Un Ponte... per lo sviluppo della Sicilia - QdS

Un Ponte… per lo sviluppo della Sicilia

Un Ponte… per lo sviluppo della Sicilia

lunedì 10 Settembre 2018

Da Copenaghen a Istanbul, esempi d’infrastrutture strategiche per il potenziamento del tessuto produttivo e delle aziende locali. Per l’Isola calamita per i traffici e i miliardi che passano da Suez. Da sempre oggetto del contendere politico. Ora è il momento del fare. Su Change.org petizione online del QdS

Gli italiani fanno i ponti, ma non in Italia. Cinque dei ponti più all’avanguardia del mondo – recenti, in fase di ricostruzione, da inaugurare e di diverse tipologie costruttive – dimostrano la possibilità di coniugare lunghezza, sicurezza contro i rischi naturali ed esigenze ambientali. Un impegno che, declinato in Sicilia, potrebbe riportare la nostra area al centro dei traffici economici del Mediterraneo e avvicinare le imprese isolane, da sempre penalizzate, ai ricchi mercati europei. Per riconsegnare ai siciliani la possibilità di decidere e promuovere la costruzione di un’infrastruttura strategica, la cui assenza li ha emarginati dai più importanti traffici economici, il Quotidiano di Sicilia ha lanciato una petizione online (la trovate su change.org) che spiega nel dettaglio le ragioni della costruzione per l’area dello Stretto, ma, più in generale, anche per l’intera Isola.
 
Cinque ponti di “successo” nel mondo. Un impegno che, declinato in Sicilia, potrebbe riportare la nostra area al centro dei traffici economici del Mediterraneo e avvicinare le imprese isolane, da sempre penalizzate, ai ricchi mercati europei. Ve li presentiamo.
 
Ponte di Øresund. Sono passati otto anni dall’inaugurazione del ponte di Øresund che collega Copenaghen, in Danimarca, a Malmö, in Svezia. Una struttura lunga 15,9 chilometri (tunnel sottomarino, 7,8 chilometri di ponte e isola artificiale di 4 chilometri nel mezzo dello stretto), con percorsi stradali e ferroviari, e una campata centrale di circa 490 metri. Costruito in appena 5 anni, tra il 1995 e il 2000, è stato un elemento determinante nel grande sviluppo avuto dalla capitale danese negli ultimi anni perché ha permesso di migliorare i viaggi quotidiani dei cittadini e ha reso più immediata e fluida anche la circolazione delle merci, consentendo l’ampliamento del mercato nordeuropeo.
 
Lo Storstrøm bridge. Restiamo in Danimarca. Il vecchio Storstrøm bridge, con percorsi stradali e ferroviari, che attraversa lo stretto di Storstrømmen situato tra due isole danesi, venne costruito tra il 1933 e il 1937 e attualmente consente il passaggio di auto, pedoni, veicoli e treni. L’infrastruttura, però, sarebbe pronta per andare in pensione, grazie agli italiani. È stata un’impresa del Belpaese, infatti, Itinera del Gruppo Gavio, in alleanza con il gruppo Condotte e con Grandi Lavori Fincosit, ad aver sottoscritto, lo scorso febbraio, un contratto da 277 milioni di euro per la progettazione e realizzazione del nuovo Storstrøm Bridge. L’accordo, firmato con la Danish Road Directorate del Ministero dei Trasporti danese, prevede la costruzione di un’infrastruttura stradale e ferroviaria di 6,5 chilometri e larga 24 metri che avrà anche una corsia riservata a pedoni e bici. Conclusione dei lavori prevista per il 2022.
 
 
Ponte di Hardanger. Non ci spostiamo dai Paesi Scandinavi per raccontare un’altra delle meraviglie infrastrutturali di quelle terre. Il ponte sospeso di Hardanger attraversa il terzo più grande fiordo del pianeta, riducendo i tempi di collegamento tra Oslo, capitale del Paese, e Bergen, uno dei più importanti centri turistici. Sorto in sostituzione del vecchio servizio dei traghetti, è lungo 1,3 chilometri, largo 20 metri, ed è stato realizzato nel giro di quattro anni, cioè dal 2009 al 2013, per essere inaugurato nel 2014. Costato circa 250 milioni di euro, il Ponte ha ricevuto il contributo di molte imprese internazionali, anche cinesi.
 
 
I ponti sul Bosforo. Sono diversi i ponti che svettano sul Bosforo e che hanno permesso di unire Europa e Asia, rendendo Istanbul uno snodo fondamentale di collegamento e passaggio. Anche in questo caso ci sono state imprese italiane coinvolte, come il gruppo Astaldi (la crisi turca ha bloccato la cessione della concessione prevista dalla società proprio in questi mesi), che è stato protagonista del terzo ponte sul Bosforo, quello inaugurato nell’agosto del 2016. Si tratta dell’opera più complessa, sia per la sua larghezza da record del mondo (59 metri), che per la ferrovia (1,4 km) e per l’altezza delle torri (322 metri).
 
Il ponte più lungo del mondo in Cina. Misura 55 chilometri, collega tre città (Hong Kong, Zhuhai e Macao) e taglia i tempi di percorrenza del 75%. La splendente Cina, ormai alfiere di record e di opere infrastrutturali all’avanguardia, dimostra ancora una volta di essere in grado di investire e di farlo bene: circa 20 miliardi di dollari stimati, più di otto anni per realizzarlo, e resistenza ai terremoti fino a 8 gradi della scala Richter. Battuto il vecchio Jangzhous Bay Bridge, che misurava “soltanto” 36 chilometri. Restano perplessità, tuttavia, sull’iter di costruzione – problematiche burocratiche e di altra natura – mentre la sua inaugurazione è stata posticipata diverse volte, l’ultima ad agosto.
 

 
Petizione del QdS su Change.org per la costruzione del Ponte sullo Stretto
 
PALERMO – Tra i tanti ponti del mondo reale, ce n’è uno che esiste soltanto nel mondo dei sogni. È il Ponte sullo Stretto, oggetto misterioso di svariati governi, amato e odiato, programmato e annullato, mai esistito eppure già costato diverse centinaia di milioni ai contribuenti tra potenziali penali, funzionamento della Società Ponte sullo Stretto e opere propedeutiche.
 
Di questo ponte mai esistito, eppure già pagato, ci sono anche misure e cifre: il vecchio progetto del ponte sospeso più lungo del mondo che si trova nel database Silos (sistema informativo legge opere strategiche) prevede una “campata centrale unica di lunghezza” di 3,3 chilometri e una sezione stradale dell’impalcato composta da tre corsie per ogni carreggiata (due di marcia ed una di emergenza), mentre “la sezione ferroviaria comprende due binari con due marciapiedi laterali pedonabili”.
 
Comprese nel progetto anche le “opere di raccordo stradale e ferroviario sui versanti calabrese e siciliano (circa 40 km), in massima parte in galleria, per assicurare il collegamento del ponte al nuovo tracciato dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria ed alla prevista linea ferroviaria AV/AC Napoli-Reggio Calabria, da un lato, e alle tratte autostradali Messina-Catania e Messina-Palermo nonché alla prevista nuova stazione ferroviaria di Messina, dall’altro”.
 
Secondo gli esperti, lo Stato avrebbe potuto limitarsi a finanziarie il progetto per 2-3 miliardi, e poi agire tramite il coinvolgimento di altri soggetti.
 
Per riconsegnare ai siciliani la possibilità di decidere e promuovere la costruzione di un’infrastruttura strategica, la cui assenza li ha emarginati dai più importanti traffici economici, il Quotidiano di Sicilia ha lanciato una petizione online (la trovate su change.org) che spiega nel dettaglio le ragioni della costruzione per l’area dello Stretto, ma, più in generale, anche per l’intera Isola.
 

 
Cateno De Luca: “Ponte indispensabile per noi”
 
Il ponte sullo Stretto, il sindaco Cateno De Luca lo vuole fare, ed ha chiesto di essere il primo firmatario della petizione che il QdS avvierà sulla piattaforma Change.org “Come abbiamo fatto per le altre tematiche anche sulle infrastrutture vogliamo avviare un confronto serrato con il Governo nazionale e regionale. Il Ponte per noi è indispensabile per liberare la città dalla schiavitù del traffico continuo di tir e auto, una schiavitù che ha costi ingenti per la manutenzione di strade e viadotti ma anche in termini di danni ambientali. La riqualificazione di tutto il contesto urbano passa attraverso la realizzazione del Ponte con tutte le strutture compensative che erano previste. Collegamenti efficienti, con un trasporto ferroviario degno di questo nome, passano attraverso la realizzazione del Ponte. Un’opportunità di rilancio economico per la città e la Sicilia che può conquistare finalmente un ruolo centrale nel Mediterraneo”. Ma come reperire le risorse? “I finanziatori li possiamo anche trovare, anzi abbiamo già qualche discussione, è ovvio che sto lavorando per priorità ed emergenze. Me ne occuperò fattivamente tra un anno, ho bisogno di 12 mesi per portare alla normalità la città. In una città martoriata come Messina, non amministrata da anni, parlare di Ponte, rispetto al disastro complessivo urbano e sociale, diventa un elemento di disturbo per gli stessi cittadini a cui mancano i servizi elementari. In questa fase non ho avviato il ragionamento perché devo restituire fiducia alla città e portarla a pretendere questo salto di qualità che è indispensabile”.
 
Lina Bruno

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