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Nasce una “sartoria sociale” in un bene confiscato alla mafia

Nasce una “sartoria sociale” in un bene confiscato alla mafia

Stilisti, sarti e amanti del cucito di varie etnie in un laboratorio in cui lavorano insieme persone giovani e meno giovani, italiane e straniere

 
PALERMO – Il sindaco Leoluca Orlando ha partecipato all’inaugurazione della sartoria sociale gestita dalla cooperativa sociale Al Reves e realizzata in un bene confiscato alla mafia. Erano presenti alla cerimonia, tra gli altri, anche il presidente dell’associazione Libera, don Luigi Ciotti, e gli assessori comunali al Lavoro, Giovanna Marano, ed alla Cittadinanza solidale, Giuseppe Mattina.
Il bene, trasferito dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata al Comune di Palermo, è stato assegnato con la procedura dell’avviso pubblico per la concessione gratuita a terzi aventi diritto di immobili confiscati alla criminalità.
La Sartoria è un progetto di impresa sociale che riunisce stilisti, sarti e amanti del cucito di varie etnie in un laboratorio in cui lavorano insieme persone giovani e meno giovani, italiane e straniere, impegnate nel riciclo e nel riuso di abbigliamento usato. La riqualificazione del bene è stata resa possibile anche grazie al supporto di alcune realtà imprenditoriali e di privati cittadini che hanno contribuito alla ristrutturazione e alla messa a norma dei locali e permesso il coinvolgimento nei lavori di persone svantaggiate e volontari.
"Un segnale positivo – ha dichiarato Orlando – che ha anche un valore simbolico straordinariamente importante ed è la conferma del cambiamento della città che un tempo era la capitale della mafia ed oggi è, a pieno titolo, capitale della cultura, non solo artistica, ma anche di vita, legalità, solidarietà, accoglienza. L’utilizzo di questo bene confiscato alla mafia che l’Amministrazione comunale ha affidato a questa cooperativa sociale testimonia di un cammino ormai irreversibile: indietro non si torna. E’ straordinario pensare che qui si realizza non soltanto un’azione di solidarietà sociale – voglio ricordare il coinvolgimento anche di chi è trattenuto al carcere di Pagliarelli – ma realizza anche una forma di aiuto ed assistenza a coloro i quali non hanno le risorse necessarie ad affrontare i costi di un abito, di un vestito, della sartoria".