Vitalizi aboliti, l'Ars resta a guardare. La nostra intervista a Cancelleri - QdS

Vitalizi aboliti, l’Ars resta a guardare. La nostra intervista a Cancelleri

Paola Giordano

Vitalizi aboliti, l’Ars resta a guardare. La nostra intervista a Cancelleri

mercoledì 17 Ottobre 2018

Dopo la Camera dei deputati, anche il Consiglio di presidenza del Senato ha adottato il testo della delibera che cancella l’odioso privilegio. A Palazzo dei Normanni tutto tace. Ci costano 18 milioni € l’anno ma la delibera resta ferma all’Ufficio di Presidenza Ars

PALERMO – A tre mesi di distanza dallo storico sì – arrivato lo scorso 13 luglio – dell’Ufficio di Presidenza della Camera alla delibera sul taglio dei vitalizi proposta dal Presidente Roberto Fico, anche il Senato si è deciso a ridurre quella che, di fatto, è una rendita mensile che dura quanto la vita di una persona. E che ad oggi coinvolge 886 ex senatori e 450 titolari di pensioni di reversibilità..
Meglio tardi che mai: i privilegi, si sa, sono duri a morire e se a decidere di eliminarli sono le stesse persone che ne godono, la questione inevitabilmente si complica.
 
 
Infatti il cosiddetto “testo Fico”, che punta a sforbiciare i tanto amati (dai deputati) vitalizi, è stato adottato dal Consiglio di Presidenza del Senato lo scorso 3 ottobre dopo un duro scontro tra la seconda carica più importante dello Stato, Elisabetta Alberti Casellati (FI), e il Questore del Senato Laura Bottici (M5s). Ed ha ricevuto ieri l’ok definitivo, dopo non poche reticenze da parte dei deputati.
La decisione, giunta in seguito ad un accesissimo dibattito interno, sarà tutt’altro che indolore: si prevede, infatti, come già successo alla Camera, una valanga di ricorsi da parte di ex deputati a cui dal prossimo gennaio verrà tagliato il privilegio. Pardon, l’assegno.
 
Nonostante le accese polemiche di molti deputati di Camera (prima) e di Senato (adesso) e i loro svariati annunci di ricorsi, alea iacta est: saranno circa 56 i milioni di euro che lo Stato italiano – e quindi i cittadini – risparmieranno annualmente con l’entrata in vigore del ricalcolo dei vitalizi. Ai 40 milioni di euro della Camera, si aggiungono infatti ora i 16 del Senato. Per un totale, appunto, di 56 milioni di euro. Che, moltiplicati per la durata di una legislatura, equivalgono a 258 milioni di euro. Non si risolleveranno di certo le sorti del Paese ma resta pur sempre un segnale forte da parte della classe politica, che finalmente pare aver capito di dover fare anch’essa qualche “sacrificio”.
 
Con il sì del Senato, si riapre – se mai si fosse chiusa – l’infinita querelle anche nell’Isola, dove potrebbe finalmente muoversi qualcosa perché il Parlamento siciliano dal lontano 1965, con la Legge regionale n. 44, si è equiparato al Senato anche – e soprattutto – in merito al trattamento economico e pensionistico dei deputati.
 
Si tratterebbe di intervenire sui vitalizi che spettano a 324 ex deputati e che costano alle tasche dei cittadini ben 18 milioni di euro. Il condizionale è però d’obbligo perché, nonostante gli annunci in merito all’abolizione dei vitalizi lanciati da diversi politici, non si è ancora mossa foglia. Eppure i siciliani aspettano da tanto, troppo tempo un segnale forte contro i privilegi della casta.
 
Il presidente del collegio dei Questori dell’Ars, Giorgio Assenza (Diventerà Bellissima) al termine dell’ultima riunione del consiglio di presidenza prima della paura estiva, aveva assicurato che a settembre la relazione tecnica sulla proposta di taglio dei vitalizi sarebbe arrivata agli uffici dell’Ars. Ad oggi, però, a quelle parole non sono seguiti i fatti: tra il dire e il fare c’è ancora di mezzo il mare, insomma.
 
Tagliare o non tagliare? Questo è in sostanza il dilemma. Che nasconde però una questione più profonda: l’Ars si trova infatti di nuovo di fronte ad un bivio. Può lanciare un segnale di cambiamento ai cittadini siciliani adeguandosi a quanto deciso dalla politica nazionale o far cadere tutto, ancora una volta, nel limbo delle promesse mai mantenute.
Sarà la volta buona?
 
L’intervista del Quotidiano di Sicilia a Giancarlo Cancelleri (M5s): “O decidiamo di scrivere la storia oppure inevitabilemente la subiremo”
 
Partiamo subito entrando nel vivo della questione vitalizi: è già stata fissata la data per l’approvazione della delibera relativa al ricalcolo dei vitalizi che ricalca la scia tracciata dalla Camera prima e dal Senato poi?
“La proposta è stata presentata a luglio, gli uffici di Presidenza stanno preparando una relazione tecnica che dovrebbe concludersi a giorni perché bisogna verificare quanto effettivamente andiamo a risparmiare. Dalle indiscrezioni che mi sono arrivate su tale studio dovrebbe esserci un risparmio del 40 per cento: si passerebbe da una spesa annua di oltre 17 milioni ad un risparmio di circa 7 milioni. Che in cinque anni sarebbero 35 milioni. Non è poco.
Appena sarà pronta la relazione tecnica, potremmo passare allo step successivo, quello più importante: votare la delibera. Non è detto che passi però: l’Ufficio di Presidenza è composto da undici persone, per approvare la delibera sono necessari sei voti ma noi del Movimento 5 stelle siamo solo in tre, quindi dovremmo vedere se ci sono altre tre persone disposte a votare sì alla nostra proposta. Non demordiamo, andiamo avanti, ormai siamo in dirittura d’arrivo”.
 
Non riusciamo a definire una data?
“In questo momento non abbiamo nessuna data perché all’Ufficio di Presidenza non è ancora stata fissata. Non appena lo sarà ne daremo subito comunicazione”.
 
Quali sono i punti principali della delibera che avete proposto?
“La proposta è semplicissima. Dal 1951 al 2012 ai deputati dell’Ars spettavano vitalizi. Ciò significa che oggi eroghiamo ancora non a lui chiaramente perché non c’è più ma ai parenti il vitalizio di Giuseppe Alessi (1947, ndr), il primo Presidente della Regione siciliana. E significa anche che eroghiamo i vitalizi a persone non hanno mai messo piede all’Ars: un deputato negli anni Settanta arrivò primo tra i non eletti, fece ricorso, lo vinse dopo dieci anni, quando quella legislatura per la quale aveva fatto ricorso era già finita, e da allora percepisce il vitalizia senza mai essere entrato in Aula.
Non vogliamo fare i tagliatori di teste: vogliamo solo che, sulla base del calcolo contributivo, quindi sulla base di quello che ha effettivamente versato, il deputato percepisca quello che gli spetta. I vitalizi vanno rivisti con lo stesso sistema che è stato adottato a livello nazionale. Abbiamo messo dei parametri al di sotto dei quali non si può scendere così non facciamo terrorismo psicologico: non si potrà scendere sotto la soglia minima dei 700 euro. Se si è fatto più di una legislatura non si potrà scendere sotto i 1300 euro. Questo per dare il senso alle persone che dovrebbero votare la nostra delibera che si tratta di una proposta quadrata, che rispetta l’impegno di chi è stato all’interno dell’Assemblea e che rende più appetibile, più condivisibile la nostra proposta. Abbiamo poi sempre detto che siamo aperti ad ogni tipologia di intervento, di modifica: dateci delle idee, delle proposte, ne discutiamo e le faremo. È chiaro però che se vorranno uscirsene con un pannicello caldo, con l’ennesima presa in giro noi non ci staremo. Il taglio del 10 per cento o togliere la reversibilità solo per alcuni casi sono robe che non accetteremo”.
 
A proposito di reversibilità, cosa prevede la vostra delibera?
“Stiamo proponendo la reversibilità soltanto per il coniuge del deputato, con un taglio di circa il 40 per cento: se ad esempio un deputato percepisse con il ricalcolo un vitalizio di 1000 euro, il vitalizio andrà alla moglie che percepirà però 600 euro. Questo per dare il senso che non stiamo parlando di una pensione sociale: il vitalizio è un privilegio. Oggi gli diamo una nuova vesta, lo riscriviamo in forma contributiva, gli stiamo dando una mezza dignità ma rimane sempre il privilegio di una persona che per cinque anni versa i contributi perché fa il politico e alla fine dei cinque anni si ritrova con una rendita a vita che tramanda a mogli, figli e nipoti”.
 
Se aveste dovuto seguire la vostra linea li avreste aboliti totalmente ma per venire incontro ai deputati avete trovato questo compromesso?
“Ci siamo voluti allineare alla proposta del legislatore nazionale. Ci tengo a ribadire ciò che ho detto in più occasioni, compreso nel corso della prima riunione con il Presidente Miccichè e gli altri membri dell’Ufficio di Presidenza, lo scorso luglio, quando abbiamo presentato la proposta: siamo di fronte alla possibilità di essere quelli che scrivono la storia o quelli che la subiscono. Se decidiamo di tagliare i vitalizi saremo quelli che scrivono la storia e con un pizzico di orgoglio saremmo quelli che probabilmente verranno ricordati per questa svolta. Diversamente saremo quelli che subiscono la storia, cioè i codardi che non avendo il coraggio di affrontare l’evento e i tempi aspetteranno che qualcun’altro lo faccia per loro. Del resto, come immaginavo, non si è fatta attendere la proposta di Di Maio che ha detto “o le regioni si riformano e tagliano anche loro come in Parlamento nazionale i vitalizi oppure saremo noi del governo centrale a ridurre alle regioni che non lo faranno i trasferimenti”. Questo diventerebbe un problema di Musumeci che, interpellato sulla questione taglio dei vitalizi, ha dichiarato che non si sarebbe intromesso in materie che riguardavano il Parlamento. Perché se gli diminuiranno i trasferimenti statali perché l’Ars non taglia i vitalizi a quel punto diventerà anche un suo problema e quindi credo che una parolina dovrebbe dirla pure lui”.

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