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Web: furti da conti bancari, i capi della banda agivano dai domiciliari

Web: furti da conti bancari, i capi della banda agivano dai domiciliari

martedì 08 Maggio 2018

Lo hanno scoperto i carabinieri di Messina. Si tratta di due fratelli di Reggio Calabria che erano stati arrestati per un'inchiesta analoga. Ramificazioni anche all'Aquila. Inconsapevoli collaboratori arruolati attraverso una finta agenzia di recupero crediti

Era Giuseppe Cesare Tricarico, calabrese, la mente della banda di cyber criminali scoperta dai carabinieri di Messina che hanno arrestato cinque persone per una maxitruffa informatica a correntisti di banche online.
 
Tra gli indagati anche il fratello Davide.
 
Entrambi operavano nonostante fossero agli arresti domiciliari per un’inchiesta analoga della procura di Reggio Calabria.
 
Gli altri arrestati sono Nicola Ameduri e Nicodemo Porporino, anche loro calabresi.
 
Della banda faceva parte anche Antonello Cancelli, residente nella provincia dell’Aquila.
 
Gli indagati ponevano massima attenzione nel non utilizzare mai i propri nomi per compiere attività riconducibile ai reati commessi, controllavano con maniacale attenzione le proprie autovetture temendo che vi fossero delle cimici, avendo cura di non utilizzare mai schede telefoniche a loro riconducibili.
 
Uno dei metodi posti in atto per sottrarre denaro alle vittime era quello di simulare l’esistenza di un SDD a loro carico. SDD è l’acronimo di SEPA Direct Debit: si tratta di uno strumento SEPA per l’incasso pre-autorizzato su mandato all’addebito richiesto dal debitore a favore di un suo creditore.
 
In soli pochi mesi di indagine è stato documentato un vorticoso giro di SDD messi all’incasso, 124 in uso solo giorno per un contro valore di quasi 200 mila euro.
 
Nello schema di SEPA Direct Debit (SDD) il mandato è il contratto con il quale il debitore fornisce due distinte autorizzazioni.
 
Autorizza il creditore a disporre uno o più addebiti a valere sul proprio conto.
 
Autorizza anche la propria banca ad addebitare il conto in base alle istruzioni fatte arrivare tramite il creditore.
 
Le indagini hanno permesso di accertare come Tricarico, sempre utilizzando le false identità, arruolasse inconsapevoli collaboratori a cui affidava il compito di processare i mandati SDD facendo loro credere di essere il responsabile di un’agenzia di recupero credito cui vari soggetti (istituti bancari, Agenzia delle Entrate e Tribunali).
 
Questi collaboratori avrebbero dovuto istruire digitalmente l’iter degli SDD, acquisire sui loro conti correnti i pagamenti dei debitori e, trattenuta la loro commissione, rigirare sui il denaro sui conti indicati da Tricarico.

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