Mutatis mutandis la situazione in Sicilia non è diversa, anzi di gran lunga peggiore, perché il Pil del Veneto nel 2008 è stato il doppio rispetto a quello della Sicilia. L’amministrazione regionale, per quanto asfittica, pesa meno in una regione ricca e pesa molto di più in una regione povera. E pensare che nel 1859 la Sicilia era terra di eccellenze, come potete leggere a pagina sei, con un Pil uguale a quello di Veneto e Lombardia.
Culo è una parola volgare, seppur entrata ormai nel lessico comune, non solo dei giovani. Più che rappresentare una parte del corpo, ha un significato metaforico, di fortuna, di imbroglio, di fallimento, ma anche di attaccamento alle poltrone. Ed è proprio in quest’ultima accezione che abbiamo titolato questo editoriale: forte ma efficace.
Si potrebbe subito osservare che Lombardo abbia svitato tante viti dai sederi di gente, assisa ai propri posti. In effetti il turn-over è stato molto ampio, con l’inserimento di risorse professionali esterne e l’utilizzazione di quelle interne.
La questione riguarda i dirigenti generali dei dipartimenti assessoriali e quelli delle Aziende sanitarie provinciali e Aziende ospedaliere. Ma vi è la rete del cosiddetto sottogoverno nel quale si trovano centinaia e centinaia di persone, che non hanno alcuna ragione di stare sedute su quelle sedie, troppo numerose e troppo costose.
La situazione della qualità professionale di dirigenti e vertici di enti e società regionali e comunali, può essere riassunta in tre parole: merito, responsabilità e trasparenza.
Dalle nomine per merito, ne consegue l’obbligo di raggiungere tassativamente i risultati e, ove questi non fossero raggiunti in tutto o in parte, scattano le responsabilità che devono giungere fino alla rescissione del contratto. Per tutti, basta lo sforamento anche di un solo mese delle spese inserite nel bilancio preventivo, che va controllato dal dipartimento regionale del Bilancio in tempo reale. Va da sé che ogni dipartimento e ogni Azienda sanitaria provinciale e ospedaliera ha il proprio bilancio fondato sul Piano industriale, che enumera la qualità e la quantità dei servizi da erogare.
E arriviamo alla terza parola chiave del nuovo corso, se ci sarà: trasparenza. Trasparenza significa che il cittadino-siciliano debba poter leggere qualunque regola, giuridica, amministrativa, procedurale o di simile natura, sui siti delle diverse branche amministrative.
Il cittadino-siciliano deve sapere quale sia il curriculum professionale di qualunque vertice, ivi compreso quello dei primari degli ospedali. Bene inteso, non la parte riguardante la professione vera e propria del medico, ma quella che fa riferimento alle capacità organizzative per rendere efficienti le persone affidate ad ognuno di essi.
Il cittadino-siciliano deve poter leggere in tempo reale bilanci e attività di ogni società partecipata da Regione ed Enti locali, i curricula e compensi di ciascun membro del consiglio di amministrazione, presidente e amministratore delegato compresi.
Attraverso la trasparenza si possono comparare i risultati di chiunque agisca nella Pubblica amministrazione, che ha l’obbligo del rendiconto ma non più a distanza di mesi, bensì in tempo reale, cioè tutte le sere. La trasparenza crea competizione essenziale per l’innovazione ed il miglioramento dei servizi pubblici.