Corruzione: arresto Montante, Venturi e Cicero grandi accusatori - QdS

Corruzione: arresto Montante, Venturi e Cicero grandi accusatori

Corruzione: arresto Montante, Venturi e Cicero grandi accusatori

lunedì 14 Maggio 2018

I testimone chiave dell'inchiesta sono due ex amici di Montante - uno ex assessore regionale e l'altro un tempo al vertice dell'Irsap -, che con Ivan Lo Bello gestirono la "svolta legalitaria" di Confindustria

Si chiamano Marco Venturi e Alfonso Cicero: sono due uomini "chiave" dell’inchiesta della Dda di Caltanissetta che ha portato all’arresto per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione l’ex responsabile legalità di Confindustria e numero uno degli industriali in Sicilia, Antonello Montante.
 
Con le testimonianze rese ai pm da Venturi e Cicero, l’indagine, come si legge nell’ordinanza del gip di oltre 2.500 pagine, si è allargata su aspetti nuovi legati alla creazione di un "sistema di potere" e relazioni tra imprenditori, politici, uomini dei servizi segreti e forze dell’ordine, rispetto al filone originario che si basava sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.
 
Venturi faceva parte del gruppo, con in testa Ivan Lo Bello e Antonello Montante, che nel 2012 gestì la svolta legalitaria di Confindustria in Sicilia.
 
Anni di battaglie contro il pizzo che consentirono a Confindustria di riaffermarsi nell’isola dopo anni bui segnati dalle inchieste giudiziarie che travolsero l’associazione degli industriali.
 
Sotto i governi di Raffaele Lombardo e parte in quello di Rosario Crocetta, Venturi fu assessore regionale alle Attività produttive, proprio in quota Confindustria.
 
E’ dopo la fuga di notizia sull’inchiesta a carico di Montante, che Venturi comincia a nutrire dubbi su Montante.
 
Si sente "strumentalizzato", comincia ad avere paura. Ne parla con i collaboratori più stretti, tra cui Cicero, un geometra al quale era stata affidata la guida dell’Irsap, Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive che per legge acquisiva la gestione delle aree industriali nell’isola.
 
Cicero aveva avviato una incisiva azione di legalità nelle aree, denunciando un sistema di corruzione e coinvolgendo dirigenti e funzionari pubblici.
 
I due vengono intercettati dai pm che indagano su Montante, dicono di temere le ritorsioni di Montante che ai suoi ripete: "Se muoio io distruggo tutto".
 
E in un’intercettazione, gli investigatori, scoprono, ascoltando Venturi, che Montante avrebbe fatto preparare un dossier di 500 pagine contro quelli che riteneva suoi nemici.
 
Quando Venturi viene a sapere che Montante aveva fatto installare un sistema audio-video per spiare le attività nella sede della Confindustria centro Sicilia, guidata proprio dall’ex assessore, decide di prendere definitivamente le distanze.
 
Lo fa con un’intervista a La Repubblica insieme a Cicero, che intanto viene fatto fuori dall’Irsap e teme per la sua incolumità.
 
I due il giorno dopo si recano in Procura.
 
Dai pm si recheranno tante volte, riempiendo pagine di verbali. Venturi si recherà pure a Roma per essere ascoltato dalla commissione nazionale Antimafia.
 
Diventa così il principale accusatore di Montante.
 

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