (+1,65%).

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