Paesi Bassi (con il 5,3% di disoccupati) e Danimarca (7,6%) in Europa, ma anche la Provincia autonoma di Bolzano (6%), per restare nel nostro Paese, sono lontanissime.
Eppure solo qualche mese fa Confartigianato denunciava l’esistenza di trentamila posti liberi in tutta Italia ma poco graditi ai giovani. 30.750 posti di lavoro liberi in tuto il Paese e migliaia di aziende in ginocchio perché trovare manodopera specializzata è diventata una chimera.
Dovrebbe aprire entro il primo semestre del 2011 il punto vendita Ikea di Catania. Questo darà lavoro a circa 350 persone (250 collaboratori diretti e 100 lavoratori dell’indotto). La raccolta delle candidature dovrebbe partire a metà del 2010 e verrà attivata attraverso una pagina appositamente dedicata e ospitata sul sito www.ikea.it.
Ancora più recente la notizia della prossima apertura (entro il 2011) della maxi fabbrica di pannelli fotovoltaici a Catania che darà lavoro a 1.400 persone (700 diretti e altrettanti per l’indotto).
Ma per non guardare troppo avanti nel tempo, il solo franchising (31 i franchisor rilevati dall’Osservatorio permanente di Assofranchising rispetto ai 227 della Lombardia), a pieno regime potrebbe dare occupazione a circa 10.000 persone, basti pensare che per aprire un punto vendita bastano circa 20.000 euro.
Mille sono i posti di lavoro che è possibile leggere nelle bacheche dei Centri per l’impiego sparsi un po’ in tutta l’Isola. Altre mille le opportunità scovate nei siti internet di ricerca di lavoro (Monster, Infojobs, ecc); cinquecento invece i posti di lavoro che è possibile trovare grazie alle agenzie di lavoro interinale presenti sul territorio.
Ma allora perché si continua a restare con le mani in mano o nella migliore delle ipotesi si è costretti ad emigrare lontano dalle proprie radici?
Anziché fare come le brave formiche laboriose che mettono da parte mollichina dopo mollichina (autoformazione, acquisizione di nuove competenze, studio delle lingue straniere, del linguaggio dell’informatica) per il periodo invernale (il periodo di crisi che è già arrivato) imitano la cicala, sperperando risorse (tempo) e denaro in attività poco utili. A questa diffusa mentalità si aggiunga che i giovani siciliani trovano grossi ostacoli in un sistema che non funziona, primo fra tutti una formazione professionale sempre lontana dal mercato del lavoro.