Ddl "Spazza corrotti" ma senza scopa - QdS

Ddl “Spazza corrotti” ma senza scopa

Carlo Alberto Tregua

Ddl “Spazza corrotti” ma senza scopa

martedì 11 Settembre 2018

Nucleo anti-corruzione e reato di disservizio

La corruzione è dilagata nelle maglie dello Stato, delle Regioni, delle Province, dei Comuni e di altri Enti pubblici. è dilagata anche in tutte le Partecipate pubbliche, che sono circa 8 mila in tutto il Paese.
Anche i bravi e onesti dirigenti e dipendenti pubblici subiscono l’assalto di questo morbo, che è diventato più pericoloso dell’organizzazione criminale. Ricordiamo che quest’ultima è già mappata dalle Forze dell’ordine, la corruzione invece è ignota perché si inserisce come i vermi in ogni più piccolo anello del sistema pubblico.
Il Governo Monti, con la Legge 190/2012, istituì l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) e poi Matteo Renzi, nel 2014, nominò come presidente il magistrato Raffaele Cantone. Siamo stati tra i primi a fare un ampio forum con lui, pubblicato il 21 aprile 2015. Ci diceva che nella sua struttura vi erano 150 persone, ma il suo grande timore era che gli avrebbero riversato migliaia di casi con l’unica conseguenza di soffocare l’attività dell’Anac.
 
La corruzione è un cancro pericoloso perché falsa il mercato, fa prevalere i furbi sugli onesti, impedisce ai bravi di prevalere: insomma, favorisce le qualità negative che in una Comunità dovrebbero essere isolate e invece, come stanno le cose ora, si diffondono.
La criminalità organizzata ha capito che il miglior business è nelle commesse pubbliche, infrastrutture, beni e servizi. Commesse pubbliche per le quali le amministrazioni spendono alcune centinaia di miliardi,. Cosicché pur senza avere l’appellativo di mafiosa, l’associazione per delinquere si sta diffondendo sempre di più, organizzata da persone insospettabili fra cui imprenditori, professionisti, dirigenti pubblici e privati, politici e via enumerando.
La corruzione è la strada più breve per fare affari malavitosi, aiutata dal folle desiderio di gran parte della gente che vuole incassare denaro senza meritarlo e pertanto chiude uno o due occhi su quello che dovrebbe fare e non fa.
La capillarità di questo cancro deve essere combattuta all’interno di ogni Ente pubblico, di qualunque livello. L’intervento postumo della magistratura non può risolvere il problema.
 
è la prevenzione che deve drenare tutti i tentativi di corruzione. In questa direzione, il Governo GialloVerde ha varato un ddl che ha denominato in modo altisonante: “Spazza corrotti”: un intento magnifico, che potrà essere realizzato se verranno messi gli strumenti utili all’obiettivo.
Noi ne proponiamo due, non da oggi: il Nac, cioè il Nucleo anti-corruzione, che dovrebbe essere istituito in qualunque ente pubblico, dallo Stato al più piccolo Comune. Tale nucleo avrebbe la funzione di sorvegliare, tutti i giorni dell’anno, gli aspetti economici dell’Ente, aprendo inchieste interne, quando il sospetto diventasse indizio forte.
Il Nucleo anti-corruzione dovrebbe essere composto da persone non dipendenti dall’Ente, di provata moralità e di grande capacità investigativa. Cosicché esso dovrebbe monitorare e passare ai raggi X le attività dell’Ente, facendo in modo che proprio nessuno possa passare fra le maglie di un controllo stretto e continuo.
 
La seconda proposta che noi facciamo di inserimento nel citato ddl è l’istituzione di un nuovo reato, così denominato: “Il disservizio è un reato”. Tradotto significa che si verrebbe ad instaurare un controllo continuo tra gli obiettivi assegnati a un dirigente, di qualunque livello, e i risultati che egli riesce a conseguire.
Se essi non fossero adeguati, e quindi si creerebbe un disservizio, il dirigente dovrebbe risponderne penalmente oltre che patrimonialmente.
Le proposte mirano alla responsabilizzazione generale di tutti coloro che di responsabilità non ne vogliono sentire, ma percepiscono stipendi adeguati al loro ruolo, cui però non corrisponde l’attività adeguata.
Comprendiamo che una tale norma scatenerebbe i sindacati di dirigenti e dipendenti, che cercano sempre di appiattire verso il basso le attività dei propri aderenti. Ma essi rappresenterebbero una minoranza comunque contraria all’interesse generale.
Chi lavora nel pubblico deve convincersi che, procedendo su questa strada, si perderà, trascinando i cittadini incolpevoli.

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