Il martirio di Agata che si rifiutò di rinnegare il suo amore per Dio - QdS

Il martirio di Agata che si rifiutò di rinnegare il suo amore per Dio

redazione

Il martirio di Agata che si rifiutò di rinnegare il suo amore per Dio

sabato 03 Febbraio 2018

È il 5 febbraio 251 quando la giovane, dopo aver subito lo strappo dei seni, muore manifestando la sua completa dedizione a Dio. Dovette subire anche la tortura dei carboni ardenti sui quali venne fatta rotolare a corpo nudo

Si ringrazia:
– Farmacia San Giorgio
– Emmecimotors
 

 
CATANIA – Il martirio della giovane e bella Agata, appartenente ad una nobile famiglia catanese va inquadrato nel contesto delle persecuzioni contro i cristiani decretate dai diversi imperatori che nel corso della storia dell’impero romano si sono succeduti al trono.
In particolare l’imperatore Decio nel 250 emana un editto di persecuzione contro i cristiani, come risposta alla crisi che attraversava l’impero non solo dal punto di vista morale e religioso, ma anche e soprattutto politico ed economico-sociale.
 
L’editto, puntando a restaurare le antiche tradizioni, obbligava tutti i cittadini a sacrificare agli dei aderendo alla religione ufficiale al fine di ottenere protezione e ricchezza per l’Impero. Così Agata, rifiutandosi di rinnegare il suo amore per Dio, da testimonianza della sua fede imitando perfettamente Cristo ed incarnando, con il suo martirio, il significato del termine “Cristiano”, seguace di Cristo Gesù.
 
Quanto agli atti del martirio di Agata, non si possiede il testo autentico o coevo alla vicenda, ma solo descrizioni redatte molto tempo dopo. I testi agiografici siciliani infatti vengono redatti tra il V e il VI secolo, proliferando soprattutto dall’VIII. Ma Il testo più antico a noi giunto riguardo il martirio di Agata è quello latino, dipendente da un precedente in lingua greca purtoppo andato perduto, edito nel 1477 circa da Bonino Mombrizio.
 
È il 5 febbraio del 251 quando, dopo aver sopportato lo strappo dei seni ed essere gettata sui carboni ardenti, la giovane Agata muore manifestando la sua completa dedizione a Dio.
 
Il martirio si può riassumere in 4 momenti principali:
1. Arresto, interrogatorio e consegna ad Afrodisia, donna di malaffare, affinchè con lusinghe la convincesse ad abbandonare il suo credo;
2. Interrogatorio;
3. Amputazione delle mammelle e conseguente miracolo della guarigione in Carcere per opera dell’Apostolo Pietro;
4. Tortura dei carboni ardenti sui quali viene fatta rotolare a corpo nudo e trasferimento in carcere dove muore dopo aver recitato a Dio la sua preghiera:
“Signore che hai tolto da me l’amore del mondo, hai preservato il mio corpo dalla contaminazione, mi hai fatto vincere i tormenti del carnefice, il ferro, il fuoco e le catene, mi hai donato tra i tormenti la virtù della pazienza; ti prego di accogliere ora il mio spirito: perché è già tempo che io lasci questo mondo e giunga alla tua misericordia”.
 
Sepolta dalla comunità cristiana, sul suo sepolcro, la tradizione racconta, viene deposta da un giovane vestito di bianco, identificato come il suo angelo, una tavoletta che riassume il significato e il valore del suo martirio e che recita: Mentem Sanctam Spontaneam Honorem Deo Et Patriae Liberationem.
 
La città riconosce immediatamente il ruolo di protettrice alla sua concittadina: il 5 febbraio del 252 il velo che ricopre il suo sepolcro, viene portato in processione per fermare la colata lavica che impetuosa si stava dirigendo alle porte della città. Opposto il velo alla colata essa miracolosamente si fermò: per i meriti e l’intercessione di Agata, Dio ha liberato la città.
 
Il Martirio di Sant’Agata, testimonia come a Catania sicuramente dal III secolo esistesse una comunità cristiana. Prima di questo periodo infatti non ci sono fonti certe al riguardo.
 
Altra conferma proviene dal rinvenimento a Catania nel 1730 di una iscrizione datata tra la fine del III secolo e gli inizi del IV che segnalava la sepoltura di Iulia Florentina, una bambina di Ibla sepolta, per volere dei genitori, “dove sono le sepolture dei martiri cristiani”.
 
Tale iscrizione è per noi una testimonianza importantissima circa l’immediata diffusione del culto di Sant’Agata, dopo la sua morte, non solo in città, ma anche fuori dal territorio etneo. Ricordiamo a tal proposito anche l’iscrizione rinvenuta ad Ustica (Palermo), databile alla fine del III secolo dove si accenna ad una certa Lucifera morta il giorno di Agata. Circa la diffusione immediata anche in oriente interessante è la testimonianza di Metodio, Vescovo di Olimpo in Licia, morto nel 311 che nella sua opera “Simposium” fa riferimento ad Agata presentando la sua vita come modello di vita cristiana.

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