L’assessore all’Energia rivendica allo Stato il risarcimento per lo sconquasso ambientale e clinico. No al nucleare, riemerge la questione irrisolta: “Inquinamento sulla pelle dei siciliani”
PALERMO – Continuano i round sul nucleare tra Regioni e Governo, ma è la Sicilia a spingersi oltre inquadrando la querelle nell’ambito della politica energetica. L’assessore regionale all’energia Pier Carmelo Russo si è presentato mercoledì scorso alla conferenza Stato-Regioni alzando il tiro verso la situazione energetica dell’Isola.
L’assessore, forte del mandato ottenuto da un ordine del giorno votato unanimemente all’Ars in merito al rifiuto di costruzioni di impianti sul suolo siciliano, è passato dal nucleare alla richiesta di risarcimento danni in seguito alle conseguenze ambientali e cliniche prodotte dalla presenza di impianti industriali ad altissimo impatto negativo come quelli di Priolo, Gela e Milazzo. Diversi lavori scientifici, dall’Organizzazione mondiale della sanità ai dati raccolti nei diversi registri dei tumori fino agli studi dell’Ebm (Evidence Based Medicine), sottolineano “i gravi effetti – ha dichiarato Russo – sui livelli di salubrità collettiva e sulle condizioni individuali, dei quali allo stato non è data la possibilità di prevedere l’ulteriore durata”. Una realtà che purtroppo ha inciso e continua ad incidere sulla pelle dei siciliani, nonostante i programmi di bonifica che erano già stati preventivati da un decennio, e che ancora si trovano all’anno zero o quasi. “Non è anzi escluso – ha proseguito l’assessore – che fenomeni patogeni particolarmente gravi possano acquisire carattere di permanenza, ove incidano a livello genetico. La Sicilia e i siciliani hanno sopportato e sopportano in sostanza, nell’interesse nazionale, un peso che non può rimanere estraneo al dibattito sull’energia nucleare”.
Ma il fermo rifiuto del nucleare, di cui si è anche fatto paladino lo stesso Raffaele Lombardo “convinto” dal palese voto dell’Ars, passa per ragioni di sicurezza dei cittadini. Non dimenticando che l’Isola è una zona ad alto rischio sismico, soprattutto nella fascia orientale, si dovrebbe cominciare a pensare, secondo Russo, ad uno snellimento degli impianti inquinanti già presenti. “Si creerebbe – ha spiegato Russo – infatti una condizione di sovrapposizione nel territorio simile a quella dell’equipaggio troppo numeroso che esporrebbe la Sicilia a una intollerabile condizione di rischio aggiuntivo e di occupazione territoriale sostanzialmente non governabili”. Quindi appare necessaria una programmazione a lungo periodo per rilanciare la sostenibilità ambientale dell’isola passando al “risarcimento dovuto ai siciliani per la maggiore spesa sanitaria sopportata, per il disagio territoriale e per i danni ambientali subiti”.
Sui termini del risarcimento, vista la responsabilità oggettiva delle Raffinerie, l’assessore fa riferimento alle accise da cui dovrebbero arrivare i soldi per le casse della Regione in quanto “il risarcimento dovuto ai siciliani per la maggiore spesa sanitaria sopportata, per il disagio territoriale e per i danni ambientali subiti”.
Da Legambiente giunge il commento di Enzo Parisi sulla questione. “Il denaro è importante ma non è certo determinante, perché non finirà direttamente nelle tasche dei siciliani, ma da oggi in poi avremo bisogno di una Regione che faccia il cane da guardia del suolo".
Soltanto Lombardia, Veneto e Friuli disponibili ad ospitare le centrali
ROMA – Centrali nucleari? No, grazie. Hanno risposto così i governatori al piano del governo di costruzione di nuovi siti nucleari. Un parere, quello negativo, espresso a maggioranza l’altro ieri nel corso della conferenza delle Regioni, cui non hanno dato il loro placet solo la Lombardia, il Veneto e il Friuli. Ma il governo replica: "il parere delleRegioni non è vincolante, noi andiamo avanti" afferma il sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia.
Un piano, quello nucleare, che secondo i presidenti delle Regioni è sbagliato nel merito e nel metodo, tanto che 11 sono le Regioni che hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale rilevando profili di incostituzionalità nello schema presentato dall’esecutivo.
“Il parere negativo, ma non vincolante, della Conferenza delle Regioni sul decreto legislativo per il rientro dell’Italia nel nucleare conferma un atteggiamento pregiudizialmente negativo nel confronto sul futuro energetico del Paese": è il commento del sottosegretario Saglia, secondo il quale "il testo approvato dal Governo sia del tutto rispettoso delle prerogative delle Regioni, chiamate ad esprimere un’intesa sulle localizzazioni degli impianti, esattamente come oggi è previsto per tutte le installazioni energetiche di interesse nazionale. Questa previsione potrebbe far venir meno il motivo principale dei ricorsi delle Regioni in Corte Costituzionale”.