Si prevede una corsa contro il tempo per discutere in Consiglio comunale centinaia di delibere. Tra i punti più controversi c’è sempre quello legato al futuro dell’Azienda trasporti
MESSINA – Sarà una settimana cruciale per tutti quei passaggi di atti in Consiglio comunale, propedeutici all’approvazione della rimodulazione del Piano di riequilibrio entro il 23 novembre. Una corsa contro il tempo per discutere ed esitare alcune centinaia delibere – sarebbe questa la mole delle proposte in preparazione – destinate a formalizzare gli accordi raggiunti dal sindaco Cateno De Luca durante le lunghe trattative con le parti sociali.
Nulla è ancora arrivato in Aula e buona parte dei consiglieri, dal gruppo del Pd a quello del M5s e della Lega, non intendono votare pacchetti preconfezionati senza esaminarne il contenuto, almeno è quello che hanno dichiarato nei giorni scorsi. Molte sono state poi le rimostranze sul fatto che alle riunioni non siano stati invitati i capigruppo consiliari, che avrebbero già potuto prendere visione di alcuni documenti. Adesso potrebbero non esserci i tempi per approfondire tutte le questioni emerse, dalla gestione delle partecipate alla riorganizzazione del personale comunale e dei servizi sociali.
La terza versione del Salva Messina, quella uscita dall’ultimo confronto cui hanno preso parte anche Cgil e Uil, è sostanzialmente mutata rispetto alla prima stesura, dove si prevedevano licenziamenti, privatizzazioni e tagli su servizi essenziali. Il documento è stato firmato da Cisl, Cisal e Orsa ma non da Cgil e Uil per i tanti punti d’ombra che ci sarebbero sulla pianta organica di Amam, sulle prospettive di Messinaservizi e sulla concreta salvaguardia di tutti i lavoratori dei Servizi sociali con la costituzione dell’Agenzia.
La questione più controversa resta quella relativa al futuro dell’Azienda trasporti. “Restiamo contrari – hanno affermato i segretari di Cgil e Uil, Giovanni Mastroeni e Ivan Tripodi – all’immediata liquidazione di Atm. Abbiamo chiesto da mesi la certificazione della situazione economico-finanziaria dell’azienda a cura di una società terza e riteniamo sbagliato l’incremento di 50 milioni di euro per la copertura delle perdite Atm in quanto sommerebbe a nostro giudizio impropriamente perdite e debiti di fatto coperti nel bilancio aziendale e porrebbe a carico della collettività sacrifici non dovuti e riduzioni di sevizi, appesantendo il riequilibrio finanziario del comune”.
Sulla stessa scia è la nota inviata a sindaco e Consiglio dai rappresentanti del laboratorio politico Messinaccomuna, fondato dall’ex sindaco Renato Accorinti e dagli ex assessori Sergio De Cola e Guido Signorino: “L’Amministrazione De Luca propone l’incremento del passivo del piano di riequilibrio del Comune portando l’esposizione per Atm da 32 a 81 milioni, ma è illegittimo. L’importo di 32 milioni già inserito nel piano di riequilibrio corrisponde a quanto previsto dalla normativa (Tuel) ed è stato definito con il coinvolgimento e il parere favorevole del Collegio dei Revisori, Inoltre, non è stato censurato dal ministero dell’Interno nella prima istruzione del Piano. Non serve la liquidazione perché la situazione finanziaria dell’azienda è governabile con le risorse di bilancio, il Piano di riequilibrio del Comune, la riduzione del debito definita dalla rottamazione delle cartelle e ricapitalizzazione tramite immobile”.
Tonino Genovese segretario della Cisl, ha definito invece positivo l’accordo raggiunto con l’Amministrazione, “grazie al senso di responsabilità di una parte del sindacato che alla sterile protesta ha preferito lavorare per portare risultati per i lavoratori e la città. Per Atm riteniamo improcrastinabile procedere alla costituzione della nuova società che consentirà attraverso la patrimonializzazione e un conseguente piano di investimento al pari dell’allargamento dei servizi che ad essa saranno affidati, quello sviluppo fino ad oggi compromesso da evidenti alchimie finanziario–amministrative”.