"È la somma che fa il totale" - QdS

“È la somma che fa il totale”

Carlo Alberto Tregua

“È la somma che fa il totale”

venerdì 16 Novembre 2018
Ricordate uno dei 97 film di Antonio de Curtis (1898-1967)? Era “Toto, Fabrizi e i giovani d’oggi”. Quali giovani? Quelli del 1960.
In un dialogo fra i protagonisti, Totò spara una frase sintetica che è un capolavoro: “è la somma che fa il totale”. Sembra una sorta di calembour, un gioco di parole che in estrema sintesi mostra una concretezza non apparente.
Da un punto di vista letterale, la somma e il totale sono sinonimi, ambedue esprimono il risultato di un’operazione, solo che nel primo caso si tratta di addizione, ma nel secondo, ecco una differenza, si tratta di un risultato finale. infatti il totale è di qualunque operazione matematica. Ma la parola ne può anche indicare qualunque altro tipo.
Cosa volesse dire Antonio de Curtis con quella frase lapidaria non è interpretabile. Senza essere irriverenti ricordiamo un’altra frase lapidaria che mai nessun interprete ha capito: “Pape Satàn aleppe”, di nostro padre Dante Alighieri.
 
Dunque, è la somma che fa il totale. Proviamo a dare un senso a questa frase, lungi da noi voler chiarire un mistero, anche perché, dice la leggenda che essa non era scritta sul copione e quindi è da addebitarsi a una delle numerosissime improvvisazioni che Totò faceva durante le riprese.
Anzi, si dice che il Principe rifiutasse i copioni, con la conseguenza che la sua spalla preferita (Nino Taranto) ed altre spalle dovevano avere la sensibilità di capire al volo il senso delle sue battute o delle sue frasi per rispondere a tono nonostante non vi fosse alcuna traccia.
Quella odierna sembra una questione di poco conto, un puro e sempre divertissement, ma se ci pensate bene ha un significato più profondo. Perché la somma farebbe il totale, ma potrebbe discostarsene, non è detto che i due risultati combacino. Ecco un primo significato: i due risultati (somma e totale) devono combaciare e quindi bisogna fare in modo che siano uguali.
Si potrebbe interpretare che: “Le vie del Signore sono tante, ma l’approdo è uno solo”. Quale sia questo approdo è nella testa e nella coscienza di ogni persona umana.
 
La somma che fa il totale non è una questione materiale, ma riguarda anche il campo degli affetti, delle relazioni umane, dei rapporti fra cittadini, delle convenzioni fra i Popoli, insomma è una sorta di comune denominatore dei fatti e misfatti che accadono nel mondo.
Non sembri questo un volo pindarico, è semplicemente una piccola riflessione sui comportamenti degli esseri umani, bravi a parole, meno bravi nei comportamenti.
Se ognuno di noi si sforzasse per avere le idee chiare su quali obiettivi voglia raggiungere, probabilmente sarebbe nelle condizioni di percorrere la giusta via per riuscirci.
Invece, nella nostra testa spesso ci sono nebbia e confusione sia per quanto concerne gli obiettivi e, ancor di più, sulla scelta dei mezzi per raggiungerli.
Quanto scriviamo mette in luce, se ce ne fosse ancora bisogno, la difficoltà del vivere se non si tenta in ogni modo di capirne contorni e contenuti.
 
Come siamo andati lontani: da una semplice battuta al vivere. Può sembrare così, ma noi crediamo che tutto si tiene, che vi sia un filo rosso fra quello che esiste, la nostra vita, le nostre azioni e in genere quelle delle diverse popolazioni.
C’è chi vive nel mondo dei sogni e c’è chi sta con i piedi a terra, ancorati alla realtà. C’è chi è costruttivo e chi critica le iniziative e il lavoro degli altri.
 
Un famoso umorista, Marcello Marchesi (1912–1978), certificando quanto precede esclamava: “La vita è bella perché è avariata”. Noi riteniamo che essa sia complessa, non facile. Tuttavia, bisogna affrontarla con decisione, consapevolezza e determinazione. Soprattutto con le idee chiare, basate su progetti grandi e piccoli che abbiano obiettivi raggiungibili ma anche quelli impossibili
Diceva Albert Einstein (1879-1955): “Se pensi che un obiettivo sia impossibile non disturbare gli altri che lo stanno raggiungendo”. Sì, perché l’impossibilità ed il limite sono nella nostra testa, nella nostra mancanza di autostima che invece ci deve essere sempre, ricordando che:“è la somma che fa il totale”.

Un commento

  1. Mauro ha detto:

    la frase dovrebbe essere di Amar Bose non di Enstein

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