Forum con Roberto Angileri, amministratore delegato Pro.se.me s.r.l
Qual è la missione principale della sua società?
“La Pro.se.me è una s.r.l. che, nel 2006, è stata assorbita dal consorzio agrario Lombardo – Veneto, che è il più grande d’Italia per numero di dipendenti ed anche per fatturato. Oggi controlla la Pro.se me ed anche il pastificio che è in località Dittaino. Vi sono due brand :il brand che si posiziona in una fascia di mercato media , e l’altro con la pasta Dittaino che cerca di abbracciare un mercato di nicchia , anche perché la missione di questa pasta è che sia solo prodotta di grano duro italiano ed una certificazione di lega ambiente con un contenuto proteico ben definito. Però, purtroppo, come avviene per determinati prodotti di base, il consumatore spesso punta sul risparmio. Basti pensare che un kg di pasta riesce a soddisfare almeno dieci persone, quindi rispetto ad un costo medio delle altre paste, un piatto costa dieci centesimi in più, ma nonostante questo noi riusciamo a direzionare il consumatore su questa scelta: questa è la nostra missione”.
Qual è stata la ragione di questo “matrimonio”?
“Nel 2001 è venuto a mancare il titolare che aveva dato origine all’azienda, e la moglie ha ceduto le quote in prima battuta a questo gruppo Veneto Ceccato che aveva alle spalle un altro gruppo di riferimento che non ha saputo dare l’ input di start iniziale alle aziende. Dopo quattro anni è stato ceduto il pacchetto a questo consorzio che ha rilevato in pieno le società, le ha strutturate finanziariamente, e le sta promuovendo nel territorio. Oggi sia la Pro.se.me e sia il pastificio, rappresentano due perle per il consorzio perché, oltre ad essere leader indiscussi sulle sementi, in questo momento la società si sta aprendo ai mercati internazionali: Bulgaria, Algeria. Per il consorzio, la scommessa è di mandare avanti questo pastificio e far traghettare come uno dei pochi pastifici questa pasta fuori dalla Sicilia. Oggi di solito la produzione rimane all’interno del nostro bacino isolano, invece loro con questo prodotto notevolmente apprezzato nel centro- nord, sperano di conquistare delle fette di mercato”.
Chi sono i vostri principali clienti in Italia?
“C’è un comparto di 250 soggetti in Italia e praticamente avendo noi i brevetti delle migliori varietà quasi tutti sono nostri clienti. Con la ricerca in Francia e con la venuta del consorzio Lombardo- Veneto , quella che era una ricerca più per il bacino mediterraneo si sta estendendo anche al centro- nord Italia, perché anche nel nord Italia su gran temi come orzo e grani duri si sta creando un mercato interessante. Il tutto dipende da quello che poi assumerà il valore di produzione degli agricoltori. A causa dei problemi che ci sono stati nella campagna lo scorso anno, come il valore dimezzato rispetto all’anno precedente, l’aumento notevole dei mezzi tecnici per coltivare, le concimazioni, quest’anno si è assistito a un calo della superficie sul grano duro del 30% e nello stesso tempo l’attività è andata male. Di conseguenza, la produzione italiana del grano duro quest’anno sarà dimezzata rispetto all’anno scorso. Dai cinquanta milioni circa di quintali raccolti l’anno scorso, quest’anno sono tra i venticinque e i trenta. è vero però che ci sono molte scorte rimaste nei magazzini, visto che lo scorso luglio gli agricoltori, a causa dell’eccessivo costo del grano, hanno lasciato il grano in deposito, non vendendolo e aspettando che ritornasse a livelli più ragionevoli. Oggi il prezzo dipende dalla globalizzazione dei mercati: se il Messico produce bene, o il sud america produce bene, tutto l’importo del grano va in un unico mercato, che poi determina il prezzo”.
Cosa vendete nella vostra società?
“Noi siamo la prima società italiana ed europea nel settore delle sementi di grano duro, le prime quindici varietà più coltivate in Italia che già occupano il 75% del mercato totale sementi. La nostra impresa in Italia possiede il 35% circa di mercato, mentre in Sicilia siamo presenti nel 44% del mercato. Questo non è un mercato diretto ma è un mercato costruito su delle deleghe con nostri clienti. Praticamente noi ci occupiamo della ricerca a monte, poi deleghiamo i nostri prodotti che vengono distribuiti ai miei clienti. La nostra non è una struttura grandissima, siamo vicini a dieci milioni di fatturato”.
Quali sono le condizioni perchè la semina avvenga?
“La prima considerazione che si deve fare è che l’Unione europea da quest’ anno ha tolto l’aiuto alle sementi certificate, quindi l’agricoltore è di fronte ad un’ utilizzo del suo grano come ripiego aziendale, La missione di un’azienda come la nostra, è di dare al seme certificato quella valenza utile per la qualità. Se l’agricoltore decide di usare il suo seme invece di quello certificato, andrà a produrre dai cinque ai sei quintali in meno ad ettaro, perdendo centoventi euro di valore di produzione contro i quaranta che vorrebbe risparmiare. In base però al nostro contratto, oggi l’agricoltore sa che il suo grano sarà valutato su una media ufficiale. La nostra azienda da duemilacinquecento ettari per la macina in Sicilia ha raddoppiato”.