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Regione e Ars, le assunzioni-vergogna

Regione e Ars, le assunzioni-vergogna

A Palazzo d’Orléans sono già in 18mila, senza contare l’esercito dei precari (circa 50mila in tutto tra forestali, Asu, ex Pip ed altri), ma ne arriveranno altri 6.735. Palazzo dei Normanni, 175 dipendenti ma servono altri 11 consiglieri parlamentari a 3mila € al mese

PALERMO – Il Presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché lo aveva detto lo scorso luglio ed ha mantenuto la promessa: all’Ars si torna ad assumere. Non per chiamata diretta ma con un concorso pubblico.
 
L’ultimo concorso all’Ars era stato bandito dieci anni fa proprio durante la sua precedente presidenza ed era destinato a laureati in Giurisprudenza, Economia e Scienze politiche.
 
Adesso Palazzo dei Normanni è alla ricerca di 11 consiglieri parlamentari. Il bando è stato pubblicato sulla Gurs n. 49 di venerdì 16 novembre ed è scaduto il 18 dicembre.
 
Si tratta di un concorso pubblico, per titoli ed esami, con lo stato giuridico ed il trattamento economico stabiliti per il personale dell’Assemblea regionale siciliana. La retribuzione si aggira intorno ai 3.000 euro al mese. Nel bando vengono elencati i requisiti per potere partecipare, che oltre alla cittadinanza italiana prevedono un’età tra i 18 e i 41 anni, e una laurea tra giurisprudenza, scienze politiche, economia e commercio, scienze statistiche ed attuariali, nell’ambito dell’ordinamento previgente alla riforma universitaria, ovvero, laurea specialistica (LS) o magistrale (LM). Le domande di partecipazione vanno presentate esclusivamente in via telematica, compilando l’apposito modulo disponibile nella sezione concorsi del sito dell’Ars, www.ars.sicilia.it.
 
Articolate le prove d’esame che si svolgeranno a Palermo: quattro prove scritte, a) tema di diritto amministrativo; b) tema di diritto costituzionale, anche con riferimento al diritto parlamentare e all’ordinamento regionale; c) tema di contabilità di Stato e degli enti pubblici; d) tema di storia d’Italia dal 1860 ad oggi, anche con riferimento alla storia della Sicilia. Se i candidati saranno oltre 2.200 verrà effettuata una prova preselettiva con 60 domande.
 
Gli orali per chi avrà superato gli scritti verteranno sul diritto costituzionale e regionale, diritto parlamentare, amministrativo e degli enti locali, diritto comunitario; contabilità di Stato e degli enti pubblici; diritto civile; storia d’Italia dal 1860 ad oggi, anche con riferimento alla storia della Sicilia; politica economica; lettura e traduzione di un breve testo scritto nella lingua prescelta. Inoltre, accertamento della capacità di utilizzo del personal computer per l’elaborazione e lo scambio di documenti, conoscenza dei programmi di videoscrittura (Microsoft Word). All’Ars negli anni scorsi sono andati in pensione molti dirigenti, una dozzina, con norme molto favorevoli.
 
Oggi all’Ars lavorano in 175 e al momento, grazie ad un accordo interno triennale, il tetto degli stipendi è fissato a 240 mila euro. All’ingresso, cioè ad inizio carriera, le buste paga sono (cifre mensili per sedici mensilità): 2.952 euro netti al mese per il consigliere parlamentare, 2.069 euro stenografo parlamentare, 2.069 euro segretario parlamentare, 1.726 euro coadiutore parlamentare, 1.608 euro tecnico amministrativo, 1.534 euro assistente parlamentare.
 
Stipendi base, ai quali vanno aggiunti eventuali straordinari e indennità. Stipendi base che dopo venti anni di servizio possono anche raddoppiare. Ad esempio un consigliere parlamentare con venti anni di carriera di base può arrivare a guadagnare 6.468 euro netti al mese.
Secondo quanto si legge nel bilancio di previsione 2018, il costo complessivo di Palazzo dei Normanni è pari a 154 milioni di euro.
 

 
Regione, personale senza competenze ma gli stipendi sono da primato
 
Pioggia di assunzioni. Questa è la clamorosa risposta del governo regionale alle numerose criticità sollevate dalla Corte dei Conti sulla gestione e organizzazione del personale siciliano.
Secondo il nuovo piano del fabbisogno del personale della Regione siciliana approvato prima di Natale dalla Giunta Musumeci, entro i prossimi 10 anni la Regione dovrà assumere 6.735 dipendenti, divisi in 2.248 funzionari, 3.097 istruttori, 1.078 impiegati di fascia b e 312 dipendenti di fascia A, a cui farà fronte il pensionamento di 2.328 unità. Il personale, quindi, aumenterà nonostante le continue critiche di elefantiasi sollevate negli ultimi anni sempre dei giudici contabili.
 
Al 31 dicembre 2017, infatti, le unità in servizio censite sono state 14.797, il 4,2% in meno rispetto al 2016 (15.439), mentre, al 1^ gennaio 2018, la Corte ha registrato un dirigente per ogni 10,12 dipendenti, contro i 9,77 dello scorso anno, numeri ancora alti rispetto quelli delle altre regioni italiane. Tale evoluzione, però, è dovuta esclusivamente alla riduzione del numero sia dei dipendenti di fascia non dirigenziale (da 13.990 a 13.431), sia dei dirigenti (da 1.1431 a 1.326).
 
Non finisce qui perché tra le misure varate del governo c’è anche la stabilizzazione, entro il 2019, dei 587 precari storici in servizio da anni nell’amministrazione regionale.
 
In Regione, però, i principali problemi riguardano ancora il ciclo di valutazione della performance dei dipendenti, confusionario e inadeguato, l’assenza di contabilità analitica, la mancanza di una adeguata strategia fondata sull’accurata verifica dei fabbisogni, che sarebbe necessaria per determinare un’effettiva razionalizzazione della spesa, e l’assenza di una seria politica di controllo, gestione e assunzione del personale, su cui il governo non ha ancora dato soluzioni. C’è ancora poca chiarezza, infatti, sulle modalità di reclutamento delle nuove unità.
 
Infine, i regionali siciliani continuano a essere tra i più costosi di Italia. Secondo l’analisi della Ragioneria generale dello Stato (2016), i dipendenti della Regione Sicilia guadagnano mediamente 38.547 euro l’anno, ovvero quasi 9 mila euro in più dei colleghi ministeriali, 1.000 euro in più rispetto ai dipendenti delle regioni a Statuto speciale, quindi dotate di una struttura politico-amministrativa simile a quella della nostra isola, e 4.000 euro in più ai colleghi delle regioni ordinarie.
 
Una retribuzione “generosa” a cui non corrisponde un’adeguata produttività, dal momento che, come sottolineato sempre dalla Corte dei Conti, la performance della Regione resta ancora lontana dagli standard richiesti a un’istituzione di questo calibro.