Triangolo della morte: veleni, silenzi e complicità - QdS

Triangolo della morte: veleni, silenzi e complicità

Gabriele Patti

Triangolo della morte: veleni, silenzi e complicità

sabato 13 Ottobre 2018

Nel 2008 Governo, Regione e grandi gruppi industriali siglarono un accordo sulle bonifiche nel polo di Siracusa: sono passati 10 anni e solo l’8 per cento dei territorio è stato risanato. Arpa e Cgil: nelle aree di competenza pubblica gli interventi stanno a zero. “Finanziati progetti mai realizzati”

SIRACUSA – In dieci anni, su 15 mila ettari contaminati solo l’8% è stato sottoposto a bonifica secondo quanto ci ha confermato il ministero dell’Ambiente. Oltre 770 milioni di finanziamenti sono spariti nell’etere. Circa 100 milioni sono stati stanziati senza lasciare traccia. Più di 660 milioni sono ancora da reperire. Ad aggravare il quadro l’impossibilità di prendere visione dell’elenco delle imprese incaricate delle bonifiche, l’assenza di controlli e i risultati non verificabili.
 
Sono solo alcune delle criticità che gravano sul territorio di Priolo, Melilli e Augusta (cd. Triangolo della Morte) e che ammorbano la popolazione residente dell’Area Sin di Priolo tormentata da miasmi industriali e polveri sottili. Dati che, ancora una volta, dimostrano l’immobilismo delle Istituzioni nell’attuazione dell’Accordo di programma siglato nel lontano 2008 da Ministero dell’Ambiente, Regione siciliana, Ministero dello sviluppo economico, Ministero delle infrastrutture e le Amministrazioni locali interessate. Uno scenario che contribuisce significativamente alla progressiva desertificazione dell’area. Si può dire – parafrasando Roberto Alosi, segretario generale della Cgil provinciale di Siracusa – che oggi, “l’accordo siglato nel 2008 è attaccato al palo”.
 
 
Un patto per il risanamento dei territori compresi nel Sito di interesse nazionale (Sin) di Priolo, un’area che abbraccia – così come disposto dall’art.1 legge 9 dicembre 1998 n.426 – i comuni di Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa. Tra gli interventi previsti: la messa in sicurezza e bonifica delle acque di falda, bonifica dei suoli e delle falde delle aree pubbliche, bonifica degli arenili e dei sedimenti delle aree portuali e marine costiere, messa in sicurezza e bonifica delle falde delle aree private in sostituzione e in danno dei soggetti privati inadempienti. Azioni fondamentali per una zona soffocata dai veleni e con alta incidenza di tumori, ma che sono rimaste praticamente sulla carta.
 
“Il territorio è fortemente inquinato – dichiara al QdS il segretario generale della Cgil Roberto Alosi (Cgil) – non si può dire che l’inquinamento si è ridotto senza dimostrare cosa sia stato fatto, soprattutto se, ogni giorno, gli abitanti di Melilli, Priolo e Siracusa sono costretti a barrare le finestre e ad allarmare la protezione civile per molestie olfattive e miasmi industriali”.
 
“Per procedere al risanamento – prosegue Alosi – è stato previsto lo stanziamento di oltre 770 milioni distribuiti tra Regione e aziende. Di questi, solo 80 milioni sono stati effettivamente utilizzati. L’unico gruppo industriale a procedere al versamento della propria quota di transazione è stato l’Isab (Lukoil): il ministero ha incassato 30 milioni ma anche di questi si sono perse le tracce. Complice l’assenza di un cronoprogramma non sappiamo che fine abbiano fatto”.
 
Marcello Farina – coordinatore delle bonifiche dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) – sottolinea che il piano di risanamento prevede una distribuzione delle competenze che coinvolge le imprese per le bonifiche delle aree private ricadenti nella zona industriale, e le Istituzioni (Regione) per il risanamento delle aree pubbliche.
 
Le aziende competenti per la bonifica degli ettari ricadenti nella zona industriale dovrebbero essere 15, ma di queste non vi è alcun elenco pubblico: il coordinatore delle bonifiche dell’Arpa ci dice che “dalle attività svolte solo 394 ettari di aree risultano contaminate (18%)” e aggiunge che “per 267 ettari contaminati sono stati avviati gli iter dei progetti di bonifica da parte delle aziende (68%)”.
 
“Quest’ultima percentuale però – precisa – si riferisce a progetti la maggior parte dei quali devono ancora essere approvati dal ministero. Solo alcuni sono già partiti”. In stallo, in attesa dell’approvazione di MinAmbiente, ci sono quattro progetti importanti di Messa in sicurezza operativa (Miso), presentati dalla raffineria Esso, dall’industria chimica Versalis Spa, dall’industria chimica Sudafricana Sasol Italy Spa e dallo Ias, l’impianto di depurazione delle acque siracusane.
 
In merito agli interventi di bonifica pubblici, Cgil e Arpa concordano nel ritenere che la percentuale realizzata è prossima allo 0%. Entrambe le organizzazioni lamentano l’immobilismo delle Istituzioni, in particolare della Regione, il cui apporto sarebbe fondamentale per la salute dei cittadini, ma che in questi anni si è rivelata più di intralcio che di aiuto. Paradossalmente, i migliori risultati sono stati ottenuti dagli stessi soggetti protagonisti dell’inquinamento industriale: le aziende.
 
Gran parte dei finanziamenti se ne sono andati in progettazioni mai realizzate: tra queste le bonifiche che interessano la Rada di Augusta, la discarica di Melilli e le saline di Priolo”, afferma Farina. Un’accusa grave che conferma anche il segretario Cgil.

Stato e Regione si limitano all’immobilismo assoluto. Provando a contattarli, il ministero non ha saputo fornirci dati e l’assessore regionale all’Ambiente Totò Cordaro, nonostante sia stato contattato più volte, non ha voluto rispondere alle nostre domande. Il panorama politico-istituzionale continua a ignorare il problema. A farne le spese, come sempre, sono i cittadini.
 


MARCELLO FARINA, COORDINATORE BONIFICHE ARPA SICILIA
 
L’Agenzia regionale per la protezione ambientale si caratterizza come organo di natura tecnico scientifica, multireferenziale e strumentale. In questo contesto, si occupa di vigilare sul prelievo di campioni di suolo e di falda da parte delle aziende. Analizza il 10%, ma nei casi di collaudi di bonifica anche il 20% dei campioni prelevati e attraverso il confronto in contraddittorio ne verifica la veridicità.
Abbiamo intervistato il coordinatore delle bonifiche Marcello Farina. “Bisogna riconoscere – afferma – che gran parte delle bonifiche private sono già partite, ma per raggiungere il completamento, soprattutto per le acque di falda, ci vorranno decenni. Dal punto di vista della raffinazione il sito di Priolo è molto importante: abbiamo tre raffinerie delle quali, in termini ambientali, vediamo più i costi che i benefici. Una macchina su tre viene alimentata con petrolio raffinato tra Priolo e Augusta. Fortunatamente sotto il profilo occupazionale non siamo ai livelli di Gela dove, a seguito della chiusura della raffineria, nel 2014 sono stati smistati, in altre società, 1.200 dipendenti”.
“La fotografia ambientale del Sin è completa, adesso bisognerebbe deperimetrare l’area per limitare i vincoli ambientali”, conclude.
 
ROBERTO ALOSI, SEGRETARIO GENERALE CGIL SIRACUSA
 
“Siamo dentro una crisi strutturale del settore industriale siracusano” – afferma Roberto Alosi – “Lo sfaldamento del rapporto di fiducia tra popolazione e industria aziona il meccanismo di crisi industriale irreversibile. In tutti questi anni è mancata una governance delle politiche industriali: le istituzioni hanno scelto di non scegliere. Nei primi nove mesi del 2018 abbiamo perso 500 unità lavorative soprattutto nel settore metalmeccanico. Nonostante questo il settore industriale costituisce quasi il 40% del Pil della Provincia. Noi siamo a favore di un maggior equilibrio tra lavoro, salute e impatto ambientale e per una maggiore collaborazione tra industria, amministrazioni locali e regionali”. “Se non si dovesse superare la situazione di impasse, saremo pronti ad iniziative di proteste”.
“Noi come Cgil pensiamo che bisognerebbe agire attraverso quattro linee di indirizzo:
1. Bonifiche a 360° del suolo, delle acque di falda e del mare
2. Ambientalizzare gli impianti industriali esistenti per previnire inquinamenti atmosferici
3. Intensificare i controlli ambientali dell’Arpa
4. Inasprire la legislazione regionale fissando dei limiti che tengano conto di nuovi elementi nocivi non considerati in precedenti norme”.
 
 
Intervista ad Anselmo Madeddu, direttore generale dell’Asp di Siracusa
 
SIRACUSA – Sulle mancate bonifiche del Polo industriale di Siracusa, abbiamo sentito anche Anselmo Madeddu, direttore generale dell’Asp aretusea.
 
Rispetto all’ultimo rapporto da voi pubblicato nell’estate del 2017, sono stati fatti passi avanti dal punto di vista dell’incidenza e della mortalità nella zona di riferimento?
“Sì, l’incidenza è stata aggiornata al 2015 e la mortalità al 2016. Il trend del tasso di incidenza per la totalità dei tumori, esclusi quelli non melanomatosi della cute, mostra nell’ultimo triennio in provincia di Siracusa una tendenza alla stabilizzazione sia nei maschi che nelle femmine. Nel Sin di Priolo, Siracusa escluso, nell’ultimo triennio si rileva un lieve scostamento in eccesso rispetto alla provincia di Siracusa nei maschi, mentre a Siracusa città non vi sono scostamenti. Tra le femmine si rileva un eccesso a Siracusa città rispetto alla provincia. La mortalità tumorale denota trend dei tassi sostanzialmente stabile sia nei maschi che nelle femmine in provincia di Siracusa”.
 
Per quanto concerne l’attività di controllo da voi esercitata nei confronti delle aziende operanti nell’Area, sono emerse irregolarità rispetto agli standard ambientali e igienico-sanitari?
“Da vent’anni i controlli sull’ambiente sono stati trasferiti ad Arpa e Provincia regionale dalla normativa nazionale. Rimangono di nostra competenza soltanto i primi interventi in materia di inquinamento che influenzano direttamente la sfera dove vive la persona, sia in ambiente indoor che outdoor.
Sono rilevanti gli interventi per amianto abbandonato e per gli ammendanti (fanghi da depurazione trasformati in concime e sparsi nei terreni ancora non maturi). Il grosso problema irrisolto sono le emissioni odorigene che coinvolgono soprattutto Siracusa (Scala Greca), Priolo, Augusta e Melilli. In realtà il problema qui è molto più ampio e complesso in virtù di una chiara vacatio normativa su tante sostanze tuttora prive di chiari standard di legge. Tuttavia quando sono emerse irregolarità rispetto agli standard ambientali normativamente definiti, si è sempre intervenuti tempestivamente”.
 
State monitorando la soglia di inquinamento delle falde acquifere?
“Il controllo delle falde è dell’Arpa e dell’Azienda sanitaria (Slav e Sian). Controlliamo i pozzi e le acque destinate all’uso umano (potabili) in distribuzione. In atto, superate le criticità di Città Giardino e Priolo, non abbiamo problemi sulla qualità delle acque in distribuzione; preoccupa soprattutto l’insalinamento di qualche pozzo nella zona sud della provincia (e Siracusa) e qualche problema locale (Lentini)”.
 
Per quel che riguarda gli alti livelli di inquinamento di amianto, come procedono le attività di bonifica?
“L’inquinamento da amianto nel territorio facente parte del Sin è dovuto sia a strutture edilizie ad uso civile e/o commerciali sia dalla ampia zona industriale presente dove la bonifica dei manufatti contenenti amianto (sia esso compatto che friabile) è iniziata dopo circa due-tre anni dall’emanazione della Legge 257/92 che ha abolito l’utilizzo e la commercializzazione dello stesso. Per cui si può affermare che le attività di rimozione stanno procedendo nel tempo costantemente facendo abbassare sempre di più il rischio di esposizione sia a carico dei lavoratori dei territori interessati che della popolazione in generale. Per quanto riguarda le strutture ad uso civile privato, senza dubbio gli alti costi di smaltimento hanno fatto sì che le bonifiche sono andate un po’ più a rilento ma negli ultimi anni stanno incrementando.
Lo S.Pre.S.A.L. come organo di vigilanza, riceve i Piani di lavoro presentati dalle ditte che posseggono i requisiti per effettuare tali lavori e contestualmente opera azione di controllo durante le operazioni di rimozione dei manufatti contenenti amianto controllando che vengano rispettate le procedure lavorative al fine di evitare eventuali pericolose esposizioni sia dei lavoratori impegnati che ambientali.
Mediamente ogni anno il Servizio valuta circa 250-270 Piani di lavoro provinciali di cui più della metà riguardano i comuni della zona Sin”.
 
Stando all’ultimo Rapporto Sentieri 2006-2013 il tasso di mortalità, per coloro i quali vivono in siti contaminati da amianto, o nei pressi di raffinerie, è più alto del 4-5% rispetto al resto della popolazione. Alla luce dei vostri riscontri, limitatamente ai territori di Priolo, Siracusa e Augusta, vi sentite di confermare tali dati?
“No. Esaminando la mortalità per tutte le cause nell’analogo periodo 2006-2013 sia nel Sin di Priolo, sia in ogni singolo Comune che ne fa parte, non si rilevano eccessi né tra i maschi né tra le femmine. Discorso ben diverso per l’incidenza dove, come già detto, si è osservato un lieve scostamento in eccesso”.
 
 
L’esempio dell’Oasi di Priolo premiata come “più bella d’Italia”
 
PRIOLO – Tra il rumore generato dalle fabbriche e il rilascio di sostanze maleodoranti, nel terreno prima attraversato dall’oleodotto EniMed, sorge la Riserva naturale orientata Saline di Priolo.
 
Istituita il 28 dicembre del 2000 al fine di salvaguardare l’avifauna migratoria e stanziale, trova particolare ricetto nel sistema di bacini di cui è costituita la salina. In questi dieci anni di istituzione il volto della riserva si è trasformato da area industriale ad “Oasi più bella d’Italia”, riconoscimento arrivato nel 2008 grazie ai voti degli appassionati che frequentano l’area protetta come birdwatchers, fotografi e studenti.
 
La rimozione del vecchio oleodotto in disuso che attraversava il pantano, il più significativo elemento di pregio naturalistico, si impose subito come priorità. Benché gli uccelli sembravano non soffrirne la presenza, anzi risultava un comodo posatoio, la conduttura si manifestava come l’esempio eclatante della devastazione della zona. Lo smantellamento doveva diventare azione esemplare di recupero e per questo iniziarono i contatti con EniMed, ente proprietario della conduttura, già impegnato in operazioni di bonifica, e con l’Assessorato regionale Territorio e Ambiente.
L’intervento della Lipu (Lega italiana protezione uccelli) permise di ampliare il progetto trasformandolo da solo piano di bonifica a un qualcosa che contemplasse anche la riqualificazione territoriale apportando quelle migliorie che hanno determinato l’assegnazione alla Riserva del titolo di oasi più bella d’Italia dalla quale poter osservare la natura.
 
“L’Oasi di Priolo – commenta Roberto Alosi – è una riserva naturale di rilevante interesse che risiede nel cuore di un’area fortemente inquinata. Le due cose stridono particolarmente. Rendere compatibili l’area industriale con un parco faunistico comporterebbe un intervento deciso di risanamento ambientale che, secondo il segretario della Cgil Siracusa Alosi, non è partito perché alcuni interessi remano verso un’altra direzione, perché l’antico rapporto tra lavoro e salute non è replicabile nel presente. A questo punto rischiamo una desertificazione industriale già in atto che determinerà uno sfaldamento naturale”.

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