Antichi mestieri, ormai solo nei presepi - QdS

Antichi mestieri, ormai solo nei presepi

Roberto Pelos

Antichi mestieri, ormai solo nei presepi

venerdì 21 Dicembre 2018

Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi: in Sicilia, esclusi gli agricoltori, sono rimasti 9.255 artigiani: 8 ricamatori di pizzi e merletti, 8 maniscalchi, 3 orologiai, 20 lavoratori di vetro soffiato. Dalla Regione solo 1 mln € per finanziare scuole di formazione delle antiche maestranze in 19 comuni

Gli antichi mestieri, ormai quasi scomparsi in molte zone della nostra regione, rischiano di rimanere un ricordo da tramandare solo grazie ai presepi. Varie sono le professioni che testimoniano come la Sicilia abbia un passato di grande storia e sia ricca di un vasto patrimonio culturale che per tanto tempo ha fatto parte della vita e dei saperi di un’isola, punto d’incontro di varie civiltà nel corso dei secoli. Più di un museo, in Sicilia, conserva i reperti del passato, prove tangibili di una Trinacria ormai lontana nei tempi ma sempre presente nei nostri ricordi e di chi ci ha preceduto. A fare il punto della situazione è la Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi che, provincia per provincia, ci dà un quadro quanto mai esaudiente di quello che è il panorama delle professioni più arcaiche che ormai, purtroppo, suscitano poco interesse e fascino tra le nuove generazioni dal punto di vista occupazionale.
 
Secondo il rapporto della Cciaa, gli antichi mestieri in Sicilia sono quasi 80 mila, ma se si escludono gli agricoltori (70.743), il conto è presto fatto: restano poco più di 9.000 artigiani ad esercitare professioni sull’orlo dell’oblio.
 
Nelle nove province siciliane sono rimasti solo otto artigiani ricamatori di pizzi e merletti, otto maniscalchi, tre fabbricatori di orologi, venti lavoratori del vetro soffiato, tredici tessitori.
 
Entrando nei dettagli, al secondo semestre 2018, chi svolge attività di maniscalco è assente nelle province di Caltanissetta, Catania, Enna e Messina, se ne trova uno nell’agrigentino, nel ragusano e nel trapanese, due a Siracusa e provincia, tre nel palermitano; non ci sono tessitori nell’agrigentino e nell’ennese, se ne trova uno a Catania e Ragusa, due a Caltanissetta, Messina, Siracusa e Trapani, tre tra Palermo e la sua provincia.
 
Se vi trovate ad Agrigento, Caltanissetta o Enna non sperate di trovare chi fabbrica tulle, pizzi e merletti; sarete forse più fortunati, ma di poco, a Catania, Messina, Palermo, Siracusa o Trapani, dove ne è rimasto uno per ogni provincia. Chi ha la buona sorte di trovarsi a Ragusa può incontrarne tre.
 
Particolarmente difficile da trovare in Sicilia chi fabbrica orologi: è totalmente assente nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Ragusa e Trapani, se ne trova uno appena a Catania, Palermo e Siracusa.
 
I dati riguardanti altre antiche professioni sono forse meno allarmanti ma ugualmente da tenere d’occhio. Ad Enna ad esempio, c’è un solo fabbricatore di ricami, tre a Messina, quattro ad Agrigento, va meglio nelle altre province; nella città dei templi ci sono solo tre tagliatori e piallatori del legno e un solo lavoratore nel campo della legatoria e servizi connessi, a Trapani un solo lavoratore e manutentore di oggetti in metallo.
 
Come abbiamo potuto constatare da questa carrellata sono tante le professioni in pericolo di estinzione. Ma ora, grazie a un finanziamento di quasi un milione di euro concesso dalla Regione, diciannove Comuni siciliani potranno avviare scuole degli antichi mestieri e delle tradizioni popolari.
 
Questo si è reso possibile grazie al deputato regionale pentastellato, Valentina Palmeri, che è riuscita a fare approvare in finanziaria un provvedimento per l’istituzione di scuole di antichi mestieri in 19 comuni isolani.
 
I Comuni sono Militello in Val di Catania dove sarà attivata una classe di ricamo, sartoria ebanista e scalpellino; Galati Mamertino nel Messinese, dove sorgerà una scuola per itinerari dei Cantastorie; Messina per antichi mestieri marinari, artigianali e rurali; a Ficarazzi nel Palermitano, per panificatori e lavorazione delle farine e dei lievitati; a Bronte nel Catanese, una scuola su agricoltura e pastorizia; racconti e canti popolari, a Santa Venerina ancora nel Catanese per Arte in scena; a Furci Siculo nel Messinese per tradizioni culturali marinaresche che prevede anche la costruzione di barche da pesca e riparazioni; a Milazzo ancora una classe che si occupa di riparazioni di barche da pesca; a Fiumedinisi e Alì, sempre nel Messinese, per antichi mestieri agricoli e artigianali o per Mastri Bottai a San Pier Niceto.
 
Ad Avola nel Siracusano – spiega ancora Palmeri – sarà attivata una scuola per l’artigianato della cartapesta dei carri allegorici; a Campobello di Licata nell’Agrigentino sarà attivata una scuola per carretti siciliani; a Lercara Friddi nel Palermitano sull’arte del cucito; a Canicattini Bagni nel Siracusano per antichi mestieri agricoli e artigianali.
 
A Pantelleria sorgerà una scuola sull’arte dell’intreccio e della narrazione partecipata; a Valledolmo nel palermitano ancora su antichi mestieri agricoli, a Buscemi nel siracusano sarà attivata una scuola sull’arte dell’intreccio e della tessitura, mentre a Nicolosi, ultimo tra i 19 Comuni, sulla lavorazione della pietra lavica.
 
L’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana ha definito la graduatoria dei progetti presentati – come previsto dalla Legge di stabilità del 2018 – per l’acquisto di arredi, attrezzature, per spese di avviamento e promozione. Entro fine mese saranno erogate le prime anticipazioni delle somme, nella misura dell’80 per cento del totale finanziato. Il saldo nel prossimo anno.
 
Un’altra iniziativa è quella dei giorni scorsi siglata dalla Confederazione nazionale artigiani e dall’Assessorato regionale all’Istruzione (ne parliamo nell’articolo in basso, ndr).
 
Ulteriore tassello potrebbe consistere nell’insegnamento delle stesse professioni negli istituti scolastici o ancora nell’inserimento delle stesse tra gli insegnamenti nell’alternanza scuola/lavora di cui già tanto si è occupato il Quotidiano di Sicilia, di certo come già accennato, parliamo di un patrimonio da conservare.
 

 
Nello Battiato, presidente della Confederazione nazionale artigiani per la Sicilia
 
Presidente, secondo l’ultima indagine della camera di Commercio di Milano, numerosi antichi mestieri in Sicilia vanno scomparendo, quali provvedimenti intende adottare la Cna per scongiurarne l’estinzione?
“Noi in Sicilia, sin dal mio insediamento avvenuto nel luglio del 2017, stiamo lavorando sui diversi fronti per rivitalizzare e valorizzare le attività legate agli antichi mestieri artigianali. In particolare, da circa un anno, abbiamo profuso un grande impegno, coinvolgendo le nove sedi territoriali, per azionare la leva del turismo esperienziale che oggi muove in Europa un mercato di oltre 40 miliardi di euro. è un modello partito proprio dalla Sicilia, trovando subito la condivisione di CNA Turismo e Commercio Nazionale. Si tratta di un fenomeno che mette al centro l’arte del sapere fare, della bellezza, dell’artigianato di qualità, delle relazioni”.
 
Ci sono in programma in tal senso collaborazioni con altri enti?
“Abbiamo avviato un rapporto di proficua collaborazione con Airbnb, un colosso del web. E grazie a questa intesa è stata istituita all’interno del sito una sezione dedicata proprio al turismo esperienziale. Una vetrina che consente di promuovere e diffondere nel mondo le nostre eccellenze. Sono già un centinaio le offerte di esperienze registrate che interessano trasversalmente diverse tipologie, legate sempre al mondo dell’artigianato. E nei prossimi giorni celebreremo l’evento ad Agrigento”.
 
Avete in mente iniziative per avvicinare i giovani agli antichi mestieri?
“La nostra azione è quotidiana e costante. Qualche giorno fa abbiamo firmato un protocollo di intesa a Palermo fra CNA Sicilia, Cna Pensionati e l’Assessorato Regionale guidato da Roberto Lagalla, destinato a favorire il passaggio fra il sistema scolastico e formativo e il mondo del lavoro dei giovani attraverso l’orientamento e la valorizzazione delle competenze dei mestieri artigianali. Un progetto concepito nel segno del trasferimento dei saperi utilizzando importanti strumenti, come quelli dell’alternanza scuola-lavoro, tirocini, apprendistato e work experience durante il percorso di studi. L’obiettivo è quello di uno scambio fra generazioni in modo che il patrimonio, maturato nelle botteghe, non vada perduto. Anzi, possa trovare in questa sorta di “ponte” un momento di proficuo incontro e di incrocio, stimolando nel giovane, mediate la conoscenza diretta, un forte interesse con vista sulla prospettiva occupazionale, fermando così la fuga dalla Sicilia”.
 

 
L’assessore Lagalla guarda con attenzione agli antichi mestieri
 
L’accordo siglato tra il Cna e l’assessorato regionale all’Istruzione mira a favorire l’orientamento e le esperienze formative in assetto lavorativo, come apprendistato, alternanza scuola-lavoro, tirocini e a contrastare la dispersione scolastica. In programma percorsi didattici per la formazione della figura dell’artigiano digitale, iniziative volte a promuovere la diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro, ovvero nelle botteghe artigiane e nelle piccole e medie imprese.
 
I due enti, in sinergia con il sistema scolastico, daranno quindi vita ad azioni dirette al potenziamento e alla diffusione della cultura del “saper fare”, attivando percorsi o iniziative per l’acquisizione di competenze tecniche e specialistiche di giovani diplomati e laureati, individuando approcci didattici coerenti con la realtà produttiva locale e iniziative mirate alle esigenze del mercato di riferimento.
 
L’assessore Roberto Lagalla ha parlato della necessità di non disperdere il grande patrimonio delle antiche conoscenze legate all’artigianato. “è importante non perdere il patrimonio di saperi artigianali di cui la nostra Regione è estremamente ricca – sottolinea – e la firma di questo protocollo d’intesa mira a sostenerne e potenziarne la diffusione presso le giovani generazioni, affinché queste possano godere di maggiori opportunità lavorative. La trasmissione generazionale della competenze artigiane, infatti, se adeguatamente sostenuta, – ha proseguito l’assessore all’Istruzione – può favorire l’acquisizione di conoscenze tecniche specifiche, sviluppare abilità imprenditoriali, formare la figura dell’artigiano digitale e favorire la nascita di piccole imprese innovative in un settore ad elevato potenziale di crescita come quello dell’artigianato in Sicilia”.

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