Frutta secca con aflatossine. Produzioni siciliane penalizzate - QdS

Frutta secca con aflatossine. Produzioni siciliane penalizzate

Marina Barrera

Frutta secca con aflatossine. Produzioni siciliane penalizzate

martedì 19 Gennaio 2010

Le conseguenze della volontà dell’Unione Europea di raddoppiare il contenuto massimo ammissibile. Pistacchio di Bronte Dop e Mandorla di Avola subiscono la concorrenza sleale

PALERMO – Un rischio per i consumatori e un danno per i produttori. Sono le nocciole turche, spesso tossiche. Potrebbero arrivare in Italia con la decisione di raddoppiare il contenuto massimo ammissibile di aflatossine tossiche nella frutta secca in commercio nell’Unione Europea. E’ quanto afferma la Coldiretti, in riferimento al via libera di fatto del Consiglio Ue alla proposta della Commissione europea di innalzare i limiti attualmente in vigore in Europa, aprendo così la strada all’arrivo in Italia anche delle nocciole turche. “L’aumento dei limiti – denuncia l’associazione – serve solo a favorire le importazioni di un prodotto di bassa qualità e sicurezza, causando un rischio per i consumatori comunitari e un grave problema per i produttori italiani, che subiscono una concorrenza sleale da parte di Paesi dove non solo non si applicano pratiche agronomiche corrette, ma si utilizzano fitofarmaci vietati in Europa”.
Il danno e la beffa per i produttori siciliani, e non solo, che nel mercato della frutta secca offrono prodotti di alta qualità. L’Isola difatti è una delle quattro regioni, insieme a Lazio, Piemonte e Campania, in cui si concentra la produzione di nocciole; in zone spesso difficili, collinari, a rischio di dissesto idrogeologico, e dove la produzione rappresenta una importante voce dell’economia. Basti pensare, in particolare guardando al mercato della frutta secca siciliano, alle mandorle di Avola e ai pistacchi di Bronte, questi ultimi ora diventati prodotti Dop. Come si legge sul sito del pistacchio di Bronte, la produzione biennale media siciliana è di circa 16.000 quintali di prodotto sgusciato, l’80% dei quali viene esportato all’estero, mentre il 20% trova impiego nell’industria nazionale.
Dunque l’Italia, primo produttore comunitario di nocciole, con 1,1 milione di quintali di prodotto coltivato su 68.000 ettari, seguita dalla Spagna, potrebbe subire la concorrenza sleale della Turchia. Ma non è solo questa la preoccupazione: la Turchia è il più grande produttore mondiale di nocciole (78%), con una nocciola su tre utilizzata dall’industria italiana. Nei primi nove mesi del 2009 – fa sapere Coldiretti – ben 56 partite di nocciole provenienti dalla Turchia sono risultate contaminate in diversi stati dell’Unione Europea. Un rischio per la salute. Il consumo di nocciole, e di frutta in guscio in generale, è rilevante in Italia, considerato che – sottolinea Coldiretti – sono presenti oltre che nelle note creme alla nocciola, in biscotti, wafer, merendine, barrette energetiche, muesli e yogurt. Questi prodotti sono entrati a far parte delle abitudini alimentari dei consumatori, soprattutto tra i giovani ed i bambini, che oltretutto risultano quelli maggiormente esposti, in virtù anche del loro basso peso corporeo.
La procedura comunitaria prevede che sulla decisione si esprima con proprio parere anche il Parlamento europeo. “Pertanto – afferma la Coldiretti – l’obiettivo delle forze politiche e di rappresentanza deve essere indirizzato verso una giusta sensibilizzazione degli europarlamentari, perché venga sovvertita una decisione che è pericolosa per i cittadini e negativa per le imprese comunitarie”.
 

 
Legambiente e Difesa del cittadino: “Sicurezza alimentare a rischio”
 
ROMA – Le esigenze commerciali, talvolta, vengono prima della tutela della salute pubblica. Sui rischi di innalzare i limiti di aflatossine nella frutta secca per il consumatore intervengono Legambiente e il Movimento Difesa del Cittadino: “Le aflatossine, presenti nella frutta secca sono assolutamente note per le loro proprietà genotossiche e cancerogene, per questo – affermano – è necessario mantenere il più possibile bassa la soglia consentita in questi alimenti.”. L’appello delle due associazioni è rivolto al Parlamento Europeo che dovrebbe pronunciarsi sulla questione entro i prossimi tre mesi. Eppure la pericolosità delle aflatossine è accertata. Lo confermano i dati di “Italia a tavola 2009”, il rapporto sulla sicurezza alimentare di Mdc e Legambiente: secondo il sistema di allerta comunitario sono le micotossine (785) i contaminanti principalmente riscontrati nella frutta secca. Si tratta soprattutto di aflatossine (782), seguite da problematiche microbilogiche. Dei 785 prodotti della categoria frutta secca, notificati per micotossine, 200 sono originari della Turchia, 167 della Cina, 164 dell’Iran e 69 degli USA.
Valeria Zingale

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