Prendiamo atto positivamente che sui quattro No espressi in campagna elettorale dal M5s per Autostrade, Ilva, Tav e Tap, vi è stato un ravvedimento operoso (termine fiscale). Il cambiar parere è dei saggi: saggezza ha dimostrato il partito di Grillo e Di Maio nell’aver fatto retromarcia sui quattro No.
Vogliamo dargliene pienamente atto non per rimproverare loro la improvvisazione in campagna elettorale ma per il buon senso che stanno dimostrando nel passare dalla protesta al governo.
Il consenso elettorale ormai è acquisito, ora va dimostrata la capacità di operare per il bene del Paese, senza rancori né prepotenze nei confronti di alcuno.
Partiamo dall’Ilva. Sotto la spinta del Presidente della Puglia, Michele Emiliano e degli ambientalisti locali, il più grande impianto siderurgico italiano doveva chiudere i battenti e mandare a casa 14mila persone. M5s ha preso questo impegno, ottenendo il 50% dei voti. Ma poi, analizzando la faccenda, la posizione è cambiata.
Non si potevano mandare a casa 14mila dipendenti e chiudere un impianto che fattura miliardi e che ha eccellenti prospettive di crescita industriale.
Cosicché Di Maio si è messo di buzzo buono con ArcelorMittal, l’acquirente indiano, ed è riuscito a raggiungere un buon punto di chiusura: mantenere intatta la forza lavorativa, applicare l’articolo 18 e condizionare il contratto al Piano di rinnovo ambientale, indispensabile per tutelare la posizione di Taranto.
Una sorta di quadratura del cerchio. Bravo Di Maio.
Sulla Tav, dopo aver visto le carte e preso atto delle gravissime conseguenze in caso di chiusura dei cantieri, il governo GialloVerde ha finito per convincersi della sua utilità cosicché i lavori stanno proseguendo consentendo al nostro Paese di collegarsi con la rete di Alta Velocità di tutta Europa attraverso la Francia, dalla quale attualmente è esclusa.
Sul traforo ferroviario che unisce Genova con Milano, dopo le prime grida, anche in questo caso , il Governo GialloVerde ha chiuso il fascicolo consentendo la prosecuzione delle opere.
Restavano i vocianti protestatori contro la Tap, cioè il gasdotto che dalla frontiera greco-turca attraverserà Grecia e Albania per approdare in Italia, nella provincia di Lecce permettendo l’afflusso di gas naturale proveniente dall’area del Mar Caspio in Italia e in Europa
Anche in questo caso, il Governo si è comportato da pater familias che non può tener conto delle esigenze locali ma dell’interesse generale.
Ha chiuso il fascicolo per cui i lavori verranno ripresi e ci si augura che l’opera avanzi secondo tabella di marcia.
La più importante retromarcia del Governo è quella sulla partecipazione di Autostrade alla costruzione del Ponte. Toninelli aveva detto che la società dei Benetton non avrebbe messo neanche una mattonella, salvo l’esborso dei soldi. Ma i contratti hanno fatto assumere allo Stato obblighi precisi, la cui non osservanza comporta il pagamento di penali non indifferenti.
Anche in questo caso, con saggezza, il governo ha fatto retromarcia rispetto alle eclatanti dichiarazioni iniziali del ministro ed ha di fatto riammesso Autostrade alla possibile ricostruzione.
Dal quadro che precede, vogliamo sottolineare non tanto un rinsavimento di questo governo, quanto la sua capacità di aver concretezza nella sua azione. Quella concretezza che lo ha portato a tramutare quei quattro No velleitari in altrettanti Sì concreti.
Questo vuol dire che non bisogna diffidare del nuovo, pur mantenendo qualche preoccupazione per la sua immaturità ed inesperienza. Ma questa è gente che non vuole perdere il consenso, neanche quello dell’establishment e perciò sta prendendo decisioni per l’alta responsabilità che ha, cioè governare le Istituzioni.
Non siamo diventati di botto filosalviniani né filodimaiani. Non è nostra abitudine saltare sul carro dei vincitori, anzi amiamo saltare su quello dei perdenti. La nostra è onestà intellettuale di chi ha il dovere di fare una informazione puntuale e completa e non ci può esimere dal prendere atto che fra le frasi roboanti che abbiamo sentito e gli atti di governo, quest’ultimi hanno preso il sopravvento. Prosit!
