Sandro, il chimico musicista delle start up sostenibili - QdS

Sandro, il chimico musicista delle start up sostenibili

Liliana Rosano

Sandro, il chimico musicista delle start up sostenibili

martedì 30 Ottobre 2018

Sandro Fazio, laureato in Chimica ad UniCt. Oggi è compositore e ha trovato successo a Amsterdam

In base a quali parametri valuti le start up?
“I criteri che considero per valutare le nuove idee/tecnologie sono in sostanza: l’innovazione dell’idea, la solidità della stessa, la proprietà intellettuale, quanto sia realmente realizzabile e sviluppabile la tecnologia in esame per penetrare e competere nei vari mercati a livello mondiale; in che fase sia la start-up in esame e tempi stimati di sviluppo. Poi segue un incontro con il CEO della start-up, da cui ricavo ulteriori elementi che mi permettono una valutazione più obiettiva. L’elemento decisivo per me è il reale impatto positivo sull’ambiente delle nuove tecnologie in esame”.
 
Qual è lo step successivo che segue la tua valutazione?
“Le mie valutazioni sulle start up che ho selezionato vengono poi discusse da un team di esperti nel settore commerciale ed investimenti. Loro analizzano l’aspetto commerciale dell’azienda, il loro businesss plan, e ne constatano o meno la fattibilità ed opportunità nel finanziare la start up in esame per permettergli di evolvere verso una produzione industriale (per esempio, generare royalties dando in licenza la nuova tecnologia)”.
 
 
Quali caratteristiche hanno oggi le nuove realtà imprenditoriali che si muovono nel campo delle energie sostenibili?
“Basandomi sulla miriade di start-ups su cui mi sono imbattuto fino adesso, ho notato che quasi sempre, queste strutture imprenditoriali (nel campo delle CleanTech) sono già da subito ben organizzate, strutturate, informate sui vari mercati di interesse. Sono sempre guidate direttamente, ed in prima persona da gente competente e preparata che ha inventato la nuova tecnologia e sviluppato l’idea”.
 
Possiamo tracciare una casistica geografica e di settore?
“In base alla mia esperienza direi che il numero più elevato di start up del settore CleanTech nascono in Scandinavia, Israele, Francia, Olanda, Germania, UK, USA. E le idee nascono nella maggioranza dei casi nei laboratori universitari, durante la fase di ricerca. Per quanto riguarda i vari settori, direi che il campo delle energie rinnovabili (solare, eolico, etc.) e delle batterie è rappresentato da un numero molto alto di start up, dovuto alla tendenza del mercato . Altri settori in cui si stanno affermando queste realtà sono la purificazione di acque (usando microbi per esempio), produzione di plastica biodegradabile al 100%, prodotta dagli scarti della raccolta di grano, mais, per esempio”.
 
Da chimico come vedi il futuro nel campo delle energie sostenibili? In quale direzione bisogna andare?
“In alcuni Paesi, le energie rinnovabili sono già una realtà, e rappresentano una buona percentuale del fabbisogno (Scandinavia su tutte). Se le volontà politiche dei paesi andranno sempre più nella direzione di regolamentare in maniera rigida la qualità di ciò che si produce e l’impatto che ha sull’ambiente, penso che siamo sulla strada giusta. Forse una strategia potrebbe essere quella di detassare del tutto le CleanTech, ed inasprire le tasse sulle tecnologie / fonti energetiche che non tutelano l’ambiente”.
 
Come valuti le scelte politiche regionali  siciliane in campo di sostenibilità energetica?
“Onestamente non conosco i dettagli delle politiche regionali ambientali ma spero che i governanti siciliani diventino sempre più attenti e consci del fatto che la strada giusta sia la sostenibilità. Ad oggi, nel mio lavoro, mi sono imbattuto in pochissime start up siciliane”.

A un certo punto hai abbandonato la carriera di chimico per la musica. Come hai affrontato la scelta e cosa rappresenta per te la musica?
“La scelta è stata relativamente facile. A un certo punto, mi sono ritrovato ad un bivio: accettare le opportunità che mi si sono presentate per proseguire la mia carriera accademica oppure avere finalmente il tempo di studiare il mio strumento, comporre, arrangiare, produrre. La prima scelta, visto che si trattava di proposte lavorative a tempo pieno, avrebbe inevitabilmente significato il graduale abbandono della mia carriera musicale che sarebbe diventata solo un hobby. La musica mi dà certe emozioni che non provo in altri ambiti.”
 
Musicalmente che scrittura affronta, rispetto ai tuoi due album precedenti, l’album che sta per uscire?
“Il prossimo album sarà caratterizzato anche dall’uso dei modi a trasposizione limitata di Olivier Messiaen, un compositore francese del 20esimo secolo. Questi modi, scale musicali insolite, offrono nuovi spunti ed aprono orizzonti nuovi per comporre composizioni che si discostano dai concetti tipici della musica jazz occidentale a cui siamo abituati. La formazione è ancora da definire, ed in base alle composizioni, potrebbe essere un 5tetto, 6tetto, fino ad un 8tetto”.
 
C’è anche la cucina nella tua vita perchè hai lavorato come chef…
“Diventare Chef due giorni a settimana mi ha dato l’opportunità di dedicarmi alla musica nei cinque giorni rimanenti. Cucinare mi ha sempre rilassato, e quindi ho sempre associato cucina con relax”.

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