Ue: resa dei conti su aria inquinata - QdS

Ue: resa dei conti su aria inquinata

Ue: resa dei conti su aria inquinata

martedì 09 Febbraio 2010

Ambiente. L’inquinamento nelle nostre città.
La situazione. La Commissione europea per l’ambiente ha respinto la richiesta di proroga ai limiti sulla qualità dell’aria in alcune aree, tra cui la Sicilia. Dal primo febbraio la Regione non è più in regola.
Il passato. Per anni l’amministrazione regionale si è disinteressata alla direttive in materia. Risultato? Si corre il rischio di subire una nuova procedura d’infrazione, mentre l’aria in alcune città rimane pessima.

PALERMO – Le ultime notizie che arrivano dall’Europa gettano ulteriore preoccupazione sulla possibilità di una procedure d’infrazione in merito allo stato dell’aria isolana. Circa una settimana fa infatti la Commissione Europea ha respinto la richiesta italiana che chiedeva di avere ulteriore tempo per mettere ordine in alcune aree inquinate, tra cui la Sicilia. La bocciatura europea non è una novità assoluta in materia e adesso sembra troppo tardi per puntare su semplici palliativi.
La Sicilia esce con le ossa rotte dalla scelta di Bruxelles che ha salvato solo un’area nel beneventano accordando il prolungamento fino al 10 giugno del 2011 per mettersi in regola, mentre ha bocciato in toto le aree siciliane come altre realtà in Puglia e nella stessa Campania. Intanto dall’assessorato regionale Territorio e Ambiente ostentano calma e lavorano per recuperare il tempo perduto in passato. Ma per ogni giorno che passa fuori dai parametri europei, si rischiano sanzioni fino a 70 mila euro al giorno. Dal primo febbraio la Regione non è più in regola neanche rispetto all’ultima proroga concessale, per tanto ad oggi ha accumulato 630mila euro di rischio sanzione.
La situazione è assai drammatica. Da Palermo a Catania passando per Siracusa l’aria siciliana è in uno stato pietoso inquinata da smog automobilistico, raffinerie e centrali termoelettriche ancora alimentate a pet-coke o a olio combustibile. “Misure come le targhe alterne – ha commentato Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente – sono semplici palliativi, in quanto le nostre amministrazioni locali dovrebbero puntare su una politica urbana completamente differente”. Importante cominciare subito. “La Sicilia non è certo un caso isolato in Italia – ha spiegato Mimmo Fontana – eppure le eccezioni esistono. Avremmo bisogno di un piano regionale per la qualità dell’aria efficace, cosa che non è assolutamente il nostro ed inoltre non c’è mai stata una politica seria in tal senso da parte della Regione”.
 
Le manchevolezze della politica si riflettono immediatamente sullo stato dell’aria isolana, basti infatti pensare che nel 2008 Siracusa è stata maglia nera in Italia per superamento, ma anche Palermo, pur facendo registrare -40 giorni di superamento rispetto al 2007, continua a trovarsi a quota 70. In controtendenza invece Catania che mentre nel 2007 si era mantenuta sotto il livello dei 35 superamenti nel 2008 (+ 21) ha superato il livello consentito dalla legge. Non va meglio nel 2009 dove si segnalano ancora Palermo (stazione Di Blasi) con 48 superamenti e Catania (stazione viale V. Veneto) con 33 superamenti come le città  isolane più a rischio. Per quanto riguarda invece i superamenti per biossido di azoto domina un’altra siciliana cioè Messina, quota 70 superamenti, primo posto d’Italia, mentre al settimo si piazza Catania con 56,1 superamenti. A Siracusa intanto la situazione resta caldissima con l’Arpa che pur non disponendo ancora di medie ufficiali celebra una situazione ristabilita in città, mentre Legambiente Siracusa fa notare che solo nel mese di dicembre, oltre i 10 sforamenti del limite consentito, la centralina di viale Teracati ha registrato percentuali da record con un valore di 190 microgrammi per metro cubo, un valore più di tre volte superiore ai limiti di legge. “I risultati dello studio condotto dall’OMS insieme all’allora APAT (oggi Ispra) – si legge nel dossier 2010 Mal’aria di Città di Legambiente – pubblicati nel giugno 2006, avevano colpito nel dichiarare che in 13 città italiane (Torino, Genova, Milano, Trieste, Padova, Venezia-Mestre, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania, Palermo) negli anni 2002-2004 si sarebbero potute evitare circa 2300 decessi se si fosse rispettato il limite annuale di 40 μg/m3 previsto per legge di concentrazione di PM10. Portando la concentrazione di polveri sottili a livelli ancora più bassi, al di sotto dei 20 μg/m3, le morti evitate salirebbero addirittura a 8220”.
 
Se la politica locale “stecca”, per usare un gergo canoro, non si può certo magnificare di lodi quella regionale che è assolutamente carente per quanto riguarda una politica di indirizzo in termini di mantenimento della qualità dell’aria. Nonostante i ritardi accumulati in anni di disattenzione il neo assessore Roberto Di Mauro ha spiegato che la Sicilia “ha quasi completato l’iter per rispettare ed adeguarsi ai limiti più restrittivi imposti dall’Unione europea”.

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