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Palermo – Si stringe la morsa del racket ma gli imprenditori si ribellano

Luca Insalaco

Palermo – Si stringe la morsa del racket ma gli imprenditori si ribellano

venerdì 15 Gennaio 2010

Luzi, comandante provinciale dei Carabinieri: “Non cedere alla paura e fidarsi delle istituzioni”. Dall’inizio dell’anno sono già una decina le denunce alle Forze dell’ordine

PALERMO – Non si arresta l’offensiva del racket in città. Se nel 2009 erano stati una trentina i commercianti che avevano denunciato altrettanti intimidazioni, dall’inizio dell’anno sono già una decina i casi segnalati alle Forze dell’ordine.  Rispetto al passato, dunque, la reazione degli operatori  commerciali non va più unicamente della ricerca del “referente di zona” per la messa a posto. Un segnale, questo, indubbiamente “incoraggiante” per Rosanna Montalto, vicepresidente di Confcommercio Palermo con delega alla Legalità, secondo la quale “la maggiore aggressività degli appartenenti alle cosiddette seconde e terze file della criminalità organizzata è finalizzata alla scalata del controllo del territorio ed a dimostrare che la macchina del racket non ha nessuna intenzione di fermarsi, anche dopo le centinaia di arresti che negli ultimi anni hanno azzerato i vertici di Cosa nostra”.
Per la professionista, tuttavia, non è il più tempo degli alibi ed è “importante non lasciarsi intimidire”. “In questo momento più che mai – osserva – chi è vittima del racket del pizzo ha un solo dovere: denunciare e collaborare con le forze dell’ordine, nulla più giustifica la paura e il silenzio, dopo gli importanti, significativi ed incessanti risultati raggiunti negli ultimi anni dallo Stato. Oggi esiste una vasta e solida rete di sostegno nelle istituzioni e nella società civile, che affianca chi denuncia permettendo di riprendere e continuare la propria attività in sicurezza dopo essere stato integralmente risarcito degli eventuali danni subiti. Confcommercio Palermo e lo Sportello Legalità della Camera di Commercio sono pronti ad assistere ed aiutare chiunque ne avesse bisogno”.
Un appello al coraggio giunge anche dal Colonnello dei Carabinieri Teo Luzi, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Palermo, che invita i commercianti a denunciare i casi d’intimidazione. “Non bisogna cedere alla paura ma affidarsi all’attività di protezione delle Forze dell’Ordine. A tal proposito – ricorda – i Carabinieri da un lato fanno quanto possibile in termini di tutela personale e patrimoniale nei confronti dei commercianti che denunciano tali eventi, e dall’altro sono impegnati nell’attività di contrasto al fenomeno che dà segni di cedimento.  Sono, infatti, molti i commercianti che hanno fatto la scelta di denunciare casi d’intimidazione e che hanno portato le Forze dell’Ordine a individuare gli autori di questi gravi fatti”.
 

 
La situazione. I casi segnalati a gennaio
 
PALERMO – Via Antonino Ugo, Corso Pisani, Corso Tukory: questa la mappa delle intimidazioni messa in atto dagli uomini del racket nel solo mese di gennaio. Il messaggio è sempre affidato alla colla nei lucchetti delle saracinesche: “La tecnica preferita dagli estorsori che, forti del buio e dell’anonimato – spiegano i Carabinieri del Comando provinciale – sperano che le vittime, ricevuto il messaggio, non denuncino l’accaduto ai Carabinieri e li cerchino per mettersi in regola” . Lunedì scorso il titolare 46enne di un esercizio commerciale in Corso Pisani ha denunciato ai Carabinieri che ignoti durante la notte avevano approfittato dell’oscurità per bloccare i lucchetti delle saracinesche del negozio, precisando di non avere mai ricevuto richieste estorsive. In via Bandiera e in corso Finocchiaro Aprile, Cosa nostra è invece tornata a danneggiare i negozi di Giovanni Ceraulo, l’imprenditore che fece condannare i suoi taglieggiatori.

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