Sicilia nella morsa dei siti inquinati: il caso di Mazzarrà non è l'unico - QdS

Sicilia nella morsa dei siti inquinati: il caso di Mazzarrà non è l’unico

Rosario Battiato

Sicilia nella morsa dei siti inquinati: il caso di Mazzarrà non è l’unico

mercoledì 24 Ottobre 2018

La Regione interverrà in via sostitutiva nella discarica messinese per fronteggiare l’emergenza percolato. Arpa: nell’Isola ci sono 461 aree contaminate, nel 12% dei casi a causa delle discariche

PALERMO – L’abbraccio delle discariche trascina sempre più in basso la Sicilia. Non solo per il peso che tuttora rivestono nella gestione dei rifiuti, circa 2 milioni di tonnellate all’anno (dati Ispra relativi al 2016), ma anche in relazione al peso inquinante e alla difficoltà di bonifica e messa in sicurezza che pesa su tantissimi siti legali e illegali dell’Isola.
 
Uno dei casi più recenti risale a quattro anni fa, quando il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto dispose il sequestro della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, nel messinese. Da quel periodo, e dopo alterne vicende, il sito è stato al centro della cronaca per le minacce all’ambiente circostante proprio in relazione all’ingombrante e pericolosa presenza del percolato, il liquido che si origina dall’infiltrazione delle acque nelle masse dei rifiuti o dalla loro decomposizione.
 
Adesso, visti i clamorosi ritardi del gestore e del Comune, la Regione, con una deliberazione del 12 ottobre, ha deciso di condividere gli ulteriori provvedimenti “relativi allo smaltimento del percolato” mediante intervento in via sostitutiva – il 30 luglio scorso il dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti aveva diffidato il comune di Mazzarrà Sant’Andrea a intervenire “in via sostitutiva in danno del gestore della discarica” – operando, a sua volta in danno del soggetto responsabile inadempiente, nei confronti del quale si dovrà procedere al recupero delle somme anticipate. In campo, viste “l’urgenza e l’indifferibilità di provvedere alla salvaguardia della salute pubblica e dell’ambiente”, si procederà con una spesa pari a a circa un milione di euro, tra il 2018 (530mila euro) e il 2019 (439 mila euro).
 
L’azione della pubblica amministrazione fa riferimento all’articolo 250 del d.lgs. 152/2006 che ne dispone l’iniziativa “qualora i soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente agli adempimenti disposti” o quando “non siano individuabili e non provvedano né il proprietario del sito né altri soggetti interessati”. In questi casi le procedure di messa in sicurezza sono realizzati d’ufficio dal Comune territorialmente competente e “ove questo non provveda” dalla Regione.
 
L’intervento da circa un milione di euro servirà per fronteggiare le emergenze di percolato e per consentirne lo “smaltimento per circa 300 giorni”. Un lavoro necessario per evitare lo “sversamento di percolato nel Torrente Mazzarrà” che provocherebbe danni ambientali incalcolabili.
 
La bonifica delle discariche isolane resta comunque un peso ancora difficile da smaltire. Ci sono 461 siti contaminati sul territorio siciliano, secondo la mappatura dell’Arpa, e nel 12% dei casi l’inquinamento deriva da una scorretta gestione delle discariche. In altri termini, sono quelle aree che hanno ricevuto la patente di pericolosità per il loro impatto ambientale perché, in seguito ad attività umane svolte o in corso, è stata accertata, sulla base della vigente normativa, “un’alterazione delle caratteristiche naturali del suolo da parte di un agente inquinante”.
 
Sulle discariche non bonificate pesa anche una procedura di infrazione comunitaria che riguarda da vicino proprio la Sicilia, in relazione alla non corretta applicazione delle direttive 75/442/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui “rifiuti pericolosi” e 1999/31/CEE sulle “discariche”.

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