Depressione, il male oscuro più diffuso tra i cittadini meno abbienti e istruiti - QdS

Depressione, il male oscuro più diffuso tra i cittadini meno abbienti e istruiti

redazione

Depressione, il male oscuro più diffuso tra i cittadini meno abbienti e istruiti

giovedì 09 Agosto 2018

Secondo l’Istat nel 2015 ne hanno sofferto quasi 3 milioni di italiani (il 5% degli over 15). In un anno circa 800 mila persone prese in carico dai Dipartimenti di salute mentale 

ROMA – La depressione è il disturbo mentale più diffuso: l’Istat stima che in Italia superino i 2,8 milioni (5,4% delle persone di 15 anni e più) coloro che ne hanno sofferto nel corso del 2015 e siano 1,3 milioni (2,5%) coloro che hanno presentato i sintomi della depressione maggiore nelle due settimane precedenti l’intervista.
 
Rispetto alla media dei Paesi europei, in Italia la depressione è meno diffusa tra gli adulti e tra i 15-44enni (1,7% contro 5,2% media Ue28) mentre per gli anziani lo svantaggio è di tre punti percentuali. La depressione è spesso associata con l’ansia cronica grave. Si stima che il 7% della popolazione oltre i 14 anni (3,7 milioni di persone) abbia sofferto nell’anno di disturbi ansioso-depressivi.
 
Al crescere dell’età aumenta la prevalenza dei disturbi di depressione e ansia cronica grave (dal 5,8% tra i 35-64 anni al 14,9% dopo i 65 anni). Rispetto agli uomini, lo svantaggio delle donne emerge in età adulta e si acuisce oltre i 65 anni di età. I disturbi ansioso-depressivi si associano a condizioni di svantaggio sociale ed economico: rispetto ai coetanei più istruiti, raddoppiano negli adulti con basso livello di istruzione e triplicano (16,6% rispetto a 6,3%) tra gli anziani, fra i quali risultano però meno evidenti i differenziali rispetto al reddito.
 
In Italia nell’anno scolastico 2016/2017 i due terzi degli alunni con disabilità nelle scuole di ogni ordine e grado presenta una disabilità di tipo intellettivo (oltre 170mila alunni). Si stima che i minori con disturbi mentali dell’età evolutiva ospiti dei presidi residenziali siano 11 su 100 mila minori residenti.
 
Per la salute mentale è rilevante la condizione lavorativa: inattivi e disoccupati tra i 35-64 anni riferiscono più spesso disturbi di depressione o ansia cronica grave (10,8% e 8,9%) rispetto ai coetanei occupati (3,5%).
 
Il numero medio di giornate di assenza dal lavoro è tre volte superiore tra gli occupati se affetti da depressione o ansia (18 giorni contro 5 giorni nell’anno). Con riferimento alle dipendenze, nel 2016 i ricoveri per diagnosi droga-correlata sono 108 ogni milione di residenti (pari a 6.575, +10% rispetto al 2015), in aumento nell’ultimo triennio soprattutto tra i giovani di 15-34 anni.
 
Con l’invecchiamento della popolazione, la malattia di Alzheimer e le demenze sono diventate patologie rilevanti per la salute pubblica. Si stima che circa il 4,7% della popolazione anziana ne sia affetta, in particolare le donne ultraottantenni (14,2%). Queste due malattie figurano tra le cause di morte in oltre 52 mila casi all’anno di decessi di anziani. Il tasso di mortalità per suicidio in Italia è pari a 6 per 100 mila residenti (più basso della media europea, pari a 11 per 100 mila).
 
Tale quota aumenta con l’età, passando da 0,7 nei giovanissimi (fino a 19 anni) a 10,5 negli anziani, con valori quattro volte maggiori nei maschi rispetto alle femmine. Nella classe di età tra i 20 e i 34 anni, il suicidio rappresenta una rilevante causa di morte (12% dei decessi).
 
Nel 2016 circa 800 mila persone di 18 anni e più (161 per 10mila residenti) hanno ricevuto trattamenti nei servizi dei Dipartimenti di salute mentale (Dsm). Tra gli uomini adulti il principale disturbo è la schizofrenia e altre psicosi funzionali; nelle donne le sindromi nevrotiche e somatoformi e, dopo i 35 anni, la depressione; tra gli anziani la depressione.

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