Cresce il ricorso all’usura da parte delle imprese isolane - QdS

Cresce il ricorso all’usura da parte delle imprese isolane

Rosalba Mancuso

Cresce il ricorso all’usura da parte delle imprese isolane

martedì 19 Gennaio 2010

La causa del ricorso al prestito in nero è legata alle ormai storiche difficoltà di accesso al credito bancario. Vittime sono le piccole aziende con un indebitamento medio di 40/50 mila euro

PALERMO – Nel corso della grave crisi economica globale il ricorso all’usura da parte delle imprese siciliane è cresciuto.
Un terzo delle imprese cadute nella rete del “prestito a strozzo”, avrebbe la propria attività nell’Isola. Sono alcune delle osservazioni fornite da Rosanna Montalto, responsabile dello Sportello per la Legalità della Camera di Commercio di Palermo. Da reato sommerso e, quasi, meno rilevante rispetto all’estorsione, l’usura è diventata, oggi, un  fenomeno di massa a cui  imprese e  famiglie ricorrono con sempre maggiore frequenza, perché esposte ad un progressivo e vertiginoso calo della liquidità.
La categoria di imprese vittima dell’usura è quella delle piccole, piccolissime aziende, commerciali ed artigianali. Il loro indebitamento medio si aggira attorno ai  40, 50 mila euro, secondo i dati statistici dell’Associazione Contribuenti.it. La causa del ricorso al prestito “in nero” da parte del piccolo imprenditore siciliano è legata alle ormai storiche difficoltà di accesso al credito bancario. A Palermo, negli ultimi due-tre anni, sono 250 le imprese vittime di usura che si sono rivolte allo Sportello per la Legalità. Ma anche Messina e provincia vivono il dramma del ricorso al credito illegale, come risulta dall’ultimo rapporto di SOS Impresa. Il dato preoccupante, non sta solo nell’aumento del ricorso all’usura, ma anche nel progressivo calo delle denunce. La Sicilia è la regione del Sud con il minor numero di denunce, ( 4° posto rispetto a Molise, Campania e Calabria).
 
La nostra Isola occupa la quarta posizione anche come rischio usura che vede al primo posto la Campania (+73%), mentre in Sicilia si è registrato un + 43%. Questi i dati forniti da Andrea Colucci, responsabile Legalità e Sicurezza della Confcommercio Nazionale. Nell’ultimo anno sono anche cresciute le pratiche di erogazione degli aiuti a favore delle vittime di usura siciliane. Nel 2009 il Comitato Nazionale Antiusura ha deliberato 26 pratiche per un totale di quasi tre milioni di euro. Nel 2008 ne erano state approvate 13. Le testimonianze degli imprenditori siciliani,  vittime di questo reato odioso, convergono, però, nella posizione di evitare la denuncia o di essersi pentiti di averlo fatto. I motivi dell’infelice decisione,  vengono spiegati dalla responsabile dello Sportello per la Legalità Rosanna Montalto e dagli operatori della Fondazione Antiusura Padre  Pino Puglisi Onlus.
Dalla denuncia, all’erogazione degli aiuti economici, trascorrono, in media, tre anni, a cui si aggiunge la sospensione dei vantaggi fiscali previsti dalla legge 44/99 per chi viene riconosciuto vittima e beneficiario dei Fondi di Solidarietà che, però, vengono erogati a saldo solo dopo la fine del procedimento giudiziario. Si crea così un circolo vizioso che rischia di mettere l’imprenditore in serie difficoltà finanziarie perché, materialmente, ha diritto ai fondi, ma, concretamente, non li riceve in tempi brevi.
Caso emblematico quello dell’imprenditore palermitano Ignazio La Barbera, che dopo aver denunciato gli usurai vede all’asta, la sua casa, ipotecata per aver chiesto alla banca un prestito per pagare i suoi aguzzini. I procedimenti per usura, inoltre, sono più lunghi, rispetto a quelli di estorsione.
 


L’approfondimento. Esiste anche un’usura dei “colletti bianchi”
 
Sul calo delle denunce pesa anche il rapporto psicologico tra vittime e carnefici.  Quest’ultimi, rappresentano, almeno all’inizio, una vera e propria ancora di salvezza per uscire immediatamente da preoccupanti situazioni debitorie, salvo accorgersi, dopo le minacce, di essere caduti in una trappola infernale. “ Fino a quando l’usura sarà percepita come il miglior amico dell’impresa – avverte Rosanna Montalto – le prospettive di crescita e di riscatto della nostra terra, saranno molto basse”. Fino al 2000 l’usuraio isolano era prevalentemente legato ai clan mafiosi, poi, è diventato una realtà a parte e collaterale al business mafioso. Lo rileva l’Associazione Antiusura Padre Pino Puglisi Onlus. Dai casi pervenuti all’associazione messinese, è emerso che esiste anche un’usura “dei colletti bianchi”. Soggetti insospettabili del mondo finanziario, sono, spesso, stati accusati del reato di strozzinaggio. L’usura siciliana, insomma, è sempre  meno“cravattara” e più finanziaria. Con il ricorso agli assegni in garanzia, l’usuraio, inoltre, può applicare un tasso di interesse tra il 120 ed il 240%. (rb)

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